La Stampa 13/04/2006, pag.16 Alessandra Pieracci, 13 aprile 2006
Sedici anni, si uccide a scuola. La Stampa 13 aprile 2006. Genova. Avrebbe compiuto 16 anni fra quattro giorni, invece ieri mattina, durante la ricreazione, in mezzo ai compagni della quinta ginnasio, ha preso la rincorsa ed è saltato nel vuoto, giù dalla finestra aperta, sui motorini posteggiati venti metri sotto
Sedici anni, si uccide a scuola. La Stampa 13 aprile 2006. Genova. Avrebbe compiuto 16 anni fra quattro giorni, invece ieri mattina, durante la ricreazione, in mezzo ai compagni della quinta ginnasio, ha preso la rincorsa ed è saltato nel vuoto, giù dalla finestra aperta, sui motorini posteggiati venti metri sotto. Senza una spiegazione, senza una parola, senza che nessuno, a scuola, avesse notato in lui, figlio di uno psichiatra e di una psicologa, il minimo accenno di turbamento e squilibrio. Gli è stato accanto, nei momenti passati sul selciato, aspettando l’ambulanza, don Niccolò, l’insegnante di religione, che ha tentato di dare conforto al ragazzo agonizzante, e tra le lacrime a stento trattenute gli ha impartito una sommessa, ultima benedizione. Simone è morto tre ore dopo all’ospedale, portando con sé un segreto e lasciando disperazione e sgomento. E’ accaduto nella quinta B del liceo Andrea Doria, il più prestigioso della città, ma anche quello dove, nel giugno del 2000, un’insegnante quarantenne di greco e latino si era seduta su un cornicione e si era poi lasciata cadere di sotto, all’una, poco prima dell’uscita di quegli studenti anche suoi. Per strana, terrificante conseguenza, un’altra insegnante del complesso scolastico, in pensione, si è uccisa quattro giorni fa lanciandosi nella tromba delle scale di casa, nel quartiere di Carignano, a nemmeno un chilometro di distanza dal liceo e dalla scuola media inferiore che storicamente hanno sede nello stesso edificio. Simone abitava con i genitori e due sorelle minori nella residenziale Albaro. Frequentava la scuola con profitto, aveva recuperato un «debito» di greco, praticava judo, suonava il basso. Forse era solo un po’ introverso, ma non aveva inimicizie e non risulta una storia d’amore, almeno palese. Una leggera balbuzie, stando a quello che racconta un amico d’infanzia, non gli creava problemi. Qualche altro compagno ricorda però di averlo sentito parlare di suicidio, ma non aveva dato troppo peso alle considerazioni, piuttosto generiche, di Simone. «Il profitto scolastico era buono» confermano gli insegnanti. «Non abbiamo avuto alcun segnale. E’ stato un gesto improvviso, nessuno è potuto intervenire» dice il preside, Salvatore Di Meglio. Ieri mattina, ultimo giorno di scuola prima delle vacanze pasquali, Simone ha seguìto come sempre le lezioni, le prime tre ore sono passate tranquille. Alle 11 c’è la ricreazione e i corridoi si animano, le aule si svuotano. Anche i compagni di classe di Simone, una ventina, hanno approfittato dell’intervallo. Nell’aula la finestra era aperta sulla mattinata di sole. Simone si è alzato, ha detto: «Ora mi butto». Ha spiccato la corsa davanti agli altri studenti rimasti in classe ed è saltato di sotto, giù dal quinto piano, finendo su un motorino posteggiato quasi davanti al portone del liceo, accanto alle strisce pedonali. «La distanza dall’edificio conferma il salto» hanno detto i carabinieri, che stanno tentando di dare una spiegazione al suicidio. Un benzinaio e gli addetti a un garage adiacente hanno visto la caduta e sono accorsi, i ragazzi dalla finestra gridavano e immediatamente è uscito don Niccolò, che si è precipitato accanto a Simone. L’adolescente, riverso sulla schiena, aveva ancora la forza di lamentarsi, ma le sue condizioni sono apparse disperate ai medici dell’ospedale Galliera, dov’è morto tre ore dopo, spezzando le speranze dei genitori e delle sorelle. Alessandra Pieracci