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 2002  giugno 28 Venerdì calendario

Un caso Enron sul campo da golf, La Stampa, venerdì 28 giugno 2002 C’è una connessione fra il gioco del golf e gli scandali Enron, Global Crossing, Qwest e WorldCom che hanno scosso le Borse di tutto il mondo? Forse sì

Un caso Enron sul campo da golf, La Stampa, venerdì 28 giugno 2002 C’è una connessione fra il gioco del golf e gli scandali Enron, Global Crossing, Qwest e WorldCom che hanno scosso le Borse di tutto il mondo? Forse sì. Un’inchiesta pubblicata dal giornale ”Usa Today” ha rivelato che l’82 per cento dei top manager americani viene regolarmente sorpreso a rubare nel punteggio e a non rispettare le regole nelle partite disputate con rivali di altre compagnie. Si dice che nessun altro sport come il golf riveli il vero carattere delle persone: la pallina dei dilettanti va solo ogni tanto dove si vorrebbe e si è obbligati a giocarla nella posizione in cui si trova, spesso in situazioni impossibili: dall’erba alta, da un fitto bosco, dalla sabbia. Ostacoli che possono determinare pessimi tiri e risultati penosi, ai quali solo persone dotate di un grande autocontrollo sanno rimediare. La maggior parte dei top manager americani risolve invece il problema spostando senza farsi vedere la pallina in posizioni più comode, dichiarando meno colpi di quelli effettivamente eseguiti o - peggio ancora - spingendo la palla degli avversari nei bunker di sabbia o passandoci sopra con il golf-cart per affondarla nel terreno. Quasi sempre, in queste partite fra colleghi, si scommette qualcosa. «Se vedeste che cosa fanno per vincere dieci dollari, capireste che cosa possono fare quando sono in ballo milioni di dollari» ha detto a ”Usa Today” Jeff Harp, ex presidente della Summit National Bank. Ken Siegel, uno psicologo che ha intervistato manager per 25 anni, è arrivato alla conclusione che molti dirigenti delle grandi compagnie americane hanno perso la capacità - sul green come in azienda - di distinguere che cosa è onesto da che cosa non lo è: dicono abitualmente bugie sempre più grandi, quasi senza rendersene conto. E per chi ancora rispetta le regole non c’è più speranza. Vittorio Sabadin