l’Unità, 15/05/2001 Furio Colombo, 15 maggio 2001
Proverò a dire che cosa sappiamo, dopo queste elezioni. E anche: ciò che diremo e ciò che rifiuteremo di dire
Proverò a dire che cosa sappiamo, dopo queste elezioni. E anche: ciò che diremo e ciò che rifiuteremo di dire. Sappiamo che la strategia di alleanze a catenaccio congegnata da Silvio Berlusconi ha prodotto un risultato principale, la conquista della maggioranza alla Camera e al Senato. E un risultato collaterale spiacevole per gli alleati: la rottamazione della Lega, la scomparsa politica del Biancofiore, il ridimensionamento un po’ umiliante di Alleanza Nazionale. Dunque l’evento di cui prendere atto è la vittoria personale di Berlusconi che conduce senza rivali. Questo fatto - e la ricchezza personale del vincitore - darà luogo a un tipo di leadership senza precedenti nella vita politica sia italiana che europea. Sappiamo che il centro sinistra, nel suo insieme, ha avuto dagli italiani più voti di quelli ottenuti dai vincitori di oggi. Dunque il centro sinistra va all’opposizione pur avendo la maggioranza del voto popolare, come è accaduto al Polo nel 1996. Quella della destra è dunque una ”vittoria tecnica”, non il rovesciamento drammatico della volontà popolare, come qualcuno ritiene. una situazione specularmente uguale a quella del Polo cinque anni fa. molto importante ricordarlo per non abbandonarsi all’idea che il Paese abbia brutalmente voltato le spalle e abbia voluto a tutti i costi essere governato dai variegati personaggi della coalizione di destra. Ma ecco ciò che non diremo. Non diremo che una ”vittoria tecnica” è illegittima. Noi ci rifiuteremo di imitare il pericoloso percorso scelto, quasi una volta a giorno in questi cinque anni, alla Camera e al Senato, da Forza Italia e da An. Non possiamo disprezzare il nostro Paese, la Costituzione e la Legge, negando il risultato di una regolare elezione, come irresponsabilmente ha fatto la destra. E non inventeremo brogli. Gli uomini di Berlusconi li avevano prontamente annunciati la notte del 13 maggio quando hanno temuto la sconfitta. Resta ancora qualcosa di importante da dire. I Ds devono affrontare un aspro e doloroso dibattito. Il partito storico della sinistra italiana, che ha sostenuto con le sue forze e le sue persone i governi del centro sinistra, ha guidato le battaglie più difficili e ha portato testardamente a termine le riforme non solo non ha vinto, ma ha perduto punti. ingiusto dire che i dirigenti dei quel partito non si sono impegnati. La ”Battaglia di Gallipoli” scatenata da Berlusconi contro D’Alema, considerato il nemico numero uno, lo dimostra. Fassino ha cambiato il voto del Nord. Il lavoro senza soste di Veltroni a Roma non indica certo un abbandono. D’Alema ha vinto. Veltroni sta per vincere nella conquista di una città che è molto più di un simbolo. Fassino ha portato a Roma quaranta deputati invece dei quindici ”previsti” dall’avversario. Ma il tormento rimane e rimane la domanda: che cosa è accaduto? accaduta l’aspra e durissima divisione a sinistra (la strategia di Rifondazione al Senato), che ha certamente penalizzato e cambiato i risultati. accaduto che i Ds, impegnati con tutte le forze nella coalizione dell’Ulivo, hanno donato voti. Il simbolo della Quercia e quello dell’Ulivo sono sembrati a molti uguali e scambiabili. Bene per il risultato complessivo. Ma persino il buon lavoro fatto non basta. Adesso è il momento di guardare in faccia la realtà. Adesso è il momento di riprendere in tutti i sensi, in tutti i campi, il lavoro politico insieme con coloro che ai Ds hanno dato il cuore, il sostegno e milioni di voti. Furio Colombo