Varie, 13 aprile 2006
SHANKAR
SHANKAR Anoushka Londra (Gran Bretagna) 9 giugno 1981. Musicista • «Sua madre è stata una grande danzatrice, suo padre una leggenda della musica. Chiamarsi Shankar è un privilegio e un’eredità non da poco. In India e non solo. Perché Ravi Shankar è il mago del sitar, colui che ha saputo sedurre il mondo intero con il fascino segreto della musica indiana. Così, quello strumento lungo, elegante, esteticamente simile al nostro liuto, fa parte da sempre del panorama familiare di Anoushka Shankar. Panorama che comprende anche la sorellastra Norah Jones, stella del pop-jazz che solo di recente, dopo anni di gelo, si è riconciliata con il padre. Fin da piccola, racconta, lei tentava di abbracciarlo, di sfiorarne le corde con le manine, quasi a voler accarezzare l’uomo che ne traeva quei suoni incantati, suo padre. A 14 anni, quando già aveva imparato a suonarlo con perizia, Ravi le propose di unirsi al suo gruppo. ”E per undici anni ho girato con lui, seguendolo ovunque, concerto dopo concerto” [...] è bella come lo sono certe donne indiane: capelli lunghi e occhi di velluto, sorriso dolcissimo, movenze flessuose. Se si mettesse di colpo a ballare non ci si stupirebbe. ”In realtà appena posso lo faccio - confessa -. Danza indiana tradizionale e moderna. Non potevo scordare la lezione di mia madre anche se ho scelto la via di mio padre”. Concluso il lungo apprendistato [...] Anoushka ha un suo gruppo, come lei alla ricerca della terza via musicale: un incontro di suoni, sensibilità e cultura tra Oriente e Occidente. [...] Nata a Londra, cresciuta in India, ora è di casa per nove mesi l’anno nel New Mexico e per gli altri tre a New Dehli. ”La cosa strana è che quando torno in India mi accorgo che i giovani passano le serate al pub e in discoteca, quando sto in California scopro che fanno yoga e meditazione. la globalizzazione? Forse. L’India vive un momento di grandi cambiamenti, affascinante ma anche rischioso. Ma il nuovo che ci aspetta non sarà una favola: povertà e degrado sono ancora troppo presenti. Quello che mi auguro è che l’India non segua l’esempio della Cina, che nella corsa verso il futuro non perda la sua anima. D’altra parte, stare chiusi dentro i propri confini non è più possibile”. [...]» (Giuseppina Manin, ”Corriere della Sera” 10/4/2006).