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 2005  ottobre 25 Martedì calendario

APERTURA FOGLIO DEI FOGLI NON PUBBLICATA

«Ha visto? Quelli della Nasa hanno scoperto l’acqua calda». [1]
 una battuta? [1]
«Al contrario, parliamo di una scoperta straordinaria. Perché l’acqua calda, meglio tiepida, sta su Enceladus. [1] Per dirla con Carolyn Porco, responsabile dello studio delle immagini spedite dalla navicella Cassini, ”Abbiamo la pistola fumante che prova l’esistenza di acqua liquida fuori dalla Terra”». [2]
Ma di che parla? [1]
«Enceladus è un piccolo satellite poco aldilà degli anelli Saturno, con un diametro di appena 498 chilometri, circa un ottavo della nostra Luna. Fu scoperto nel 1789 da William Herschel. [1] Deve il nome al gigante Encelado, sconfitto da Giove e sepolto da Atena sotto il monte Etna, di cui gestisce le intemperanze. [3] Anche nell’oculare dei più potenti telescopi, è un trascurabile puntino di luce. Furono le sonde Voyager all’inizio degli Anni 80 a svelarcene l’aspetto: una sfera alla temperatura di 210 gradi sotto zero, sforacchiata da crateri ma caratterizzata soprattutto da una superficie corrugata, incartapecorita, percorsa da lunghi solchi quasi rettilinei: chiaramente crepacci che si sono aperti nel ghiaccio chissà quanti millenni fa. [1] Insomma, Enceladus è un corpo ancora vivo con attività vulcanica e si va ad aggiungere al ristrettissimo ed esclusivo club che comprende le lune Io di Giove, Tritone di Nettuno e, naturalmente, la Terra». [4]
E su questo Enceladus c’è l’acqua? [4]
«Erutta nello spazio getti d’acqua vaporizzata. Candy Hansen, scienziata della missione Cassini al Jet Propulsion Laboratory della Nasa, in California, dice che ”si alzano come piume vistose nello spazio”. Veri e propri geyser come quelli di Larderello, in Toscana. [4] Porco dice che gli spruzzi d’acqua sono ”simili a quelli che si trovano nel Parco di Yellowstone”. [5] Andrew Ingersoll, esperto di fenomeni atmosferici del California Institute of Technology ed autore assieme a Jeffrey Kargel dell’Università dell’Arizona dell’articolo che svela i risultati della sonda pubblicato da ”Science”, precisa che ”i getti di vapore acqueo assomigliano al geyser Old Faithful”. [2] Sa come se ne sono accorti?». [4]
Dica. [4]
«L’anno scorso, durante una ricognizione ravvicinata, si scoprì che Enceladus era avvolto da una tenue e inspiegabile atmosfera. Con la gravità così bassa come poteva esistere? Si chiedevano gli scienziati. L’unica risposta era che in qualche modo venisse alimentata. Inoltre, il polo sud sul quale stazionava una strana nube di vapore acqueo, risultava più caldo dell’equatore: 163 gradi sotto zero contro 193». [4]
Ma a noi che ce ne frega? [2]
«Come ha spiegato lo scienziato Torrence Johnson si tratta della prima volta che osserviamo prove concrete di acqua liquida così vicina alla superficie di un pianeta diverso dalla Terra. [2] La Hansen aggiunge che se succede ciò che hanno rilevato, significa che il prezioso liquido esiste in grandi riserve molto vicine alla superficie, non oltre dieci metri di profondità, ad una temperatura superiore a zero gradi centigradi. Tenendo conto che si tratta di una luna piccola e fredda, l’elenco degli ambienti extraterrestri che offrono condizioni favorevoli alla presenza di organismi viventi si allunga». [4]
Parliamo di extraterrestri? [2]
«Le fome di vita che Enceladus potrebbe ospitare sono microbi o altri organismi primitivi, capaci di sopravvivere in condizioni climatiche estreme ma la stessa possibilità della loro esistenza appare destinata a far compiere un passo significativo verso la scoperta di nuove forme di vita dell’Universo. [2] Di certo non è nemmeno il caso di pensare a vita intelligente extraterrestre, che è quella che maggiormente ci affascina e insieme ci spaventa, e nemmeno a più semplici forme primordiali. Il fatto è che, riproponendo il credo di Talete in chiave contemporanea, l’acqua allo stato liquido parrebbe essere un ingrediente indispensabile ai processi biologici che si fondano sulla chimica del carbonio. Una conditio sine qua non che Encelado pare possedere». [3]
