Gaia Giuliani Il Venerdì, 28/06/2002, 28 giugno 2002
A Fucecchio ci sono gocce di rugiada che possono fare una strage di insetti, Il Venerdì, 28 giugno 2002 Testimoni, pentiti, vittime sciolte in un liquido mortale e insabbiamenti
A Fucecchio ci sono gocce di rugiada che possono fare una strage di insetti, Il Venerdì, 28 giugno 2002 Testimoni, pentiti, vittime sciolte in un liquido mortale e insabbiamenti. Un affaire mafioso? No, la storia di una scoperta botanica unica al mondo. il 1987, le orchidee della provincia di Lucca hanno fame, e per coltivarle serve lo sfagno, una varietà di muschio molto pregiata, che la legge consente di raccogliere solo in piccolissime quantità. Per alcuni dei vivaisti locali non c’è che un rimedio: la clandestinità. Individuata la zona di riproduzione del muschio, iniziano le prime spedizioni. «Li scoprimmo grazie a un pentito, sì, un raccoglitore con la coscienza sporca che confessò tutto», ricorda Vasco Nesti, allora maresciallo della Guardia Forestale di Empoli. Grazie alle sue segnalazioni, «organizzammo una battuta, con una squadra di forestali e botanici, trovando il muschio in dieci metri quadrati di terreno melmoso», un’area compresa all’interno delle Cerbaie, zona boschiva di Fucecchio, Firenze. Sembrava tutto concluso quando, osservando da vicino il terreno, due ricercatori si accorsero di una minuscola piantina che faceva capolino tra la vegetazione. «Proprio non ce lo aspettavamo, anche se sapevamo che il terreno poteva essere quello giusto». Angelo Lippi, curatore dell’orto botanico di Lucca, insieme a Giuseppe Pistolesi, fu il primo a scoprire la Drosera rotundifolia L. var. corsica Maire, una pianta carnivora che si credeva estinta e che ora ha come unico asilo al mondo il bosco di Fucecchio. «Mi accorsi che c’era qualcosa di strano osservando le foglie. Crescevano anche sul fusto, ed avevano piccoli tentacoli che la Drosera comune non ha». Era la ”Rugiada del sole”, una pianta carnivora originaria della Corsica, da cui scomparve all’inizio del secolo dopo una serie di interventi di bonifica. Sulle sue foglioline a rosetta crescono piccoli peli rossicci all’apice dei quali, con un equilibrio che sembra quasi magico, sono adagiate delle stille di liquido simili a gocce. «Sono delle trappole micidiali» dice Alessandra Perugi, autrice un paio di anni fa di una monografia sulla pianta che si chiama appunto Rugiada del sole, e che ha incuriosito anche Adriano Sofri sul ”Foglio”. «Gli insetti, attirati dall’apparenza acquosa, si poggiano sopra, rimanendo preda di una sostanza vischiosa. E più si dibattono, più goccioline toccano». Ma non basta: gli stratagemmi della pianta, come delle altre colleghe di categoria, sono ancora più sofisticati, tanto da far pensare che se l’Fbi ha scelto ”Carnivore” come nome per il suo sistema di decriptazione del materiale che viaggia sul web, forse un parallelo c’è. La mucillagine adesiva che immobilizza gli insetti (le apparenti ”goccioline di rugiada” delle foglie), riesce anche a portarli al soffocamento, occludendone le trachee. E per andare sul sicuro, l’ultima arma, i tentacoli, lunghi peli ghiandolari che stringono il malcapitato fino all’ultimo respiro: dopodichè, digerito grazie a un liquido enzimatico che lo scioglierà completamente, acquisendone le sostanze nutritive, di lui non resterà traccia... Nonostante l’importanza della scoperta, la pubblicità fu poca: qualche articolo sui giornali locali, un servizio sulla tv di Empoli. «Fui costretto ad abbandonare tutto dal Ministero dell’Agricoltura di allora», dice l’ex maresciallo Nesti, «mi obbligarono a smettere di contattare la stampa: volevano occuparsene loro, ma non hanno mai fatto niente. Mi dispiace solo che quando fu messa in vendita la zona, Indro Montanelli, il grande giornalista originario proprio di qui, che voleva comprarne 40 ettari, si tirò indietro all’ultimo, altrimenti sarebbe stata un’altra storia». La Drosera, in ogni caso, adesso è salva: per preservarla, la zona in cui cresce è tenuta segreta e protetta da recinzioni. L’orto botanico di Lucca ne ha comunque riprodotto alcuni esemplari, che è possibile far crescere anche in vitro: non si sa mai... Gaia Giuliani