Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2006  aprile 06 Giovedì calendario

Pitney Gene

• Nato ad Hartford (Stati Uniti) il 17 febbraio 1941, mort a Cardiff (Gran Bretagna) il 5 aprile 2006. Cantante. «Aveva ancora la faccia da teen idol quando nel 1989 tornò primo in classifica con Something’s gotten hold of my heart, incisa con Marc Almond. [...] diventò un mito nel periodo in cui un numero uno in classifica voleva dire milioni di copie vendute e il nome scritto per sempre nell’albo d´oro del pop. Raccontava di essere diventato cantante per caso, che da ragazzo pensava solo ad allevare visoni e nutrie. Scriveva canzoni per hobby, ma il caso volle che i suoi brani piacessero alle Crystals (He’s a rebel), Roy Orbison (Today’s teardrops) e Ricky Nelson (Hello Mary Lou). Nel 1961 iniziò una prolifica collaborazione con il compositore Burt Bacharach che culminò in una serie di hit clamorosi: una nomination all’Oscar per la colonna sonora del film La città spietata (Town without pity), poi i trionfi di The man who shot Liberty Valance, 24 hours from Tulsa e Only love can break a heart. Sentimentale, intenso, versatile, a vent´anni Pitney era una star del nuovo pop con il quale il produttore Phil Spector blandiva l´America giovane. Da noi sbarcò nel 1962, cantando volenterosamente in italiano Un soldino per il jukebox. Inevitabilmente ”scippato” da Sanremo, partecipò a tutti i Festival dal 64 al 67: Quando vedrai la mia ragazza, in coppia con Little Tony, E se domani (poi diventato un classico di Mina) in coppia con Fausto Cigliano, I tuoi anni più belli, Amici miei, Lei mi aspetta, Nessuno mi può giudicare (in coppia con Caterina Caselli), Guardati alle spalle e La rivoluzione (in coppia con Gianni Pettenati). stato il primo artista americano a riprendere una canzone dei Rolling Stones (That girl belongs to yesterday), con i quali suonò il pianoforte in Not fade away (ebbe anche un flirt con la giovane Marianne Faithfull, che già orbitava nell´universo Jagger). She´s a heartbreaker|, nel 1968, fu l´ultimo successo americano dell´artista, ma la sua attività concertistica non ha mai conosciuto soste. Nel 2002 è stato introdotto nella Rock and Roll Hall of Fame. Dicono che Bowie si sia ispirato a lui per il suo Ziggy Stardust; improbabile, visto che Pitney amava poco i lustrini ed è morto a un´età veneranda per un idolo dei teenager» (Giuseppe Videtti, ”la Repubblica” 6/4/2006). «Lanciò la moda dell’accento inglese (senza doppie) anche tra gli artisti nostrani. Gli italiani lo ricordano nel 1966 secondo classificato al Festival di Sanremo in accoppiata con Caterina Caselli e con Nessuno mi può giudicare. Gene Pitney, il simbolo del beat degli anni Sessanta, una voce unica che cantava anche in italiano con un forte ma non sgradevole accento inglese [...] Little Tony ricordava alcune sue magistrali interpretazioni nella nostra lingua: la più originale era quella di Quando vedrai la mia ragazza (cantata con lo stesso Little Tony al Festival di Sanremo del ’64), dove versi come ”devi dirle tutto quello che io sento dentro il cuor” venivano eseguiti con un birignao inglesizzante e l’abolizione delle doppie, col ”tutto” che diventava ”touto”. E questo ostentare nel canto un accento inglese divenne una moda che contagiò tutti i nostri gruppi e solisti. [...] Ma più che gli Stati Uniti fu la vecchia Inghilterra a dare una svolta importante alla carriera di Gene Pitney che fu in rapporti personali e professionali intimi con i Rolling Stones ai tempi di Brian Jones, con il quale Pitney tentò inutilmente di formare un gruppo quando il chitarrista lasciò la band. Mick Jagger e Keith Richards scrissero per lui That Girl Belongs To Yesterday, arrivata al numero sette della classifica inglese, mentre Pitney suonò il pianoforte in Not Fade Away degli Stones. L’altro personaggio fondamentale per la carriera di Gene Pitney è stato Phil Spector, il geniale produttore con il quale nel 1962 Pitney realizzò Town Without Pity (la canzone del film che in Italia uscì come Città spietata), brano che gli aprì porte del rock inglese mentre era in corso un cambiamento epocale. Pitney, grazie poi ad Andrew Loog Oldham, che era stato determinante anche per la nascita di Beatles e Rolling Stones, diventò una star della musica inglese, collezionando 40 brani nella top forty degli anni ’60. Già nel ’69 la sua stella stava calando con successi sempre più rari. [...]» (Mario Luzzatto fegiz, ”Corriere della Sera” 6/4/2006).