Silvio Buzzanca la Repubblica, 09/07/2002, 9 luglio 2002
Offresi referendum, la Repubblica, martedì 9 luglio 2002 Roma. Lampedusa è lontana, sperduto lembo di terra italiana nel Mediterraneo
Offresi referendum, la Repubblica, martedì 9 luglio 2002 Roma. Lampedusa è lontana, sperduto lembo di terra italiana nel Mediterraneo. Ma Angela Maraventano, ristoratrice isolana seguace di Umberto Bossi, ha fiutato il vento che tira nella penisola: la frontiera della politica prossima ventura è il referendum. E così ad ottobre, chiusa la stagione turistica, è pronta a lanciare una consultazione popolare «legale» per secedere dall’odiata Sicilia e trasferirsi sotto l’ala protettrice della provincia di Bergamo. Mentre donna Angela pensa alla strada da seguire, i polverosi archivi della Cassazione hanno già inghiottito nove richieste di referendum veri, quelli che si svolgono in base all’articolo 75 della Costituzione. Niente in confronto alle valanghe di quesiti presentati negli anni dai radicali, l’ultima tornata erano 25, ma bisogna dire che quelli arrivati fino ad ora al Palazzaccio sono «pesanti». A partire dalle due richieste di cancellare le norme sul falso in bilancio presentate da Antonio Di Pietro e da Opposizione civile e Articolo 21. C’è poi il progetto abrogativo sulle rogatorie che vede in prima fila Mario Segni, lo stesso Di Pietro e il centrosinistra. E se, come probabile, arriverà anche il quesito sul conflitto di interessi, nella primavera del 2003 ci potrebbe essere un vero e proprio «giudizio di Dio» sul Cavaliere e il suo governo. L’Ulivo però nicchia e riflette. [...] Nel frattempo le firme le raccoglie Rifondazione comunista. Ma per allargare i diritti dell’articolo 18 e quelli sindacali alle imprese con meno di 15 dipendenti. Fino ad oggi i rifondaroli sono a quota 250 mila e contano di arrivare al traguardo entro il 10 agosto. Rifondazione appoggia poi quattro referendum ”ecologici” promossi anche dai Verdi e altre sigle ambientaliste e di base. Vincessero i sì verrebbero cancellate le norme della riforma Moratti sui finanziamenti pubblici alle scuole private, sparirebbero gli incentivi alle costruzioni degli inceneritori, il ministro della Sanità non potrebbe più stabilire per decreto che un certo cibo è buono alzando la soglia di sostanza tossiche che può contenere. E non si potrebbe più espropriare un terreno per piazzarci sopra un elettrodotto o delle antenne. Insomma di carne al fuoco ce n’è molta e fra depositati e in arrivo si può toccare la soglia di dieci quesiti. Ma ancor di più sono quelli minacciati, evocati, proposti. A cominciare da quello sul rientro dei Savoia, legge in dirittura di arrivo in questi giorni. Il Senato aveva appena votato in terza lettura la legge, senza il quorum che mette al riparo dalla richiesta di referendum, che il senatore diessino Lorenzo Forcieri annunciava la costituzione di un comitato promotore. E in questo caso per chiedere la cancellazione delle norme bastano le firme di un quinto dei membri di una Camera. Ma i promotori del referendum devono stare molto attenti perché il duca Amedeo d’Aosta indaga ancora su quello del 2 giugno 1946 [...] Di referendum si è parlato anche per il decreto salvadeficit e in particolare per Infrastrutture Spa e Patrimonio Spa del creativo ministro Tremonti. [...] Di cancellare le norme con un referendum si è parlato per la procreazione assistita - idea di Bobo Craxi - e per la legge sul sommerso e l’immigrazione. Fra i tanti il politico che ama di più l’idea del voto popolare è Alfonso Pecoraro Scanio: lo propone anche sulla legge Lunardi e su alcune norme in arrivo sulla caccia [...] Alfiero Grandi, per non essere da meno, ha proposto un referendum sulla scudo fiscale. Infine Forza nuova, a destra, non gradisce la legge sulla parità religiosa, e minaccia di appellarsi al popolo contro l’8 per mille agli islamici. Vedremo. Intanto è sicuro che i veneti voteranno a breve sui buoni scuola e i friulani sul sistema elettorale regionale proporzionale. I calabresi pensano di farlo sul nuovo statuto regionale. Abruzzesi e lombardi, per il momento, sono stati graziati sul traforo del Gran Sasso e la devolution. Ma ormai il grido «facciamo un referendum» si alza in ogni occasione. [...] E allora, si interroga il diessino Enrico Morando, perché non facciamo un bel referendum nella Quercia per stabilire la sorte dell’Ulivo? Bene, sembra rispondere a Cofferati il ministro Antonio Marzano, facciamolo questo referendum sull’articolo 18. Ma solo fra i giovani. Se si parla di ”under”, però, interviene l’ex leader dei giovani imprenditori Edoardo Garrone che chiede ai colleghi: perché non ci contiamo sull’articolo 18? E visto che si parla di Statuto dei lavoratori ecco Gino Giugni che propone: prima di ogni sciopero facciamo un bel referendum tra i lavoratori. [...] Silvio Buzzanca