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 2006  aprile 03 Lunedì calendario

Page Bettie

• Jackson (Stati Uniti) 22 aprile 1923. Attrice • «È stata molte cose, forse troppe: una donna, un marchio, un fantasma, un taglio di capelli, la vertigine di un piede arcuato, un catalogo di oggetti e perversioni. Ha vissuto e continua a vivere esistenze infinite, soprattutto nelle fantasie morbosette dei maschi. Bettie la maestra, Bettie la donna della giungla, Bettie la dominatrice, Bettie la cameriera in reggicalze e tacchi impossibili. Bettie la dolce preda in bikini, vestita solo di straccetti deliziosi e tigrati che lei stessa disegnava e cuciva prima di indossarli sulle sue curve peccaminose davanti alla macchina fotografica, gli occhioni celesti e la matassa di capelli nero-shocking sparati sullo sfondo di una finta spiaggia tropicale. [...] se non la madre di certo la profetessa di tutte le pin-up, icona pop degli Anni 50, bambola fetish e bambina violata, cristiana visionaria, rivoluzionaria candida e folle [...] La carriera pubblica di Bettie Page in realtà è durata meno di una decina di anni. Fra il 1949 e il 1957 le sue apparizioni nei burlesque, nei locali di strip-tease, e soprattutto le sue fotografie, le sue cartoline, i suoi poster bastarono però a farne una sorta di controfigura oscura di Marlyn Monroe, un’anticipatrice dark del dottor Kinsey e del suo rapporto, capace di evocare e sdoganare le fantasie sessuali più bizzarre del maschio yankee. Pulsioni sado, desideri maso, e tutto un bric a brac di oggettistica e lingerie birichina e losca - tacchi oltre i 15 centimetri, fruste, corde, bustini - che allora frequentava solo gli scantinati più umidi dell’immaginario ma che oggi, nell’età del feticismo ostentato anche in fascia protetta, ha felicemente invaso i palinsesti tv e la pubblicità. La vita di Bettie, nata Bettie Mae Page il 22 aprile 1923 a Jackson, Tennessee, un centinaio di miglia a sud-ovest di Nashville, è in realtà un groviglio di enigmi e contraddizioni. Bettie, la più anziana di sei figli nati dal matrimonio sgangherato e vagabondo fra il meccanico Walter Roy Page e la puritana Edna Mae Pirtle, a dieci anni era già costretta a rapporti incestuosi con il padre, un maniaco che riuscì anche ad avere un settimo figlio da un’amante quindicenne. Mamma Edna era invece ossessionata dalla religione, e quasi uccise la figlia quando la beccò con il primo fidanzatino. Per sfuggire all’orrore familiare Bettie si diede agli studi e al cucito, ottenne un diploma di maestra. Provò anche a insegnare, ma i suoi allievi non facevano che molestarla. A vent’anni sposò il primo dei suoi tre mariti, Billie Neal. Nel 1945 conobbe un sedicente ex-produttore di film muti, Art Grayson, e da allora iniziò un frenetico pellegrinaggio fra la California, Haiti, New York e il Profondo Sud da cui proveniva e di cui ha sempre conservato il pesante accento. Pellegrina di un dharma scabroso e naif, fece la segretaria, la miss in concorsi di bellezza, passando per amori e divorzi, un aborto, provini per B-movie con produttori assatanati e veri e propri stupri (una sera si trovò con cinque uomini in una zona deserta di Manhattan e riuscì a «cavarsela» dispensando sesso orale). Nel 1950, mentre passeggiava a Coney Island, un fischio le cambiò la vita. Jerry Tibbs, un poliziotto di colore di Harlem con l’hobby della fotografia la notò, la fermò, la presentò ad altri fotografi. E le consigliò, per nascondere la fronte un po’ bombata, di farsi crescere la frangetta che sarebbe diventata il suo marchio di fabbrica. Bettie era di una sensualità travolgente, amava la vita all’aria aperta, adorava camminare nuda per