La Repubblica 06/04/2006, pag.45 Stefano Bartezzaghi, 6 aprile 2006
Coglioni. La Repubblica 6 aprile 2006. Si leggono sui quotidiani stranieri esilaranti catene lessicali («Common translations of coglioni in British and American dictionaries range from idiot, cretin, fool and moron to prick and asshole", New York Times, 5 aprile 2006), e si pensa
Coglioni. La Repubblica 6 aprile 2006. Si leggono sui quotidiani stranieri esilaranti catene lessicali («Common translations of coglioni in British and American dictionaries range from idiot, cretin, fool and moron to prick and asshole", New York Times, 5 aprile 2006), e si pensa. Il primo ricordo va a quel titolo di giornale che l´anno scorso diceva: "Nella sfida Rutelli-Veltroni / la sinistra che rompe i confini". Il secondo ricordo va a Bettino Craxi, che usava un´inconsueta forma preventiva, a suo modo raffinata: "ora sto davvero per rompermi i coglioni". Il terzo ricordo va alla variantistica dell´eufemismo (corbelli, corbezzoli, cosiddetti, zebedei), il quarto alle innovazioni di Fellini, con il suo Snaporaz che diceva "coglions", e di Arbasino ("non è venuta qui a spezzare i coglioni per niente"), Ma alla fine, ci si mette a cantare: "Certo bisogna farne di strada / da una ginnastica d´obbedienza / fino ad un gesto molto più umano / che ti dia il senso della violenza. / Però bisogna farne altrettanta / per diventare così coglioni / da non riuscire più a capire / che non ci sono poteri buoni". Ma quanto ci aveva visto giusto, Fabrizio De Andrè, con il suo piccolo borghese bombarolo? Stefano Bartezzaghi