Emanuele Severino Corriere della Sera, 28/06/2002, 28 giugno 2002
Il disagio di non nascere, Corriere della Sera, venerdì 28 giugno 2002 Nella discussione in Parlamento, l’argomento principale dei cattolici contro la fecondazione eterologa è stato che, nascendo in questo modo, il bambino andrebbe incontro a rilevanti disagi mentali e affettivi quando venisse a sapere di essere figlio di tre o quattro genitori
Il disagio di non nascere, Corriere della Sera, venerdì 28 giugno 2002 Nella discussione in Parlamento, l’argomento principale dei cattolici contro la fecondazione eterologa è stato che, nascendo in questo modo, il bambino andrebbe incontro a rilevanti disagi mentali e affettivi quando venisse a sapere di essere figlio di tre o quattro genitori. Egli, si è precisato, ha dei diritti. E quale sarebbe, per i cattolici, l’alternativa a quei disagi del bambino? Non farlo nascere. Non dargli la vita che la fecondazione eterologa potrebbe dargli. Lasciarlo definitivamente nel nulla. In questo modo, certo, il bambino non avrà più alcun disagio. Di nati con la fecondazione eterologa ce ne sono già, e forse in età di ragione. Si provi a chiedergli se invece di quei disagi preferirebbero non essere mai esistiti, non aver mai ricevuto la vita. Che direbbero i cattolici se rispondessero che, sì, preferirebbero non esser mai esistiti? Questa preferenza per l’inesistenza (e dunque per l’assenza di ogni rapporto con Dio) non è per niente cristiana: è propria dell’antica sapienza pagana del sileno, il quale dava questa sconsolata risposta al re Mida, che gli chiedeva che cosa fosse meglio per l’uomo. Ma non si può escludere che qualche bambino risponda in quest’altro modo, meno pessimista e pagano: «Cari amici cattolici, vi sono molto grato per la premura che mostrate per i miei disagi mentali e affettivi. Tuttavia vi assicuro che nonostante la loro presenza io preferisco essere nato ed avere avuto la vita, sia pure in quel modo moralmente sconveniente che è proprio della fecondazione eterologa e che non tien conto dei miei diritti. Insomma, preferisco che i miei diritti siano calpestati, e vivere, piuttosto che siano rispettati, e non vivere». A questo punto gli amici del bambino o non avranno più nulla da ribattere o cercheranno di convincerlo, in base alla morale cattolica, che egli sta molto peggio di come crede di stare. Ma uno che assicura di preferire alla propria inesistenza il modo anche malandato in cui esiste lo si vorrà convincere che per lui era meglio non esistere, o che per rispettare l’ordine morale cattolico sarebbe stato meglio che lui non fosse mai esistito? E se lo si convince non lo si farà star peggio? O gli si vorrà nascondere il problema e allevarlo separato dalla società, dove tali problemi sono discussi? Un bambino può avere disagi mentali e affettivi anche venendo a sapere di essere il frutto di una fornicazione o di un adulterio. E dato il clima culturale oggi dominante, dove le manipolazioni tecnologiche diventano sempre più ”naturali” per la gente, è per lo meno dubbio che questo secondo tipo di bambino si senta meglio di chi sa di essere frutto della fecondazione eterologa. A meno che non si tratti come una verità assoluta l’improbabile principio che il disagio di quel secondo bambino sia essenzialmente inferiore al disagio del primo, c’è dunque una sostanziale omogeneità tra i due disagi (e cioè tra i due casi). Si faccia avanti qualsiasi psicologo, sociologo, eccetera, a mostrare il contrario. A questo punto la situazione si presenta così: in entrambi i casi ora considerati esiste, per la morale cattolica, un disordine morale (la fecondazione eterologa, la fornicazione-adulterio) al fondamento della nascita dei due tipi di bambini (che tuttavia grideranno entrambi: «Sia benedetto il disordine morale che mi ha fatto nascere»); e in entrambi i casi ci sono due forme di disagio sostanzialmente omogenee. Così stando le cose, che dovrebbero fare i cattolici per essere coerenti? Dovrebbero votare in Parlamento in modo analogo a come hanno votato per la fecondazione eterologa. Cioè dovrebbero far diventare legge dello Stato la proibizione della fornicazione e dell’adulterio. E poiché non c’è legge senza sanzione, dovrebbero far punire dallo Stato la fornicazione e l’adulterio. Avrebbero poi da stabilire se la punizione debba essere la lapidazione, come avviene negli Stati integralisti dell’Islam, oppure una forma più lieve di sanzione, come è presumibile che essi preferiscano, visto che il mondo cattolico condanna oggi la pena di morte. In democrazia la maggioranza può far diventar legge non solo questo e altro, ma anche quel che è in contraddizione con i princìpi della democrazia. E anche ciò che è incoerente. La cultura cattolica si propone però di non essere incoerente. Anche il metodo democratico se lo propone, ma lascia che, almeno sino a quando non ce se ne accorge, le leggi dello Stato siano incoerenti. Che dire, infine, dei bambini non ancora nati, che resteranno definitivamente inesistenti in seguito all’approvazione della legge contro la fecondazione eterologa? Per la dottrina cattolica gli ancor non nati non hanno diritti, tanto meno quello di esistere. Se li avessero, e avessero diritto di esistere, Dio sarebbe costretto a rispettarli e la creazione divina non sarebbe libera. Soprattutto qui ci si porta nel mare aperto della filosofia (è positivo che i parlamentari italiani abbiano tentato di solcarlo), dove andrebbe discusso questo straordinario e terribile pensiero: che la libertà di Dio lascia definitivamente nel nulla tutto ciò che essa non ha voluto creare. Il testo della Sapienza (11,2), rivolgendosi a Dio, dice: «Se tu avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure creato». In tal modo non si sta forse dicendo che, se Dio non ama qualcosa, nemmeno vuole crearlo? (e che dunque tutti i frutti della fecondazione eterologa non sono amati da lui?). Emanuele Severino