Corriere della Sera 06/04/2005, pag.59 Franco Fanelli, 6 aprile 2005
Quando l’avanguardia diventa una love story. Corriere della Sera 6 aprile 2006. Si dice che non ci sia personalità più egocentrica e narcisistica di quella di un artista e che l’ego sia uno dei nemici della coppia
Quando l’avanguardia diventa una love story. Corriere della Sera 6 aprile 2006. Si dice che non ci sia personalità più egocentrica e narcisistica di quella di un artista e che l’ego sia uno dei nemici della coppia. Ma il clima di rinnovamento provocato dalle avanguardie di inizio ’900 favorì non poche unioni felici fra colleghi. Per Jean e Sophie Taeuber Arp l’armonia sentimentale passa anche attraverso la stima professionale e questo li unisce in imprese a quattro mani, come la decorazione, tra il 1926 e il 1928, della birreria L’Aubette di Strasburgo. L’età d’oro dell’arte moderna annovera altri esempi di matrimoni sereni: quelli tra Robert e Sonia Delaunay la cui storia è speculare a quella degli Arp: è Sonia, nel 1941, a sopravvivere al marito, con il quale aveva collaborato ad alcune imprese decorative . In Russia, il legame tra Natalija Goncarova e Michail Larionov era stato temprato al fuoco di una stagione irripetibile, quando alla rivoluzione politica era seguita quella delle arti. In quella fase storica il rapporto è paritario, se non a favore del sesso femminile: della Goncarova Diaghilev scriveva: «Questa donna trascina Mosca e San Pietroburgo». Ma in altri casi emerge nel ménage familiare, un’aspra conflittualità. Affermare la propria individualità: questo era il problema di artiste attive al fianco di uomini innamorati di se stessi. Impresa difficile, come dimostra tra Otto e Novecento la vicenda di Camille Claudel, modella, assistente e amante dello scultore Rodin eppure irriducibile sostenitrice della propria autonomia artistica, a costo di rimetterci la salute psichica. L’epopea dell’arte al femminile, del resto, nasce nel Seicento all’insegna del più brutale atto di sopraffazione uomo- donna, la violenza carnale perpetrata dal pittore Agostino Tassi ai danni di Artemisia Gentileschi; allo stesso modo, la storia delle coppie d’artisti è qui e là scandita dai ritmi della tragedia. Subito dopo la morte dell’amatissimo Amedeo Modigliani, si suicida la pittrice Jeanne Hébuterne; Dora Maar, una delle femmes-fatales di Picasso ma anche straordinaria fotografa surrealista, dopo l’abbandono da parte del «genio distruttore», intraprenderà un percorso fra cure psicanalitiche, conversioni religiose e isolamento. In Messico, rasenta la commedia la storia di Frida Kahlo e di Diego Rivera, che manterranno in piedi un braccio di ferro comprensivo di un divorzio e di un secondo matrimonio; lei sa che il prezzo della stabilità consiste nell’accettazione dei tradimenti di lui: «Poche discussioni, molta comprensione reciproca e, da parte mia, giusto poche odiose indagini circa altre signore che vanno improvvisamente a occupare un posto importante nel suo cuore». Più drammatica la sorte di Lee Krasner, che dovette attendere la morte di Jackson Pollock, per poter dimostrare che anche lei sapeva dipingere; tragica la fine di Ana Mendieta, protagonista della Body-art e moglie dello scultore minimalista Carl Andre, precipitata nel 1985 dalla finestra del loro appartamento. fatale che la routine non rientri nella convivenza tra caratteri forti come sono gli spiriti creativi, ma fortunatamente la condivisione di affetti e lavoro non sempre ha risvolti così cupi. Le «pari opportunità» ottenute da Niki de Saint-Phalle o da Marisa Merz, compagne rispettivamente di Jean Tinguely, l’ultimo grande dadaista, e di Mario Merz, «patriarca» dell’Arte povera, dimostrano che la sindrome di Artemisia non è sempre contagiosa. Franco Fanelli