Massimo Gramellini La Stampa, 09/07/2002, 9 luglio 2002
I celti contro il sannita Totò, La Stampa, martedì 9 luglio 2002 Esimio presidente della Rai, sono un abbonato celta, discendente di quel Brenno che invase la vostra Roma per saccheggiarla, ma anziché «Mi consenta» pronunciò un più onesto «Guai ai vinti», espressione diventata proverbiale nella Sua azienda a ogni cambio di maggioranza
I celti contro il sannita Totò, La Stampa, martedì 9 luglio 2002 Esimio presidente della Rai, sono un abbonato celta, discendente di quel Brenno che invase la vostra Roma per saccheggiarla, ma anziché «Mi consenta» pronunciò un più onesto «Guai ai vinti», espressione diventata proverbiale nella Sua azienda a ogni cambio di maggioranza. Ho appreso con piacere che domenica mattina un’annunciatrice si è affacciata su Raitre per mandare in onda «solo per le regioni celtiche» il festival musicale di Courmayeur. Neanche per un attimo ho pensato che si trattasse di una ”marchetta” leghista, versione aggiornata delle fiere della porchetta che la tv democristiana trasmetteva al mattino e a notte fonda, gli orari della vergogna, per compiacere qualche ministro. Ignoravo l’origine celtica dei friulani, ai quali è stata irradiata la manifestazione, ma ne sono felice. Quel che mi stupisce è che un simile privilegio sia stato negato ai siculi e che per dare spazio alle ugole druide abbiate privato noi celti di un film di Totò, interrompendolo sul più bello. Sono celta, presidente, ma il sannita Totò mi fa ridere quanto Macario. E cominciai ad amare la lettura grazie a Pinocchio e a I ragazzi della via Paal, scritti da un etrusco e da un unno magiaro. Come i corpi più belli sono sempre figli di un incrocio, così è l’incontro con culture diverse a far scattare la scintilla dell’evoluzione nei cuori. Ben vengano i festival longobardi e arabeggianti, il pallone elastico e la pesca dei tonni. Ma le radici di ciascuno vanno condivise in diretta dagli altri, dato che prima che celti o fenici saremmo tutti italiani. Massimo Gramellini