Varie, 13 aprile 2006
RONDELLI Lucio
RONDELLI Lucio Bologna 12 maggio 1924, 2 luglio 2003. Banchiere • «[...] uno dei banchieri italiani più prestigiosi [...] è stato per lunghi anni alla guida del Credito italiano (azionista storico di Mediobanca) e fino al 2001 ha presieduto Unicredito [...]» (Giacomo Ferrari, “Corriere della Sera” 13/4/2006) • «[...] Ha interpretato la rivoluzione in banca in almeno tre modi: ritornando al Credit privato dopo essere stato “cacciato” dal Credit pubblico; avviando la grande stagione delle aggregazioni in banca con la scalata al Rolo; chiamando al timone dell’istituto un “giovanotto” nemmeno quarantenne allora pressoché sconosciuto, Alessandro Profumo. [...] dai riflettori è fuggito sempre (o meglio, quando possibile) a gran velocità. Preferibilmente a bordo di auto velocissime, verso le quali nutriva una vera passione. Anche solo le ragioni che hanno determinato il suo “esilio” nel ’90 ne definiscono lo spirito di innovatore: da alfiere della finanza laica, anche se pubblica, voleva ag regare (con spirito pionieristico nella “fo resta pietrificata” di quegli anni) la Bna, la banca di Giovanni Auletta Armenise. Ma il conte era andreottiano e andreottiano era pure Franco Nobili, che da poco aveva sostituito Romano Prodi all’Iri. Così, dopo alcune riunioni fra Andreotti, Forlani, Gava e Cirino Pomicino, la sorte di Rondelli è decisa: fuori, a 65 anni per “raggiunti limiti di età”. Un addio dopo 21 anni di banca. Perché, come ricorda Gianni Zandano, dall’83 al ’98 numero uno del San Paolo e artefice della sua privatizzazione, Rondelli “è stato uno che ha fatto la gavetta, era un indipen dente, non un professorino....”. Sì, dopo una laurea in scienze economiche a Bologna lui avrebbe preferito la carriera diplomatica, ma le cose sono andate diversamente e nel ’47 è entrato in banca. Nella quale ha percorso l’intera carriera finché, 45enne e quindi per l’epoca un enfant pro dige, nel ’69 viene nominato amministratore delegato, con il sostegno del fondatore di Mediobanca, Enrico Cuccia. Dopo l’uscita “secondo statuto” Rondelli avrebbe potuto dedicarsi a tempo pieno alle sue passioni, come la vela, la musica e le auto sportive, e in parte l’ha fatto. Ma all’esilio preferisce qualche incarico (come Arca) e soprattutto l’ingresso nel comitato privatizzazioni istituito nel ’93 da Carlo Azeglio Ciampi: una task force che indirizzerà l’addio allo Stato Padrone in Italia presieduta da Mario Draghi e alla quale partecipano Rondelli, Piergaetano Marchetti, Ariberto Mignoli, Ottavio Salamone e Francesco Giavazzi. Poi, quando il Credit viene privatizzato, i soci lo chiamano: il 18 aprile ’94 rientra da presidente in Piazza Cordusio. In breve tempo fa le mosse decisive. Nell’ottobre ’94 lancia l’Opa sul Credito Romagnolo, operazione chiusa nel febbraio 1995 dopo il ritiro della controcordata Cariplo Imi Carisbo e Reale Mutua. Quattro mesi più tardi nasce il terzo gruppo bancario italiano con la fusione decisa dal board che, nella stessa riunione, nomina direttore generale Profumo, il giovane banchiere ex McKinsey che Rondelli ha pescato un anno prima dal gruppo Ras. È l’inizio di un “binomio felice”, e non solo per l’altezza di entrambi (con i suoi 1,98 Rondelli batte Profumo per soli tre centimetri), bensì perché si assegnano territori definiti. Così, da quando nel ’97 il “ragazzo” diventa amministratore delegato, il presidente è il ministro degli esteri, colui che tratta e smussa con i soci-fondazioni e le autorità, mentre il banker ristruttura e pensa alle ulteriori aggregazioni e alla crescita. Però il tandem non dura a lungo. Nel ’99 Rondelli lancia l’Opa su Comit mentre il San Paolo si dirige su Banca Roma. Ma Fazio blocca e Cuccia è contrario. Nel 2001 infine Rondelli decide di lasciare in anticipo, dopo che i soci di Unicredit si sono divisi sulle nomine in Me diobanca. Paolo Biasi di Cariverona propone alla presidenza dell’istituto Francesco Cesarini, mentre Rondelli sostiene la candidatura di Berardino Libonati, presentata da Cesare Geronzi [...] Alla fine Cingano viene confermato, ma Unicredit decide che nel patto di Piazzetta Cuccia Biasi sostituisca Rondelli. E a quel punto la comunità finanziaria intravede in Piazza Cordusio l’addio del presidente. Che si dimette. Sostituito da Cesarini. Inizia l’ultima stagione di Rondelli. Con l’ultimo ruolo operativo in banca Italease. Ne denuncia il crac e lo definisce una vicenda malavitosa, ma non sarà l’ultima uscita pubblica. Nell’intervista più recente traccia un bilancio della sua vita professionale. A suo modo: “Avrei voluto fare il di plomatico. Ma certo non mi è andata male”» (Sergio Bocconi, “Corriere della Sera” 3/7/2009).