Stefania Di Lellis, la Repubblica 11/4/2006, pagina 47., 11 aprile 2006
I cantanti castrati furono ufficialmente utilizzati per la prima volta in Italia nel 1599, quando i registri del Coro pontificio riportano l’ammissione di due di loro
I cantanti castrati furono ufficialmente utilizzati per la prima volta in Italia nel 1599, quando i registri del Coro pontificio riportano l’ammissione di due di loro. Si calcola che nel XVIII secolo in Europa almeno 4000 bambini siano stati mutilati per farne dei soprano o dei mezzo-soprano. I bambini, fra gli otto e i dieci anni, venivano sottoposti a orchiectomia (asportazione dei testicoli), senza anestesia. Qualcuno era immerso nel latte per lenire il dolore, quasi tutti erano storditi con alcol e oppio dopo l’intervento, molti morivano per le infezioni. In chi sopravviveva la castrazione produceva profondi cambiamenti: accumuli di grasso, assenza di peluria, cambiamenti nella muscolatura e soprattutto la voce non si abbassava più, restando perennemente intermedia tra quella di un bambino e di una donna. Il regsitro vocale era inoltre amplificato grazie al continuo esercizio delle corde vocali. L’ultimo cantante castrato è l’italiano Alessandro Moreschi (1852-1922), soprannominato l’Angelo di Roma, la cui voce si può ascoltare in una registrazione del 1902.