casa: “Non mi è mai piaciuta la promiscuità, ma più di una volta ho pensato di trasferirmi in una colonia per nudisti. Non erano forse nudi Adamo ed Eva? E secondo me anche Dio andava in giro tutto nudo nel Paradiso terrestre”. Il boom scoppiò quando Bettie entrò nel giro di Irwin Klaw, un ometto gentile che insieme alla moglie Paula gestiva un negozio di souvenir cinematografici e che aveva fatto i soldi vendendo cartoline di Betty Grable e Rita Hayworth ai militari durante la Seconda Guerra Mondiale. La mora tutto pepe divenne presto il pezzo pregiato del suo catalogo, quaranta cents a foto, otto per due dollari. Dominatrice o vittima, con la frusta in mano o sculacciata da mistress in guêpiére. Bondage, sadomaso, fetish, trash. Mai porno, però. Perché, sosteneva Bettie, “Il sesso ha a che fare con l’amore. Non bisognerebbe farlo se non si è innamorati”. Nessuna volgarità, nessuna crudeltà: “Solo Paula era autorizzata a legarci - ricorda - Era molto gentile, carina, attenta. Non ha mai stretto troppo i nodi. Era molto dolce”. Giornali e riviste iniziarono a inseguirla. Finì in televisione al Jackie Gleason show, nel 1955 sul paginone centrale di Playboy, vestita solo di un cappello da Babbo Natale. Guadagnava 50 dollari all’ora con le foto, 80.000 per l’apparizione in una filmetto sexy. Studiò recitazione, Howard Hughes le propose un provino per la RKO, fu eletta “miglior ragazza pin up del mondo”. Insomma, un cult, in un’epoca che decisamente non conosceva il fascino post-modern delle mannequin anoressiche.«Non so cosa significhi essere un’icona - ha detto - Io ho solo fatto la modella, cercando di inventare nuove pose. Rendeva più che fare la segretaria. E potevi tornare al lavoro dopo mesi di vacanza. In ufficio non sarebbe stato possibile». Ma anche sul mondo artigianalmente maudit di Klaw & Co. arrivò la bufera maccartista. Bettie nel ’56 si trasferì a Miami, nel ’58 sul magazine Skin Diver apparve il suo ultimo servizio fotografico. Poi, a 35 anni, svanì nel nulla. Per decenni, mentre il suo mito cresceva e figliava cloni (gli ultimi, Dita von Teese, la girlfriend della fosca rock-star Marylin Manson, e il film Secretary), è stata creduta morta, o dedita al satanismo. In realtà aveva continuato i suoi vagabondaggi su e giù per gli States, si era sposata altre due volte, era caduta in depressione e diventata una religiosa fanatica, seguace del predicatore Billy Graham. Nei suoi lunghi anni bui Bettie è stata capace di autoproclamarsi profeta, di imporre, coltello alla mano, al marito di restare ore inginocchiato davanti ad un ritratto di Cristo. Di girare per strada impugnando una pistola e urlando che l’ira del Signore sarebbe stata terribile. E’ stata giudicata paranoica e schizofrenica, internata più volte, l’ultima al San Bernardino’s Patton State Hospital, in California. Nel 1992 è tornata in libertà, l’anno dopo Mary Harron ha iniziato a interessarsi di lei e Hugh Hefner, il creatore di Playboy, l’ha invitata nella sua “mansion”, promuovendo un piccolo revival. “È sempre difficile decifrare il fascino che certi protagonisti della cultura pop esercitano sulla gente - ha detto Hefner - Nel caso di Bettie si tratta di un insieme di innocenza e feticismo che è allo stesso tempo retrò e molto moderno”. Oggi [...] vive in California. Apparentemente, è una donna serena . La sua frangetta si è ingrigita ma gli occhi, secondo il cronista del Los Angeles Times che l’ha intervistata recentemente, lampeggiano ancora, le labbra sono eternamente lucide di rossetto. Non vuole però essere fotografata, “perché i miei fan devono ricordarsi di come ero un tempo”. [...]» (Stefano Semeraro, “La Stampa” 2/4/2006).