Ma l’acqua è così rara nell’universo? [3]
«Nel Sistema Solare l’acqua non manca. Ma allo stato liquido è per lo più relegata a grandi profondità sotto croste solide, magari fatte proprio di ghiaccio d’acqua. [3] Se c’è acqua tiepida, si può sviluppare la vita. Nelle acque fumanti di Yellowstone prosperano batteri termofili. Batteri e grandi vermi bianchi dalla forma tubolare sono stati scoperti pochi anni fa sul fondo degli oceani dove affiorano getti di acqua calda solforosa: sono forme di vita sorprendenti, le uniche che non dipendano dall’energia solare né direttamente né indirettamente. Per questo al Jet Propulsion Laboratory i ricercatori sono tanto eccitati». [2]
Secondo lei gli extraterrestri esistono? [6]
«Oggi si scoprono tanti pianeti extra solari, la probabilità che esistano altre forme di vita, anche elevate, è sempre maggiore. E possiamo dare risposte meno azzardate di una volta. I pianeti sono importanti, perché la vita può sorgere solo sui pianeti, non certo sulle stelle, che son troppo calde, né nello spazio interstellare, che è troppo rarefatto. Queste scoperte fanno ipotizzare che i pianeti siano diffusi, nell’universo, e, possibilmente, siano diffuse anche le forme di vita. E quelle elementari saranno molto più copiose di quelle elevate, che richiedono numerose condizioni favorevoli concomitanti. Come dice l’astrofisica Margherita Hack, ai tempi di Tolomeo si pensava che la terra fosse al centro dell’universo, fatta apposta per l’uomo. Pensare ora che essa sia unica e sola a ospitare forme di vita, soprattutto intelligenti, è secondo lei un indice di egocentrismo, di geocentrismo. [6] E però c’è sempre il paradosso di Fermi». [7]
Che roba è? [7]
«Nessuno ha ancora risposto in modo convincente alla domanda che il fisico Enrico Fermi pose (secondo la leggenda) in un giorno del 1950, mentre mangiava con alcuni colleghi alla mensa dei Laboratori di Los Alamos: ”Se gli extraterrestri esistono, dove sono?”. La piccola chiacchierata fu rapidamente promossa a ”paradosso di Fermi”. Con quattordici miliardi di anni alle spalle, e con tutte queste stelle che potrebbero ospitare pianeti, è logico attendersi che il cosmo abbia potuto dare origine a civiltà antichissime, capaci di avere già avviato un complesso programma di esplorazione e colonizzazione dello spazio. Dovrebbero allora essere già arrivate da queste parti. Però non ci sono». [7]
 sicuro che non ci sono? [8]
«Paul Theodore Hellyer, ex ministro della Difesa ed ex vicepremier del Canada, va in giro dicendo che gli Ufo volano da oltre mezzo secolo in totale libertà sui cieli del nostro pianeta e che per questo il governo degli Stati Uniti sviluppa armi segrete per fronteggiare possibili attacchi provenienti dal cosmo. Secondo lui da un giorno all’altro potrebbe scoppiare una guerra intergalattica e il vero motivo per cui è stato ordinato alla Nasa di realizzare una base sulla Luna entro il 2020 è la volontà della Casa Bianca di monitorare da vicino i velivoli extraterrestri che vanno e vengono dalla Terra». [8]
E lui come fa a saperlo? [8]
«Tra il 1963 e il 1967 partecipò alle riunioni a porte chiuse dell’Alleanza Atlantica e dice che in quel modo venne al corrente dei segreti del Norad, il comando aereo americano-canadese che veglia su ogni movimento sui cieli del Nordamerica. Dice che gli Stati Uniti vennero a conoscenza dell’esistenza degli Ufo nel 1947 allorché cadde su Roswell, in New Mexico, quello che molti testimoni descrissero come un ”disco volante” prima delle smentite arrivate dai militari di Washington. ”Il livello di segretezza relativo a quanto avvenuto a Roswell è stato sin dall’inizio senza paragoni - ha spiegato - e la grande maggioranza degli alti funzionari e dei politici degli Stati Uniti, senza contare i puri e semplici ministri della Difesa, non vennero mai informati di nulla”. Solamente i presidenti degli Stati Uniti e pochi altri sarebbero dunque dal 1947 al corrente della verità sulla provenienza dei resti raccolti a Roswell e delle successive scoperte fatte nella base del Nevada ”Area 51” sulla circolazione degli Ufo sui cieli della Terra». [8]
