varie, 5 aprile 2006
REMOTTI Remo
REMOTTI Remo Roma 16 novembre 1924. Attore • «“Gesù Cristo era tornato tra gli uomini e non c’erano dubbi: Gesù Cristo ero io”. Così, nella sua autobiografia Diventiamo angeli [...] racconta la sua “seconda volta in manicomio, nel terribile ospedale per malattie nervose di Spandau”. Era il 1968: ancora tredici anni, e avrebbe preso la sua rivincita su tutti quegli “strizzacervelli” che lo bollarono a più riprese come “un grave nevrotico”, divertendosi a ribaltare i ruoli una volta per tutte nell’interpretazione di un Sigmund Freud in piena crisi edipica nel terzo film di nanni Moretti Sogni d’oro. “Figlio unico di madre vedova”, per liberarsi catarticamente da un affetto materno asfissiante, scrisse La madre di Freud, una storia autobiografica che propose con “grande faccia tosta a Moretti il quale - miracolo - accettò in pieno il pacchetto”. Così lui si ritrovò di lì a poco a girare a Cinecittà nel ruolo dell’inventore della psicoanalisi. Ne nacque un sodalizio artistico che continuò in Bianca, dove Remotti era Siro Siri, amante attempato e instancabile di giovani fanciulle, e poi con Palombella rossa, in cui vestiva i panni di consigliere spirituale di Sivlio Orlando. Ognuno di questi ruoli porta le tracce indelebili della personalità del suo interprete [...] “La mia è una autostrada lastricata di donne, sono la mia passione, le amo tutte, anche se sono sempre state loro a lasciarmi”. Tranne una volta, forse, quando Luisa Loy, sorella del grande regista Nanni sua prima moglie, fu abbandonata durante un viaggio in Germania, quello in cui poi, sopraffatto dai sensi di colpa per l’accaduto, e preda di una crisi mistica, si denudò completamente nella Kurfürstendamm, una delle strade più chic di Berlino. Cianotico per i lacci strettissimi della barella, sfilava la sera stessa sotto gli occhi dei medici lungo i corridoi dell’ospedale di Spandau. Imparato il tedesco alla perfezione, qualche anno dopo dava ancora spettacolo, rinchiuso questa volta nella cornice del piccolo schermo, in un paio di episodi del famoso Ispettore Derrick. “Parlo sette lingue, ho cominciato con l’inglese, alla fine della guerra, lavorando per gli americani”. [...]» (Gaia Giuliani, “Il Venerdì” 28/9/2001).