Elena Polidori La Repubblica, 31/01/2002, 31 gennaio 2002
Euro, i problemi di un falsario, La Repubblica, giovedì 31 gennaio 2002 Roma. «Tutte le monete possono essere falsificate
Euro, i problemi di un falsario, La Repubblica, giovedì 31 gennaio 2002 Roma. «Tutte le monete possono essere falsificate. Anche l’euro. è solo un problema di costi. Io adesso mi sto concentrando sulle banconote da 5 e 10: le osservo, provo. Ma al momento è come se volessi imitare la voce di Claudio Villa: al massimo, posso scimmiottarlo. Prevedo però che entro giugno 2003, quando avremo anche il laser per gli ologrammi, la contraffazione sarà eccellente». Orizzonti e confidenze di un tecnofalsario. Dalle lire fasulle e artigianali al ”salto di qualità”: «Un biglietto protetto come l’euro taglia subito fuori tutti i piccoli, quelli che stampavano per guadagnarsi la giornata, i romantici alla Totò». Come si intuisce, non è facile trovare un falsario. Così, per vie traverse, e con l’inevitabile diffidenza che sempre accompagna questo genere di ricerche, si arriva appunto a Luca. Così si fa chiamare questo signore quarantenne, brillante e per certi versi anche ispirato, che nella vita è molte altre cose oltre che falsario. Luca dice di «lavorare» in una città del Lazio, di avere tre figli, un diploma di perito elettronico, una laurea in biologia, un passato in Marina e - attenzione - al Poligrafico dello Stato. Dice anche di essere un hacker, al servizio di un’azienda impegnata contro la pirateria del web. Occorre fidarsi. I dettagli anche tecnici che fornisce, alcuni davvero di ardua verificabilità, risultano però ben conosciuti agli esperti della Guardia di Finanza e giudicati veritieri. ”Luca” sa farsi ascoltare. E infatti lo ascoltano in diversi, molti verosimilmente in servizio, dalla parte della legge, si spera. La ”lezione” di Luca, cui ”Repubblica” ha partecipato in un ristorante di Roma, è di sicuro interesse pubblico. E comincia così. «Tutto quel che serve per fare un buon falso di euro si trova su Internet. Costa caro, intendiamoci, ma si trova. Le lire, per dire, una volta fatta la ”cascata”, cioè la distesa di 100 pezzi, bastava spruzzargli addosso una banale lacca per capelli da 2000 lire, quella della pubblicità che usano le signore, per dare al biglietto la consistenza tattile giusta e perfino la sonorità». E ”Luca” schiocca le dita. «Con l’euro la lacca non funziona più perché è cambiata la grammatura della carta e serve il gel fissante. Lo vende un’azienda texana che ha un sito Internet. Loro lo usano per fini assolutamente leciti: in farmacologia, per esempio, nelle pillole che si trovano in tutte le case, per fissare il rivestimento dolce degli antinevralgici, in modo che scivolino bene in bocca. Ma per l’euro è utilissimo. Solo che 250 grammi, che non ci fai niente, costano 70 mila lire». Luca apre il portafoglio e tira fuori un ”deca”. «Ecco, vede? Se lo muove, grazie agli inchiostri cangianti, cambia tonalità. Complicato, ma su Internet c’è tutto: le multinazionali del colore producono vernici che, addizionate di piombo, sono utili ai falsari. Loro le vendono per i restauri di quadri e mobili antichi: con un chilo e 250 mila lire ci puoi fare 100 mila pezzi». E il filo di sicurezza? «Non è un grosso problema. Quello buono per la verità non è metallico, è pieno di microscritture e non si sfila dal biglietto. Ma l’utente mica sa che il filo è fisso. Anche qui: su Internet il filo lo vendono certe acciaierie nord europee. Cento metri, mezzo milione». Il vero guaio per ”Luca” è la banda argentata. «Sì, l’ologramma. Non c’è modo di contraffarlo, se non con il laser, per via della sua quadridimensionalità. So che è già stato contattato un fisico che vive all’estero, in Svizzera: vedremo. Ho tentato di svilupparlo con i sistemi ottici, ma non ce l’ho fatta». Il falsario s’accende una sigaretta, assume un’aria seria: «Io da due settimane sono alle prese con i 5 euro, senza riuscire; per fare una matrice di 10 mila lire bastavano 4 ore. Mah, forse per ora conviene concentrarsi sulle monete da 2 euro: facili da smerciare, nessun controllo elettronico». Elena Polidori