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 2006  aprile 06 Giovedì calendario

NANNI

NANNI Giancarlo Roma 27 maggio 1941, Roma 5 gennaio 2010. Regista. Famoso per il lavoro in coppia con Manuela Kustermann: «Il loro primo spettacolo al piccolo Teatro La Fede di via Portuense a Roma, 26 opinioni su Marcel Duchamp di John Cage, segna l’esordio della cosiddetta scuola romana. Mitica anche la data: è il 1968. Lui è un pittore autodidatta che fino a quel momento si è dedicato agli happening, ma è attratto dalle possibilità di immaginifica contaminazione il teatro [...] Iniziato in anni inquieti, il sodalizio d’arte e di vita non si interrompe più [...] Persa La Fede nel 1978, la coppia trascorre un decennio vagabondo, che è anche quello dell’entrata nei circuiti istituzionali. Poi la Fabbrica dell’Attore rimette su casa, acquistando un vecchio cinema-teatro, Il Vascello, e trasformandolo nel più bello spazio scenico della capitale, con l’unico torto di essere un po’ decentrato. A inaugurarlo nel 1989 è nientemeno che Tadeusz Kantor con Qui non ci torno più. Al Vascello sbarcano Peter Brook, Bob Wilson, Judith Malina, Jurij Lubimov [...]» (’diario” 5/12/2003 - La meglio gioventù, Accadde in Italia 1965-1975) • «[...] uno dei ragazzi d’oro della sperimentazione teatrale degli anni 60 e 70. [...] Un regista ancora sulla breccia con il suo teatro romano, il Vascello, vetrina di sperienze artistiche che non trovano spazio nelle strutture più tradizionali [...] ”Il mio metodo di regia consiste [...] nell’annullarmi, per lasciare il massimo spazio all’immaginazione degli attori, e nel rimettere tutto continuamente in discussione, perché non ci si fossilizzi in una recitazione meccanica, valorizzando invece l’improvvisazione [...]”» (Antonella Barina, ”Il Venerdì” 9/11/2001) • «[...] agli inizi dei ruggenti anni Settanta, fondando il Teatro alla Fede, aveva aperto la strada di un nuovo teatro sperimentale, partendo dall’evidente ricordo del Living Theatre. Prima, nelle accademie, aveva sognato di rinnovare gli antichi fasti dei pittori mediterranei covati nella natia Rodi, ma furono le prospettive di fondare una nuova scena underground dello spettacolo suggerite dall’incontro con la giovanissima Manuela Kustermann a fargli cambiare orientamento. E se in principio si era affidato al gioco a mezza via tra l’esperienza dada e il surrealismo dell’Imperatore della Cina del francese Ribemont-Dessaignes, per lui sarebbe presto arrivato un successo anche divistico a mutare le prospettive: e fu il trionfo di A come Alice che con qualche stravaganza spettacolarizzava la fantasia ironica di Lewis Carroll, al quale sarebbe seguito Il risveglio di primavera di Frank Wedekind con un soffio di scandalo, e quindi anche la serie di debutti della sua compagnia in sedi illustri quali l’Olimpico di Vicenza o il Teatro di Genova per la Ondine di Giraudoux. Nel giro di un decennio Giancarlo Nanni è entrato nella stretta rosa dei registi-guida della Scuola Romana, in grado di rileggere con la massima facilità inventiva i grandi classici, tra cui Shakespeare e non importa se il Cimbelino alla sua prima rappresentazione italiana riesce meglio dell’Amleto al quale comunque il regista antepone Come vi piace. Intanto la compagnia, che da tempo ha preso il nome di Fabbrica dellù’attore, matura nuove figure di spicco come Memé Perlini, Giuliano Vasilicò, Pippo Di Marca, e si fanno notare le Trachinie sofoclee secondo Ezra Pound o Il gabbiano di Cechov nell’adattamento di Alberto Moravia e Roberto Lerici. Ma il vero avvenimento sarà la rifondazione del gruppo, che nel 1989 si trasferisce nel nuovo Teatro del Vascello, configurabile per il suo spazio e il rapporto diretto col pubblico come uno dei più affascinanti luoghi di spettacolo romani, tanto da venire onorato col debutto nella capitale di Qui non ci torno più di Tadeusz Kantor. Ed è significativo che un regista creatore sempre così curioso di riscoprire e fare riscoprire la vita attraverso la genialità continuamente cangiante delle sue rappresentazioni, costretto dalla malattia da quasi un decennio a un silenzio che non gli consentiva di proporre nuove messinscene, abbia chiuso la propria carriera con la regia di una di quelle fiabe che tanto amava, Il gatto con gli stivali di Tieck, preceduta l’anno prima da un suo testo dal titolo significativo: L’orizzonte è rosso. [...]» (Franco Quadri, ”la Repubblica” 6/1/2010).