E da dove verrebbero questi alieni? [8]
«Finora le condizioni vagamente favorevoli alla vita non le abbiamo trovate nei posti del sistema solare che sembravano più promettenti. Venere è molto simile alla Terra per dimensioni e collocazione: ma è un inferno dove piove acido solforico. Marte ha fatto molte promesse ma non le ha ancora mantenute. Invece sembra che un oceano di acqua liquida ci sia sotto il ghiaccio di Europa, satellite di Giove. Titano, satellite di Saturno esplorato dalla sonda europea Huygens, compagna di viaggio di Cassini, sembrava dovesse essere una potenziale culla della vita, ma finora si sono riconosciute soltanto molecole di idrocarburi. Mattoncini di molecole pre-biologiche, niente di più. E probabilmente anche l’entusiasmo per l’acqua di Enceladus è eccessivo. [1] Secondo alcuni biologi, la vita è un incidente isolato, così improbabile che noi stessi dovremmo dubitare di essere qui. [7]
Addirittura. [9]
«Stephen Jay Gould parlava della vita come di un ”magnifico incidente”; Richard Dawkins dell’Università di Oxford paragona l’evoluzione alla scalata di un Monte Impossibile. Ma è mai possibile ragionare a partire da un unico esempio? Si può parlare con qualche sicurezza di pianeti simili alla Terra, oppure la Terra è fisicamente, chimicamente e geologicamente unica? E anche ammettendo che ci siano altri pianeti abitabili, quante sono le chance che vi possa nascere la vita, con tutte le migliaia di coincidenze e contingenze di natura fisica e chimica che essa comporta? La vita potrebbe in effetti essere un evento unico e irripetibile. Ovviamente, le opinioni al riguardo sono quanto mai disparate. Il biochimico francese Jacques Monod considerava la vita un incidente fantasticamente improbabile, che non avrebbe potuto verosimilmente verificarsi da nessuna altra parte dell’Universo. De Duve invece ritiene che non ci sia soltanto vita unicellulare nell’Universo, ma che vi sia vita complessa e intelligente su miliardi di pianeti». [9]
E a chi dobbiamo dar retta? [9]
«Ciò che ci occorre, ciò di cui dovremmo disporre, è la prova concreta di una forma di vita su un altro pianeta o corpo celeste. [9] Ecco perché adesso Enceladus è un obiettivo ad alta priorità e aspettiamo con ansia la primavera del 2008 quando la sonda Cassini sorvolerà la minuscola luna da un’altezza di appena 350 chilometri. [4] Nell’attesa, può leggere I primi uomini sulla Luna, il libro scritto nel 1901 da H. G. Wells». [9]
Dovrei? [9]
«Cavor e Bedford, i due uomini in questione, atterrano in un cratere, apparentemente privo di vita e desolato, poco prima dell’aurora lunare. Quando sorge il sole, si rendono conto che un’atmosfera esiste, e individuano alcune pozze e gorghi d’acqua, e dei piccoli oggetti rotondi disseminati sul terreno. Uno di questi, non appena è riscaldato dai raggi del sole si apre, rivelando un barlume verde (’’Un seme!’, esclamò Cavot, per poi aggiungere a voce sommessa: ’Vita!’”). I due uomini appiccano il fuoco a un pezzo di carta e lo lasciano cadere: la carta rifulge, emana un filo di fumo, lasciando intendere che, per quanto sottile, l’atmosfera è ricca di ossigeno e può consentire la vita, così come essi la conoscono. Eccoli qui riassunti, dunque, i requisiti della vita per come li concepì Wells: acqua, sole (fonte d’energia) e ossigeno». [9]
E c’è qualche pianeta con questi requisiti? [7]
