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 2006  aprile 18 Martedì calendario

Bork Robert

• Nato a Pittsburgh (Stati Uniti) il primo marzo 1927. «Il suo nome è addirittura diventato un verbo. Dopo di lui, i candidati alla Corte suprema hanno imparato l’arte del silenzio nelle audizioni alla commissione giustizia del Senato. Nel giugno del 1987 Ronald Reagan deve sostituire il giudice Lewis Powell. Un giudice del Distretto di Columbia, Robert Bork, doveva essere la 104esima nomina della Corte. Sarebbe diventato l’unico giudice nominato a non superare il consenso del Senato, sulla base non delle esperienze professionali, ma delle opinioni politiche e filosofiche, protagonista della campagna di ”character assassination” più eclatante nella storia dell’istituzione. ”I giudici della Corte non sono eletti, sono sconosciuti al popolo e hanno un mandato a vita - scrive il consulente di Reagan Mark Levin - Ma per certi versi sono più potenti del Congresso e del Presidente”. Così potenti che la faccia dell’America sarebbe diversa se al posto del difensore dell’autonomia morale, il cattolico swing Anthony Kennedy, ci fosse la voce dei conservatori, Robert Bork. Il verbo ”to bork”, secondo l’Oxford English Dictionary sinonimo di ”offendere o diffamare pubblicamente”, nel 1991 è stato usato per il giudice Clarence Thomas. Bork e Thomas sono entrambi espressione di un movimento comunemente noto come ”Costituzione in esilio”. [...] il saggio più controverso di Bork, Coercing Virtue [...] Si tratta di una vasta epopea sull’esilio dal 1937 della Costituzione americana, da quando la Corte aprì al New Deal, il monumentale programma contro la Grande Depressione. Le norme che regolano economia, ambiente, welfare e tassazione violano il principio costituzionale della proprietà privata, che negli Stati Uniti non può essere limitata ”senza compensazione”. Ex socialista agnostico e sardonico, guru di Yale e icona di un radicalismo purista, Bork traccia il bilancio di una Corte che in un secolo ”si è arrogata i poteri di un’assemblea costituzionale”, con la differenza che una Costituzione, per entrare in vigore, deve prima essere approvata dal popolo o dai suoi rappresentanti, mentre gli emendamenti dei giudici non hanno bisogno di un imprimatur se non quello dei giudici stessi. In America il libro è un best-seller, risveglia l’attenzione sul fatto che niente, se non la moderazione dei giudici, garantisce il loro rispetto per lo stato di diritto (vale anche per l’Italia). I successi della giurisprudenza di stampo conservatore sono sempre ottenuti con maggioranze strettissime (sempre 5 a 4) e hanno carattere difensivo. Bork rappresenta una cultura minoritaria, in ascesa dopo le nomine di John Roberts e Samuel Alito, ma fino a qualche anno fa confinata nei sottoscala delle facoltà di legge. ”Siamo tutti borkiani”, scrive Charles Krauthammer. Fra il 1995 e il 2003 la Corte di William Rehnquist ha abbattuto 33 leggi federali. Effetto del New Federalism, che costò a Bork il posto a Capitol Hill. Quello che sommariamente viene definito ”conservatorismo” non è che un’azione di contenimento iniziata dopo la militanza del giudice Earl Warren. [...]» (Giulio Meotti, ”Il Foglio” 15/4/2006).