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 2002  luglio 02 Martedì calendario

Il povero corpo di Pannella, da trent’anni usato come arma, la Repubblica, martedì 2 luglio 2002 Roma

Il povero corpo di Pannella, da trent’anni usato come arma, la Repubblica, martedì 2 luglio 2002 Roma. Malvagiamente retribuito, il suo corpo inizia per la seconda volta in poche settimane a dondolare nel vuoto. Stamane a mezzogiorno salirà le scale del Quirinale e si presenterà a Carlo Azeglio Ciampi nella sua rinnovata, magnifica e spettrale condizione. Questo oramai è divenuto l’unico modo per salire onorato dal saluto dei corazzieri, l’estrema speranza di venire filmato dalla tv, ritratto dai giornali e ricordato dai politici. Marco Pannella presenterà quel corpo a Ciampi nella veste di un medico che osserva e freddamente commenta le lastre del malato: «Tu non sei arbitro o consigliere ma garante, e quindi devi garantire al Csm e alla Camera dei deputati il funzionamento secondo Costituzione. Devi mandare un messaggio alle Camere: o lo mandi tu o lo manda questo corpo crepando. Ti rendi conto che questo corpo rischia di crepare?». Il corpo di Marco Pannella conta oramai 72 anni di vita. La sua disgrazia, la vera tragedia, le pene che devono patire il suo fegato, la milza, il cuore, è che il titolare ha deciso di servirsene via via sempre più smodatamente. Prima il bavaglio, e soltanto la bocca veniva offesa e irrisa. Poi lo sciopero della fame alternato a cappuccini ipercalorici, ristoro minimo per una macchina sotto pressione. Quindi lo sciopero della fame totale: non una brioche o un tramezzino, ma solo acqua. Le complicanze della lotta politica e la loro variabilità hanno riprodotto ciclicamente una doppia figura di Pannella. Nella piatta stagione della battaglia polemica ma unicamente parolaia (con la ferocia aggressività delle sue parole Pannella ha dato vita alle stagioni mirabili delle lotte civili per il diritto al divorzio e all’aborto) il capo dei radicali ostentava l’imponenza del fisico, la sua vastità, la cura nell’abbigliamento, la spietata determinazione ad esibire sempre (o quasi) una cravatta al collo e una giacca sulle spalle. Poi, e sempre più, Pannella ha deciso di sostituire l’arma contundente del verbo con la possanza scenica del corpo che lotta sfibrandosi, e proporre allo spettacolo del bavaglio in tv il colpo di un filo stremato di ossa. Sono cambiate le stagioni e persino il destino radicale di ritrovarsi almeno con una pattuglia in Parlamento è stato tradito. Come Crono con i suoi figli, Marco ha divorato i suoi pupilli e periodicamente diserbato il partito da volti incongruenti con la logica del dominio assoluto e incontrastato. Mauro Mellini, Francesco Rutelli, e poi Spadaccia, Negri, Calderisi, Vigevano. Via via coccolati, amati, svezzati e poi però rifiutati, in qualche caso dimenticati, in altri derisi o cambattuti. Persino la forza del suo legame con Emma Bonino che ha resistito per interi decenni ha perso improvvisamente luce ed è divenuta, nel giro breve di qualche mese, un altro fascicolo della turbovita di Pannella. Così, ad ogni successo politico è seguita la repentina dissoluzione delle fortune appena conquistate. Ma non è mai mancata la voglia disperata di mostrare di saper riprendere la partita in zona Cesarini e tentare, come negli sport estremi, di dimostrare che l’ultima e più spericoltata prova non è in realtà mai la definitiva. Così, ed è storia di queste settimane, Pannella ha scelto di compiere il di più che serviva per essere straordinario, nel senso letterale. E dare scandalo, nel senso letterale. Il Parlamento non eleggeva i suoi rappresentanti alla Consulta? Ha scelto di non mangiare e di non bere, poi ha deciso l’indicibile: mostrare la sua urina in tv e berla. Come previsto, il gesto di Pannella ha fatto così orrore che è riuscito a centrare il bersaglio. Ciampi l’ha scongiurato di smetterla, ha telefonato, e non è consuetudine quirinalizia, allo spettacolo domenicale di Maurizio Costanzo che vedeva il corpo sfigurato del guru radicale depositato su una sedia. Quella telefonata del presidente ha alzato polvere, la polvere ha ridestato i parlamentari, il plenum della Consulta è stato ottenuto, Pannella ha vinto. Sembrava finita, e invece l’ultimo scandalo era il penultimo. Adesso la politica non riesce a dare alla Camera dei deputati il numero dei parlamentari che la Costituzione prevede, né al Csm i componenti ad esso assegnati dalla legge. Ecco dunque la proposizione di «una forma di Satyagraha mai finora nemmeno immaginata». Pannella non mangerà e non berrà, ad oltranza. Sua sorella Liliana dice che Marco ha deciso di offrire «con letizia la sua vita alla conquista della certezza del diritto». Trenta i chili persi, l’ultima (o la penultima) temeraria manovra di sfondamento è appena iniziata. Antonello Caporale