«Ci vuole prima di tutto il giusto pianeta, con una giusta distanza dal suo sole. E poi deve trovarsi in una zona ”tranquilla” della galassia, dove non esploda qualche supernova nei paraggi e dove non ci siano radiazioni troppo intense. Sopra questo fortunato corpo celeste devono avvenire reazioni chimiche molto delicate, facilmente disturbate dalle condizioni ambientali. Qualcuno sostiene addirittura che senza la presenza della Luna, con le maree e la conseguente formazione di pozze d’acqua isolate dove le prime molecole organiche potessero aggregarsi, il nostro pianeta non avrebbe mai visto l’alba della vita». [7]
Che mi dice di Marte? [9]
«Forse, l’unico eventuale surrogato della Terra era Marte, che si sapeva essere un pianeta solido, di dimensioni adeguate, con un’orbita stabile, non troppo distante dal sole e che si supponeva quindi dovesse avere in superficie una gamma di temperature compatibili con la presenza di acqua allo stato liquido. L’ossigeno libero, però, come poteva mai essere presente nell’atmosfera del pianeta? Che cosa avrebbe mai potuto evitare che fosse spazzato via dal ferro ferroso e da altri elementi chimici affamati d’ossigeno, a meno che in qualche modo esso non fosse costantemente pompato in enormi quantità, sufficienti a ossidare tutti i metalli in superficie e a mantenerne al tempo stesso pregna l’atmosfera?». [9]
Sulla Terra come andò? [9]
«Furono le alghe verde-blu, o cianobatteri, a riempire di ossigeno l’atmosfera terrestre con un processo che richiese tra un miliardo e due miliardi di anni. Dai reperti fossili risulta che i cianobatteri risalgono a tre miliardi e mezzo di anni fa. Eppure, cosa sorprendente, alcuni di loro prosperano ancora oggi, in sperduti angoli della Terra, sotto forma di strane colonie dette stromatoliti. un’esperienza straordinaria recarsi a Shark Bay, nell’Australia occidentale, dove gli stromatoliti si trovano molto bene nelle acque ipersaline, e osservarli rilasciare lentamente bolle di ossigeno, riflettendo su come tre miliardi di anni fa fu così che la Terra si trasformò. I cianobatteri escogitarono la fotosintesi: catturando l’energia solare furono in grado di combinare l’anidride carbonica (molto presente nell’atmosfera della Terra agli albori della sua storia) con l’acqua, creando delle molecole complesse - zuccheri, carboidrati - che i batteri potevano immagazzinare e utilizzare più tardi per rifornirsi di energia all’occorrenza. Questo processo generò, come prodotto di scarto, l’ossigeno, quanto di più determinante per il futuro dell’evoluzione». [9]
Senza ossigeno non ci può essere vita? [9]
«Sebbene l’ossigeno libero nell’atmosfera di un pianeta sarebbe da considerarsi un infallibile marcatore di forme di vita, la sua presenza non indica necessariamente la presenza di vita. Nel nostro sistema solare e anche altrove possono esservi pianeti privi di atmosfera piena di ossigeno e tuttavia brulicanti di batteri anaerobici che non necessariamente devono vivere sulla superficie. Anzi, possono trovarsi benissimo sotto la crosta, nei camini vulcanici e nei depositi di zolfo, come ancora oggi sulla Terra, per non parlare degli oceani e dei laghi sotterranei. Si suppone che vi sia un oceano simile sotto la superficie di Europa, la luna di Giove, imprigionato da un strato di ghiaccio spesso parecchie miglia. La sua esplorazione costituisce una delle priorità astrobiologiche di questo secolo» [9]
Certo che se fossimo soli sarebbe una bella responsabilità. [7]
«Il fisico teorico inglese Stephen Webb dice che riesce a immaginare solo una cosa ancora più triste: la possibilità che gli unici animali coscienti di sé, l’unica specie capace di rischiarare l’Universo con gesti d’amore, umorismo e compassione, debba estinguersi agendo da stupida. Se sopravviviamo, abbiamo una Galassia da esplorare e fare nostra. Se ci distruggiamo, se roviniamo il nostro pianeta prima di lasciarlo... be’, potrebbe passare molto tempo prima che un individuo di un’altra specie guardi in alto, verso il cielo notturno del proprio pianeta, e si chieda: Dove sono tutti quanti?». [7]