Alessandro Plateroti Il Sole-24 Ore, 03/07/2002, 3 luglio 2002
Il terrorismo affolla i casinò americani, Il Sole-24 Ore, mercoledì 3 luglio 2002 New York. Un anno di recessione e 9 mesi di guerra al terrorismo hanno tolto agli americani la voglia di viaggiare ma non quella di divertirsi al tavolo verde, dove secondo le statistiche dell’American Gaming Association si sono seduti l’anno scorso 52,3 milioni di americani, una cifra da record che si traduce in 303 milioni di visite ai 434 casinò commerciali ufficialmente registrati in 11 Stati americani
Il terrorismo affolla i casinò americani, Il Sole-24 Ore, mercoledì 3 luglio 2002 New York. Un anno di recessione e 9 mesi di guerra al terrorismo hanno tolto agli americani la voglia di viaggiare ma non quella di divertirsi al tavolo verde, dove secondo le statistiche dell’American Gaming Association si sono seduti l’anno scorso 52,3 milioni di americani, una cifra da record che si traduce in 303 milioni di visite ai 434 casinò commerciali ufficialmente registrati in 11 Stati americani. Malgrado il calo dei consumi e l’incertezza sul posto di lavoro, dunque, casinò e sale da gioco hanno continuato a catturare la fantasia e il portafoglio degli americani, la cui voglia di puntare sulla ruota della fortuna ha generato vincite nette per oltre 50 miliardi di dollari a favore dei grandi casinò di Las Vegas e Atlantic City, le due capitali mondiali del gioco d’azzardo. Una torta miliardaria, quella dei casinò, di cui beneficia anche il fisco: scommesse e puntate generano infatti un gettito fiscale di oltre 3 miliardi di dollari a favore degli Stati che hanno legalizzato le sale da gioco. Sul piano dei ricavi, i casinò hanno registrato un aumento del fatturato netto del 5 per cento nel 2001, un incremento giudicato «molto positivo» dall’Associazione del gioco d’azzardo, soprattutto se si pensa che dopo l’11 settembre la paura degli attentati ha fatto cadere i flussi turistici verso il Nevada e altri Stati in cui operano i casinò. In questo contesto, i rischi che aspettano chi scommette sui titoli dei giganti dell’azzardo sono forse minori di quelli che corrono i giocatori seduti sul tavolo. Basti pensare che negli ultimi 6 mesi, un periodo in cui l’indice Standard & Poor’s ha perduto oltre il 16 per cento, i titoli delle grandi holding delle sale da gioco hanno registrato guadagni stratosferici: la Jcc Holding si è portata avanti del 332,43 per cento, la Trans World Corp del Nevada del 140, la Boyd Gaming del 124,62 e la Trump Hotel & Casino - la holding dell’impero di Donald Trump - del 104,35. E al di là dei casi specifici di grande successo, anche l’indice settoriale dei casinò elaborato dalla Dow Jones si è comportato egregiamente: il suo valore, oggi fissato a 225,69, ha oscillato negli ultimi 12 mesi tra quota 136,73 e quota 268,69 e per l’anno presenta ancora un rialzo dell’uno per cento. Secondo gli analisti, la forza di questi titoli è legata non solo alla propensione degli americani verso il gioco d’azzardo, ma anche al riposizionamento strategico varato dai protagonisti del settore: «Oggi - spiega un analista di Wall Street - si va a Las Vegas non solo per giocare ma anche per portare in vacanza la famiglia: prezzi molto bassi, nuove tecnologie e la grande enfasi posta sullo spettacolo e sulla gestione del tempo libero hanno raddoppiato il numero delle famiglie che preferisce passare le vacanze a Las Vegas piuttosto che a New York o San Francisco». L’unico momento di pausa nella corsa dei prezzi dei titoli dei casinò c’è stata nella seconda metà del maggio scorso, quando lo Stato dell’Illinois ha alzato le tasse sui ricavi dei casinò: per le sale, l’aliquota massima sui ricavi a 200 milioni di dollari è salita al 50 per cento dal precedente 35, togliendo così parte dello ”smalto” ai titoli delle società con sale da gioco nello stato. Ma dopo una reazione a caldo molto negativa, che si è estesa a tutti i titoli del settore e anche alle aziende non esposte in Illinois, gli investitori sembrano aver realizzato che l’aumento delle tasse avrà un effetto negativo solo su un numero ristretto di imprese. Il Credit Suisse First Boston, non a caso, ha alzato poche settimane fa i rating di acquisto sui titoli delle holding di casinò che non hanno sale a rischio-tasse come la Argosy, la Boyd e la Aztar da ”mantenere” a ”comprare”, rilanciando così la corsa agli acquisti. Per il futuro dei titolari dei casinò, comunque, gli analisti segnalano che è bene tenere d’occhio l’evoluzione delle normative contro il terrorismo finanziario e il riciclaggio di denaro: il ministero del Tesoro americano, infatti, intende estendere già per l’estate ai casinò l’obbligo di segnalare all’Fbi le transazioni ”sospette” di importo superiore ai 5.000 dollari, un dovere a cui sono già sottoposte le banche commerciali e le società di brokeraggio finanziario. Per un’industria che ha spesso chiuso un occhio sulla provenienza della ”posta in gioco”, il giro di vite del governo potrebbe chiudere fonti di profitto non sempre trasparenti. Alessandro Plateroti