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 2006  aprile 10 Lunedì calendario

CONTE Carmelo

CONTE Carmelo Salerno 9 novembre 1938. Politico. Ex ministro socialista alle Aree urbane (1991-1993), condannato in primo grado a quattro anni e dieci mesi di reclusione con interdizione dai pubblici uffici per aver avuto rapporti con la camorra, in secondo grado fu assolto (dicembre 2011): «[...] L’Italia è un Paese nel quale si può finire sotto processo per “sentito dire” [...] e nel quale 20 anni dopo si viene assolti. Mi hanno bloccato quando ero all’apice della carriera politica. Non potevo fare altro che aspettare [...]» (“la Repubblica” 2/12/2011) • «[...] Secondo l’accusa, sostenuta dal pm Rosa Volpe, Conte avrebbe indotto alcuni imprenditori a versare somme di denaro per finanziare il quotidiano “Giornale di Napoli”. [...] Carmelo Conte si era avvicinato negli ultimi anni ai Ds salernitani, ma proprio in prossimità del voto aveva accettato l’offerta dell’amico De Michelis a tornare col Psi, capeggiando quella lista mista che a Napoli è invece guidata dall’altro ex ministro dc Paolo Cirino Pomicino» (Roberto Fuccillo, “la Repubblica” 8/4/2006) • «Per molti, ancora oggi, è l’Uomo nero. O Carmelo senza paura, come lo chiamava lo zio Luigi, dopo che ruppe un braccio al barbiere e la testa alla barista. A pietrate. Allearsi con lui, con il “piccolo Craxi di provincia”, con il socialista dai metodi spregiudicati, è sempre stato un azzardo. Il rischio era di ritrovarsi “contizzati”, identificati con l’ex ministro alle Aree urbane, con colui che, a torto o a ragione, sarebbe stato uno dei simboli della politica più deteriore. [...] “E pensare che Gava quando giurai da ministro nel governo Amato mi chiamò ’o verginiello [...] Il clan Maiale, quello dal quale avrei preso i voti, ha fatto attentati a me e a mio figlio Federico. Ma lo sa che avevo la scorta perché il mio nome fu trovato in tre covi delle Br?” [...] Giuseppe Gargani, ex Dc ora con Forza Italia, una volta disse di lei: “Conte? Farebbe alleanze pure col diavolo”. Un complimento o un insulto? “Bah, forse voleva fare un complimento ma gli è riuscito male. Non sono il diavolo ma neppure un santo. Però faccio paura lo stesso. [...] raccoglievo migliaia di voti con la tecnica del dissidente. Mi spiego: creammo il gruppo dei costruttori elettorali, quelli che nella provincia individuavano chi era dissidente verso chi governava. E a quel punto scendevo in campo io e li contattavo. Così scardinammo la Dc: con tutti i nemici di De Mita. Persino nel suo paese, a Nusco, riuscii a far eleggere suo nipote Giuseppe, che aveva litigato con lui [...] C’era la piccola clientela, le convenienze. Ma poi quel che conta è il messaggio. Me lo dicevano sempre anche i monaci di San Felice, prima che scappassi dal convento [...] per una donna, Rita. Ma coi Cappuccini ho conservato un bel rapporto. Il giorno prima di ogni elezione sono sempre andato lì a pranzo: cibo buono, peccato mancassero i tovaglioli”» (Angela Frenda, “Corriere della Sera” 10/10/2005).