Varie, 7 aprile 2006
VAIME
VAIME Enrico Perugia 19 gennaio 1936 • «[...] uno dei grandi autori italiani di teatro, televisione e radio. Quello della coppia Terzoli e Vaime, tanto per capirci, quello che aveva fatto in televisione Fantastico, Canzonissima, Drive In, in teatro Scugnizzi, che faceva Black Out alla radio. [...] ”Sono entrato in Rai [...] con un concorso pubblico. Entrarono con me Liliana Cavani, Giuliana Berlinguer, Francesca Sanvitale, Carlo Fuscagni, Giovanni Mariotti, Leardo Castellani. A quel punto hanno capito che era rischioso e non ne hanno fatti più [...] Volevo andare via da Napoli. Feci anche un concorso da speaker. Pur di lasciare Napoli avrei fatto il concorso per capostazione [...] Chiamavo la sede di Trieste e dicevo ”Sei pronto? Ti passo la linea’. E pensare che gli orali li avevo fatti su Svevo e gli scritti su Eugène Ionesco. Per l’ultimo colloquio avevo incontrato Ungaretti, Bertolucci, Moravia e Pasolini [...] Allora i comici erano Walter Chiari, Gino Bramieri, Macario, gente che veniva dal teatro. Adesso vengono dai villaggi-vacanze” [...] cinema. ”Dodici film quasi tutti da dimenticare”. [...] il teatro. ”I piedi al caldo, la commedia con cui vinsi il premio Riccione, andò anche al Festival di Spoleto. Fu fermata dalla censura, e lì mi montai la testa. Sono censurato, quindi esisto” [...] trasmissioni di cui va orgoglioso [...] ”La commedia Mi pento con tutto il cuore. Un atto di amore per la mia città, Perugia. Scugnizzi, con le belle musiche di Mattone, ”Fantastico ”88”. Black Out, il programma radiofonico [...] Canzonissima ”68. Quella con Mina, Panelli e Walter Chiari. La scrissi con Marchesi e Terzoli. Bellissima. Aggiungerei anche il Festival di Sanremo del 1999, con Fabio Fazio [...] Flop? Facemmo con Garinei e la Fiastri una commedia musicale per Pippo Baudo. Ci fu il rigetto della gente. Teatro vuoto. Un bagno di sangue [...] Zavattini era affascinante, coinvolgente, estroverso, parlava in maniera alluvionale. Si entusiasmava per tutto ciò che faceva. Anche per le cazzate. Mi piacevano il suo modo di raccontare, la sua ingenuità, i suoi stupori. Aveva una visione fanciullesca della vita [...] Con Bianciardi eravamo proprio amici. Facevamo grandi passeggiate a piedi a Milano. Lui in ciabatte e cappotto. Una volta in piazza Gramsci vedemmo un morto. Era un morto scenografico, con le braccia in posizione drammatica, da cinema. Bianciardi gli andò vicino, alzò la testa e disse a un signore che passava: ”Forse respira ancora’. E quello: ”Frega un casso a me’. E Bianciardi rivolto a me: ”Hai capito che aria tira a Milano?’. Flaiano? L’uomo più intelligente che abbia mai incontrato. Il più spiritoso. Reagiva alla cupezza del suo carattere con lucidità ironica e cinica. Una volta, ferragosto 1964, dovevamo lavorare e ci mettemmo nel suo giardinetto con la macchina da scrivere. Come due imbecilli. Ad un certo punto una ventina di ragazzini si appoggiarono alla rete di recinzione. Bruttini, macilenti, senza scarpe. Ci guardavano e ci giudicavano. Pensavano: ma questi due disgraziati che stanno a fare? Chi sono? Sentivamo i loro cervelli che lavoravano alla ricerca di una risposta. Poi partì un urlo: ”Ah froci!!!’ Flaiano stette un attimo zitto e poi commentò: ”Mi aspettavo di peggio’. Marchesi? ”Un grande maestro di spettacolo. Uno scrittore raffinatissimo che si è buttato via. Ma bravo, bravo, bravo. Era goloso. La moglie non voleva che mangiasse. Allora mi diceva: ”Mettiti vicino a me’. E si mangiava anche la roba mia. Una volta, a Perugia, in visita alle cucine della Città della Domenica, ad un certo punto sentii uno strano rumore. Crack, crack. Si stava mangiando i surgelati. Gli dissi: ”Ma che fai?’. E lui: ”Buonissimi’ [...] Famiglia borghese. Papà direttore di banca [...] Università a Napoli. Con lentezza arboriana. Ogni tanto facevo un esame. Un giorno dissi a mio padre: ”Quanto mi dai se faccio cinque esami?’