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 2001  maggio 14 Lunedì calendario

 stata la notte del caos. Se non fosse bastata la débâcle del ministro dell’Interno che ha affrontato le elezioni come fossero le prime di una repubblichetta africana, la confusione ha raggiunto il massimo con le proiezioni, in particolare quelle dell’Abacus per il Senato

 stata la notte del caos. Se non fosse bastata la débâcle del ministro dell’Interno che ha affrontato le elezioni come fossero le prime di una repubblichetta africana, la confusione ha raggiunto il massimo con le proiezioni, in particolare quelle dell’Abacus per il Senato. Sono state ripetutamente citate le percentuali relazioni alle diverse formazioni (Casa delle libertà, Ulivo, Rifondazione comunista e via elencando) per l’intera Italia come se i seggi fossero attribuiti nazionalmente e con la proporzionale e difficilmente reversibile neanche alla fine della lunga notte del caos. Una battaglia difficile e dura è stata portata a termine con un risultato comunque acquisito e cioè il cambiamento. Il centrosinistra aveva giocato per il pareggio e saggiamente dal suo punto di vista perché questo era il massimo dei risultati possibili per Rutelli e il suo team. La Casa delle libertà si è avventata contro il catenaccio e pare proprio che sia riuscita a sfondarlo, con patemi fino allo scrutinio dell’ultima scheda ma portando avanti la propria sfida fino in fondo attraverso la strada più difficile. questo un dato politico che si è affermato più in fretta e più saldamente delle misure numeriche. Silvio Berlusconi non si era limitato a proporre un referendum sull’operato di governo del centrosinistra, che comunque si sarebbe risolto in un risonante no. Ha preferito affrontare la sfida in termini positivi, accettando i rischi che le elezioni diventassero un referendum pro o contro la sua persona e ben sapendo che in questo modo egli si sarebbe offerto come bersaglio scoperto a tutti gli attacchi personali, a tutte le fobie, a tutte le frecce avvelenate. Egli ha insistito perché gli italiani, invece di limitarsi a un no all’operato degli svariati governi dell’Ulivo, pronunciassero un sì a un programma di cambiamento e di risanamento del Paese. Per questo la vittoria che si delinea avrà comunque un significato più preciso anche se le sue dimensioni si confermassero meno comode di quanto gli exit poll, travolti dal caos nei seggi, avessero indicato inizialmente. Quello che viene premiato fra la gioia e il sudore è lo sforzo per fare diventare l’Italia un Paese normale, con un’alternanza fra centrosinistra e centrodestra simile a quella che regola la Germania, la Gran Bretagna e la Francia, rompendo con una continuità che ci ha condannato al ruolo di secondo piano, suscitando in alcuni stranieri (non nei governi) tentazioni di un paternalismo sdegnoso. Avremo adesso cinque anni, si spera, per dimostrare che questi pregiudizi possono essere vinti. Ma abbiamo offerto ventiquattro ore di Carnevale triste che ha fatto molto per, provvisoriamente, confermarli. Alberto Pasolini Zanelli