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 2006  aprile 13 Giovedì calendario

SPEZI

SPEZI Mario Sant’Angelo in Vado (Pesaro e Urbino) 30 luglio 1945. Giornalista. Cronista di nera della ”Nazione”. Arrestato il 7 aprile 2006 mentre stava indagando sul Mostro di Firenze. «[...] arrestato per concorso in omicidio, calunnia, turbativa di servizio pubblico. [...] Sullo sfondo, i delitti del mostro di Firenze, gli otto duplici omicidi fra il 1968 e il 1985, e la scia di misteri, di sospetti, di guerre fra procure che da tempo avvelenano le investigazioni. [...] come cronista del quotidiano La Nazione ha seguito i delitti del mostro, ai quali ha dedicato anche parecchi libri. [...] L’ordinanza di custodia cautelare è firmata dal gip di Perugia Marina De Robertis. La richiesta è del pm Giuliano Mignini, che indaga sulla morte del medico perugino Francesco Narducci, che l’8 ottobre 1985, un mese dopo l’ultimo duplice omicidio del mostro, scomparve nel Trasimeno. Secondo la procura di Perugia, era legato ai presunti mandanti dei delitti del mostro e forse stava per parlare: fu strangolato e la sua salma scambiata con quella di un’altra persona. Mario Spezi è accusato di concorso nell’omicidio del medico perugino. Delitto per il quale sono indagate altre sei persone: cinque pregiudicati e il dottor Francesco Calamandrei, ex farmacista di San Casciano, il paese dove vivevano Pietro Pacciani, Mario Vanni e Giancarlo Lotti, i ”compagni di merende” ritenuti gli esecutori degli omicidi. Spezi è stato amico in giovinezza di Calamandrei. La ex moglie del farmacista, Mariella Ciulli, accusa il marito dei delitti del mostro e Mario Spezi di aver avuto in mano per qualche mese, nel lontano ”69, una pistola che apparteneva a suo marito. Gli investigatori guidati da Michele Giuttari sospettano che sia la Beretta calibro 22 che ha ”firmato” tutti i delitti del mostro. Da tempo Mario Spezi mette in dubbio le conclusioni ufficiali dell’inchiesta sul mostro e segue piste diverse, in particolare quella più antica, che cerca la genesi dei delitti in un gruppo di immigrati sardi in Toscana. Ma dal momento in cui il suo nome è stato collegato alla introvabile arma del mostro, le sue investigazioni giornalistiche sono entrate nel cerchio dei sospetti: non più ricerca indipendente della verità ma tentativi di depistaggio. E i sospetti si sono tradotti in un incubo giudiziario. Avvisi di garanzia, perquisizioni, intercettazioni. [...]» (Franca Selvatici, ”la Repubblica” 8/4/2006). «[...] Ma che cosa avrebbe combinato, il ”mostrologo”, come viene indicato dal gip? Avrebbe architettato di far trovare, in una certa villa ”Bibbiani”, a Capraia e Limite, alle porte di Firenze, indizi che avrebbero costretto le indagini a puntare su quella ”pista sarda” emersa eppoi evaporata durante gli otto duplici omicidi del maniaco delle coppiette. Naturalmente il giornalista prima si sarebbe cercato complici, poi avrebbe dato via al disegno criminoso. Improponibile, per l’accusa, che abbia semplicemente fatto il suo mestiere. la ”lex, dura lex, sed lex” e del resto nessuno fra gli accusatori mostra incertezze e Michele Giuttari, il poliziotto-scrittore, capo del gruppo che indaga sui delitti seriali, ha rivelato in tutta confidenza alla tv che ”sono stati raccolti soprattutto negli ultimi tempi elementi indiziari che hanno portato a emettere questa ordinanza di custodia cautelare in carcere”. [...]» (Vincenzo Tessandori, ”La Stampa” 9/4/2006).