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 2002  gennaio 31 Giovedì calendario

La memoria in cantina: Sofri e le sue cose perdute, Panorama, 31 gennaio 2002 La trasmissione di Radio 3 di Marino Sinibaldi invita a suggerire cose perdute da conservare in un museo della memoria

La memoria in cantina: Sofri e le sue cose perdute, Panorama, 31 gennaio 2002 La trasmissione di Radio 3 di Marino Sinibaldi invita a suggerire cose perdute da conservare in un museo della memoria. Nella mia cantina trovo quello che segue. Una radio a galena. Una mazza da baseball verniciata di nero, spaccata e tenuta insieme da una vite e nastro adesivo. I formaggini di cioccolata. I fruttini Zuegg. Il tostacaffè. Il macinino del caffè. (Ma nei paesi seri il caffè si macina ancora ogni volta che lo si fa). L’omino del Brillcream. La carta di giornale igienica. La carta moschicida e la pompa del flit. Le tigri di Mompracem. L’acqua del pozzo. L’acqua del mare. Le stelle alpine. Il temperino. I chiodi storti. I ferretti delle scarpe. L’armonica a bocca. I pantaloni alla zuava. La biciclettina a ruota fissa. Il mastice e la carta vetrata per le forature in bicicletta. La pallina di vetro opaco della gazosa. I pennini. Soprattutto l’asciugapennini. La cravatta argentata col nodo fisso e l’elastico. Il compasso. Il gioco del cerchio. Il gioco dei cerchietti. I piumini del fucile a piumini. I pallini di sambuco per la cerbottana. Un accendisigari Ronson. La cintura americana di tela verde, con la fibbia di ottone a incastro. L’album di figurine di eroi del Risorgimento. L’inchiostro di china. Le penne di bambù. Un mazzo di tagliacarte. La lenza per pescare. Le scarpe a carro armato. La macchina a pedale Singer. Il ranno. La tavola per il bucato (come si chiama già? Non mi ricordo, stricaturu, forse, in pugliese). La matassa tenuta fra i polsi per assecondare il gomitolo. La fionda di legno con l’elastico tagliato dalla camera d’aria della bicicletta. L’arco fatto con lo spago e il raggio della bicicletta. Le pantofole nere con le margherite ricamate della Carnia. Un piccolo busto di Dante in finto bronzo comprato a piazzale Michelangelo. Una maschera da schermidore. Una maschera antigas. Il libretto delle giustificazioni. La penna stilografica Aurora. Un vasetto greco a figure nere. Un biglietto omaggio per il cinema Orfeo. Le etichette bianche col bordo azzurro da incollare sulla copertina nera dei quaderni a righe di terza col taglio rosso. Il binocolo. La lente d’ingrandimento. La calamita. Gli occhiali a mezza luna con le stanghette di ferro. Gli occhialetti di celluloide per il 3D. La prima patata dolce. La scoperta, molti anni dopo, che non era un errore di stampa: si chiama batata. La palla da baseball con la firma di Giulio Glorioso. La fotografia di Tiberio Mitri con l’autografo. La bandierina di Trieste con l’alabarda. Il diario di un antenato che si suicidò in una roggia per un piccolo dissesto finanziario provocato da un contabile infedele. Una fede di ferro ricevuta in cambio dell’oro alla patria. La balsa per gli aeromodelli. Il traforo. Il legno compensato. Una zattera con l’elica a molla. Canne e carta velina per aquiloni. I bicchieri infrangibili. L’argento vivo. I cuscinetti a sfera. Il filo a piombo. L’edizione Bur dei poeti del Dolce stil novo. Gli acquerelli. Le prese di corrente sporgenti, coi buchi grandi come le dita dei bambini. L’ingessatura del braccio destro. I punti sulla testa. I gelati dopo l’operazione alle tonsille. La neve. Il ghiaccio portato sulla spalla in una tela di sacco con le pagliuzze. La ghiacciaia. La macchinetta per grattare il ghiaccio. Il portauovo. L’uovo di legno per rammendare le calze. L’uovo di alabastro di Volterra. Una bambola Lenci. Un carillon con la ballerina classica. Una scatola di raso rosso a forma di cuore con dentro la ciocca di capelli chiari. Una scatola di fotografie di ragazze eritree. Una vera zagaglia con le frange. Lo spartito di Addò sta Zazà. I pantaloni corti di tela blu della Marina. Il latte in polvere Mellin. Il latte condensato in scatola. Il citrato bianco effervescente comprato invece delle caramelle. La liquerizia. Tre sigarette Nazionali semplici comprate sfuse incartate in carta da giornale. Una scatola di Giubek piena di francobolli di San Marino. Fave e foglie. Le more di gelso. I fiori della passione. La meda di fieno. La resina dei pini. Una coccinella. Un frammento di mosaico romano. Il gioco del Quindici. Quella specie di trottolino - un pirulicchio - da far girare perché cada su uno dei tre lati: uno, ics o due. Farlo girare da un bambino, perché è innocente. Un modello della corazzata Cavour, fatto dal fabbro di bordo della corazzata Cavour. Un sigaro Partagas. Una pietra paesina col disegno del Colosseo. Una ragazzina con le unghie mangiucchiate e macchiate d’inchiostro blu e un mazzetto di violette. Una scatola di latta già piena di biscotti, ora di bottoni. La calce viva. La calce spenta. Il latte da bollire. La pece. Adriano Sofri