. Lui disse: ”300 mila lire’. Io feci tre esami veri e due falsi. Presi i soldi e andai con i miei amici al circolo polare artico in 600. In Norvegia [...] Un problema di patonza. A quei tempi era aperta la caccia alla svedese [...] Per noi erano tutte svedesi. Le finlandesi, le norvegesi, le olandesi. In realtà le vere svedesi erano le danesi. Poi scoprii le spagnole. Svedesi anche loro. Nonostante la dittatura. Da noi tanta democrazia, poca patonza. Politica? Da subito a sinistra. Però non penso che dalla parte mia ci siano tutti gli angeli. Peraltro le uniche noie le ho avute con i governi di centro-sinistra [...] Avevo una trasmissione alla radio, Il programma lo fate voi. Andava benissimo. Fu segato. Andai a protestare dal direttore della rete. Era uno di sinistra. Mi disse: ”Dobbiamo fare posto all’opposizione’. E ci mise quattro zozzoni di destra [...] Io sono di sinistra ma non loro cliente [...] Il peggio della Rai? Medaglia d’oro all’ex presidente della Baldassarre. La tv non sapeva neanche che cosa fosse. D’argento a Max Gusberti: non capiva nulla di nulla e si occupava di fiction. Bronzo? La meritano in troppi. Tutta gente come Mancini, dirigente alla radio degli anni Sessanta. Quando gli telefonavo da Milano facendogli qualche proposta, mettiamo Mina, mi diceva: ”Aspetti un attimo. Adalgisa? Conosci Mina? No? Niente Mina, non la conosce nessuno’. La televisione più volgare? ”Il Bagaglino. volgare fin dalla prima inquadratura. All’annuncio è già volgare. volgare la trasmissione, sono volgari gli attori, è volgare il pubblico” [...] Quando la televisione fu gestita dai professori… ”Fu uno dei periodo peggiori. Arrivarono persone colte di grande ignoranza. Esordivano tutti con la frase: ”Io la televisione non ce l’ho e non la guardo’. Sbando totale. Un momento drammatico. Prima Locatelli e Dematté. Poi Siciliano, il peggiore in assoluto. [...] Il mio rapporto con l’audience? ”Ci tolleriamo [...] Le critiche non contano niente. Le leggo solo perché stimo chi le scrive. Leggo Grasso, ma Grasso non incide sulla nostra vita professionale. Lo leggo con serenità e con ammirazione. Ma non serve a niente”. Ha detto: in questo mestiere si è pagati tanto a umiliazione: ”Ti dicono i capistruttura: ”Dai, scrivimi tre o quattro cazzate. Che ci metti? Tira giù due righe. Fammi una propostina”. Ma quale propostina? Io ti faccio una proposta, la propostina la fai fare a sua cugina”. Il periodo socialista craxiano della televisione [...] ”Un continuo balletto di talenti da valorizzare. Tutti craxiani. Ma ha fatto meno danni di Forza Italia [...] Saccà è un uomo di televisione, uno che ha fatto questo mestiere. Del Noce era un inviato all’estero. Forza Italia ha messo in Rai tutti uomini incapaci [...] La televisione è piena di non-berlusconiani. Ma non contano un tubo. I dirigenti sono tutti di area berlusconiana. [...] Del Noce, Mimun, Paglia. Continuo? Tutti quelli che comandano sono berlusconiani, tranne Di Bella e Ruffini [...] comunista? Dipende. Se me lo chiede Berlusconi rispondo di sì. Se me lo chiede Bertinotti rispondo: ”Debbo pensarci’ [...] Ho votato Pci, radicali, Psiup. Anche repubblicani. Chi non ha votato per i repubblicani, una volta? C’è gente che ha votato per i repubblicani e non lo sa [...] Stimo Alemanno , Mantovano, Fini... [...] la destra riconoscibile. L’Udc è una cosca. il partito con più inquisiti. Guarda in Sicilia. una grande famiglia. Però c’è uno che non mi dispiace. Quello calvo. Tabacci [...] Rossella è un bel ragazzo, un cazzaro bon vivant, uno che sa fare bene i Martini [...] Mentana dice battute livorose. E ride da solo. Vespa fa del cattivo giornalismo ma non è un cattivo giornalista [...] Berlusconi dovrebbe andare solo da Marzullo. Si faccia una domanda e si dia una risposta. L’Annunziata è indisponente. E parla quando parlano gli altri” [...]» (Claudio Sabelli Fioretti, ”Corriere della Sera - Magazine” 6/4/2006).