Sandro Cappelletto La STampa, 07/04/2006, 7 aprile 2006
Suona come parli: Suzuki, l’invasione dei baby concertisti, La Stampa, venerdì 7 Aprile 2006 Imparare a suonare come a parlare; come la parola, anche la musica è infatti un linguaggio, una capacità innata che tutti i bambini possiedono
Suona come parli: Suzuki, l’invasione dei baby concertisti, La Stampa, venerdì 7 Aprile 2006 Imparare a suonare come a parlare; come la parola, anche la musica è infatti un linguaggio, una capacità innata che tutti i bambini possiedono. Basta lasciarla emergere, sviluppare, vivere. Questa è stata l’intuizione prima di Shiniki Suzuki, il musicista giapponese creatore di un metodo di studio che oggi - mezzo secolo dopo la sua messa a punto - è una pratica condivisa da migliaia di ragazzi, docenti, scuole in ogni parte del mondo. A partire dal prossimo mercoledì, Torino vivrà la sua terza olimpiade in due mesi: sono oltre tremila i giovani musicisti attesi alla «Suzuki Method World Convention», una sei giorni di concerti, lezioni, discussioni, giochi musicali. Nelle piazze, al Teatro Regio, al Conservatorio, all’Auditorium della Rai, a quello del Lingotto, al Tempio Valdese. Ancora una volta, come già accade per Settembre Musica, è prevalso uno spirito di collaborazione responsabile, quel «fare sistema» che distingue l’organizzazione musicale della città e la rende un esempio ancora troppo poco imitato, almeno in Italia. Si inizia il 12 aprile, al Regio, con l’Orchestra Suzuki di Torino diretta da Lee e Antonio Mosca, direttore artistico di questa quattordicesima «convention»; tra gli appuntamenti più attesi, quello della sera di domenica 16, al Lingotto, quando Salvatore Accardo sarà violinista e direttore dell’Orchestra Internazionale della Convention per un concerto organizzato in collaborazione con l’Agenzia delle Nazioni Unite contro il lavoro minorile, praticato in troppe nazioni da troppi bambini, coetanei di quelli che verranno qui e hanno la fortuna di poter conoscere e praticare la musica. La manifestazione ha ottenuto il patronato della Presidenza della Repubblica, la partecipazione di Comune, Provincia, Regione, l’adesione di numerosi sponsor privati. Tutti gli appuntamenti e le modalità di partecipazione sono evidenziati sul sito www.14suzukiworldconvention.net «A sessant’anni tutto diventa più chiaro: il periodo degli studi è passato, gli anni d’orchestra anche, i concerti, le tournée intorno al mondo. Tutto passato con la velocità del fulmine. Quello che adesso trovo meraviglioso è insegnare il violoncello e la musica a tanti bambini perché so di dare loro un grande tesoro per la vita», dice Antonio Mosca, tra i pionieri del metodo Suzuki in Italia. Un modo di conoscere la musica, ma anche un atto di fiducia verso le possibilità di apprendimento dell’infanzia e nei confronti di quell’obiettivo che spesso, nell’organizzazione della vita familiare, si rivela soltanto un’utopia: del tempo da spendere insieme per genitori e figli, coinvolti assieme in un processo di apprendimento e di condivisione. Lo studio della psicologia infantile si innesta così, nel metodo elaborato da Shiniki Suzuki, in una complessiva visione della collaborazione familiare come possibile pietra angolare di una armonia sociale. E una delle numerose conferenze in programma durante la «convention» sarà dedicata al «fondamento filosofico del metodo Suzuki». «Il cervello umano si sviluppa grazie agli stimoli che riceve e più il bambino è piccolo, più il continuo processo di stimoli e risposte, mirate e precise, elaborerà capacità sempre più raffinate», dice una delle regole di base del metodo. E «piccolo» significa che si può benisismo cominciare a far musica già a tre anni, senza dimenticare che la didattica avrà più successo se saprà proporre un avvicinamento anche motorio, percettivo, ritmico appunto: il corpo del bambino, la sua intera persona, si faranno strumento, le sue emozioni e le sue riflessioni diventano musica. «Ho cominciato a cinque anni, mio fratello Stefano a tre. Noi due abbiamo continuato, l’altro nostro fratello ha iniziato anche lui da piccolino, poi non ha continuato, anche se la musica continua a essere per lui una compagna di vita. Non bisogna mai dimenticare che il Suzuki non solo non è rivolto ai professionisti, ma non ha neppure come obiettivo principale quello di crearli», dice Francesco Cerrato. E’ violinista, ha ventitré anni, cinque in più di Stefano, violoncellista: due talenti formidabili, all’inizio di una carriera che ha già avuto riconoscimenti importanti. E due tra i più entusiasti testimoni dell’efficacia di questo metodo: «La musica entra a far parte di te stesso nel modo più naturale e più profondo e senza superficialità, perché il maestro Suzuki teneva molto a che le cose fossero fatte bene e i risultati raggiunti con metodo». Francesco suona e compone, un suo brano sarà diretto in questa occasione proprio da Accardo; per loro, studiare a casa è stato facile: la madre è musicista, li ha sempre seguiti. «Ma il ricordo più bello di quegli anni a Torino rimane l’aver suonato in orchestra, aver imparato sin da piccoli ad esercitarsi in gruppo, ad ascoltare gli altri». Luciano Berio ha scritto che qualche volta la musica può diventare «il paradigma di una società ideale», dove ciascuno vede rispettata la propria individualità e insieme la pone al servizio di un progetto comune. Un’altra utopia, naturalmente. Sandro Cappelletto