(Alberto Negri, Il Sole 24 Ore 03/08/2005), 3 agosto 2005
Gli enti di beneficenza e le Ong islamiche, che, in un periodo che va dal 1975 al 2002, hanno elargito circa 70 miliardi di dollari in tutto il mondo islamico
Gli enti di beneficenza e le Ong islamiche, che, in un periodo che va dal 1975 al 2002, hanno elargito circa 70 miliardi di dollari in tutto il mondo islamico. Questi soldi sono finiti in moschee, scuole coraniche, ospedali, assistenza alle popolazioni musulmane in difficoltà, borse di studio ma anche nelle casse dei movimenti estremisti. Secondo l’Illicit Transaction Group, un task force della Cia che ha presentato un rapporto anche all’Onu, negli ultimi dieci anni i gruppi della Jihad avrebbero ricevuto finanziamenti tra i 300 e i 500 milioni di dollari da enti di beneficenza e donatori privati in gran parte sauditi. Alla metà degli anni 90 la Lega Mondiale dei musulmani e l’Assistenza Islamica (International Islamic Relief) finanziavano da tempo i campi di addestramento in Afghanistan e Pakistan, il regime dei Talebani, i mujaheddin della Bosnia, la resistenza cecena, il fronte islamico nelle Filippine. I soldi della Jihad non provengono soltanto dalle grandi istituzioni di beneficenza come quelle saudite. Questo è uno degli aspetti della "santa alleanza" tra mercanti, mullah e militanti: c’è una finanza apparentemente minore, fuori dalle regole, il denaro si muove con trasferimenti di valuta informali, cioè in nero. Strutture familiari e di clan da sempre trasferiscono denaro senza muoverlo dai Paesi d’origine. il sistema della Hawala ("fiducia" in hindi): si deposita il denaro in un luogo e lo si recupera in un altro, ricorrendo a un mediatore, il proprietario del capitale, che attraverso i corrispondenti locali sottrae soldi da una parte e li aggiunge in un’altra. Chi utilizza il servizio paga una commissione: il denaro viaggia senza passare dalle banche, con un sistema che non prevede ricevute o libri contabili. Il mezzo principale che continua a foraggiare le organizzazioni della Jihad resta comunque la zakat, il terzo dei cinque pilastri dell’Islam, che significa "purificazione" e indica i versamenti caritatevoli, nella misura del 2,5% del valore di patrimoni e proprietà. Si tratta di miliardi di dollari destinati ai più poveri e a quelli che lottano per il credo del Profeta.