4 aprile 2006
Tags : Jerry. Schatzberg
Schatzberg Jerry
• Nato a New York (Stati Uniti) il 26 giugno 1927. Regista. «Regista anticonvenzionale, indipendente, coraggioso, riservato, [...] era un fotografo di successo [...] nel 1970, abbandonò la fotografia per il cinema [...] Spaventapasseri, il film che lo rese famoso e vinse la Palma d’oro a Cannes. [...] la sua opera complessiva, multiforme, eclettica, con alti e bassi, film geniali e di commissione, non è di facile classificazione. Pare alquanto estranea al cinema americano Anni 70, quello di Scorsese, Coppola, De Palma ecc. Un’opera, la sua, che, da un lato, attinge al suo passato di fotografo di moda, alla frequentazione dell’intellettualità mondana di New York, alla passione per la musica; dall’altro, tende a rappresentare la realtà con occhi disincantati, al di fuori delle tendenze del momento, con un distacco che rischia di apparire freddo e intellettualistico. Come se Schatzberg, lasciato il mondo superficiale delle modelle, volesse buttarsi a capo fitto in un mondo più reale, concreto, percorso da crisi interne, da conflitti insanabili, da una negatività di fondo che non pare si possa risolvere in positivo. questo il mondo dei primi tre film, certo i migliori. In Mannequin. Frammenti di una donna (1970), non privo di elementi autobiografici, è proprio il mondo della moda e delle riviste patinate, a costituire l’ambiente in cui si muove la protagonista, una strabiliante Faye Dunaway, il cui ritratto, sfaccettato e complesso, è tratteggiato da Schatzberg in modo eccellente. In Panico a Needle Park (1971), duro e a tratti sgradevole, forse meno incisivo e autentico di quanto non apparisse [...] sono la droga e i suoi effetti nefasti a segnare la vita di due giovani di New York (Al Pacino e Kitty Winn), in un crescendo drammatico ma quotidiano, che sottolinea l’universo concentrazionario in cui sopravvivono i personaggi. Infine nello Spaventapasseri (1973) è la storia di due autostoppisti (Gene Hackman e Al Pacino) e del loro viaggio attraverso l’America a segnare il destino di un’esistenza in bilico fra passato e futuro, incertezza e speranza, solitudine e amicizia. Sempre con quello sguardo disincantato e partecipe che fa del miglior cinema di Schatzberg un ritratto della crisi dei valori alla fine degli Anni 60 . Poi lo sguardo è parso meno limpido, i temi meno rilevanti, lo stile meno innovativo. Così, da La seduzione del potere (1979) a Street Smart. Per le strade di New York (1987), i suoi film hanno in parte perduto la carica eversiva e dirompente. Ad eccezione dell’intenso L’amico ritrovato (1989), dal romanzo di Fred Uhlman, coinvolgente denuncia del nazismo» (Gianni Rondolino, ”La Stampa” 4/4/2006).