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 2006  aprile 06 Giovedì calendario

Parolaccia, e la stampa straniera scelse «testicle». Corriere della Sera 6 aprile 2006. Martedì scorso, mentre l’Italia di centrosinistra trovava finalmente un nome e un’identità comune (ora cattolici e postradicali, rifondaroli e signore moderate si salutano contenti dandosi del coglione, ci voleva un miracolo del Grande Comunicatore per produrre tanto senso di appartenenza) i corrispondenti stranieri si ponevano un problema

Parolaccia, e la stampa straniera scelse «testicle». Corriere della Sera 6 aprile 2006. Martedì scorso, mentre l’Italia di centrosinistra trovava finalmente un nome e un’identità comune (ora cattolici e postradicali, rifondaroli e signore moderate si salutano contenti dandosi del coglione, ci voleva un miracolo del Grande Comunicatore per produrre tanto senso di appartenenza) i corrispondenti stranieri si ponevano un problema. Come tradurre la parola usata dal premier? Il problema è stato risolto in vari modi. A seconda dei Paesi, e della scioltezza dei media. I più sciolti sono stati gli inglesi del Guardian, traducendo già nel titolo la parolaccia con la parolaccia corrispondente: «dickheads», teste di c., e Silvio Berlusconi «accusato di scendere sempre più in basso». Preciso ma surreale l’Independent; titola sull’insulto «testicle» che monopolizza il dibattito. Il più istituzionale Times così sintetizza gli ultimi giorni di campagna elettorale: «Berlusconi cerca elettori sulle chat erotiche e dice parolacce ». Il Financial Times non mette parolacce in prima, però c’è una foto di B. con le mani protese a raffigurare, forse, dei testicoli. L’agenzia Reuters, come altre autorevoli fonti di informazione anglosassone, spiegava che «testicles» in italiano significa persona di scarsa intelligenza (sinonimi indicati in giro, «prick», organo riproduttivo in generale, «cretin», «fool», «moron»). Nel frattempo, da Parigi, il quotidiano di sinistra Liberation annunciava che B. aveva definito gli elettori di sinistra dei «couillons». A Madrid uscivano El Paìs e El Mundo chiamandoli «gilipollas». A Mosca la Vremja Novostei scriveva «m...ki» coi puntini puntini. Mentre sul Quotidiano del Popolo, in Cina, si poteva leggere «testicoli» con chiarimenti sul significato. Ma era da giorni, dalla storia dei bambini bolliti, che i cinesi ce l’avevano col povero B. La prossima parolaccia (arriverà?) farà meno notizia, a questo punto, magari. Maria Laura Rodotà