Giovanni Sartori Corriere della Sera, 11/07/2002, 11 luglio 2002
La fine del mondo secondo Nostradamus, Corriere della Sera, giovedì 11 luglio 2002 Tempo fa ricordavo su queste colonne la profezia di Nostradamus che il mondo finirà quando Pasqua cadrà un 25 aprile
La fine del mondo secondo Nostradamus, Corriere della Sera, giovedì 11 luglio 2002 Tempo fa ricordavo su queste colonne la profezia di Nostradamus che il mondo finirà quando Pasqua cadrà un 25 aprile. La prossima volta avverrà nel 2038. Ora il Wwf (World wildlife fund), che è la più autorevole organizzazione ambientalista, lancia un nuovo drammatico allarme: di questo passo al pianeta Terra e ai suoi abitanti restano 50 anni di vita. Davvero bravo il nostro Nostradamus: lui lo sapeva (con un margine di errore davvero minimo) da cinque secoli. La diagnosi è nota ed è irrefutabile: la Terra è troppo sfruttata, troppo ”consumata”. Dal che si dovrebbe ricavare che la colpa primaria è dei troppi consumatori, del fatto che siamo in troppi a consumare. Ma il Wwf questo non lo dice. Dice invece che il collasso in corso è dovuto, in primo luogo, agli stili di vita dissennati dei Paesi più ricchi, al fatto che il ”peso sull’ambiente” dei consumatori occidentali è di quattro volte maggiore di quello di tutti gli altri. Però attenzione: questa disparità di danno è di oggi, e cioè si applica a 6 miliardi di viventi. Ma nel 2050 il Wwf prevede che saremo 9 miliardi; e questo incremento sarà quasi tutto extra-occidentale. Pertanto a quel momento i macro-consumatori ”spreconi” saranno ancora soltanto 1 miliardo, mentre i micro-consumatori (che consumano meno, ma pur sempre consumano) saranno diventati 8 miliardi. A quel momento, allora, il collasso ambientale non sarà più colpa degli occidentali ma della prolificità. Con questo non difendo lo spreco, e tantomeno difendo la politica ecologico-demografica del presidente Bush (che ritengo vergognosa). Però ci dobbiamo chiarire le idee. La crescita e il surplus di ricchezza dei Paesi ricchi sono oggi legati al loro consumismo. Gli Stati Uniti tremano ogni qual volta la consumer confidence, la fiducia del consumatore, si incrina. E la parola d’ordine dello sviluppo economico è di stimolare i consumi. Male? Sì, forse malissimo. Ma la macchina gira così. E se la fermiamo denunciando il consumismo, anche la crescita economica rallenterà. I Paesi ricchi si troveranno a essere meno ricchi. Con tanti saluti, in tal caso, agli aiuti ai Paesi poveri. I Paesi ricchi non sono governati da despoti illuminati; sono democrazie il cui demos chiede benefici per sé. Pertanto al detto, the economy, stupid! dobbiamo affiancare il detto this is democracy, stupid! (questa è democrazia, stupidone). E dunque il discorso dei ricchi che pagano i poveri e la loro moltiplicazione non quadra. Impostato così il problema è insolubile e ci scappa sempre più di mano. «Dobbiamo inventare una soluzione... Abbiamo dalla nostra la scienza e la tecnologia» scrive (ieri) Edoardo Boncinelli, anche lui (come tantissimi altri) bravissimo nell’auspicare soluzioni «di fantasia» che però non sa trovare. Eppure la soluzione c’è. Come qualsiasi persona di normale e libera intelligenza (libera da paraocchi ideologici o religiosi) capisce benissimo, il nostro problema è di esplosione demografica; dal che consegue che per sopravvivere come genere umano la dobbiamo bloccare. Ma la dobbiamo bloccare subito e intervenendo attivamente, oppure dobbiamo aspettare che si fermi da sola? La Chiesa di Papa Wojtyla ci raccomanda di aspettare la fine ”naturale” di questa crescita. In materia il Papa non è protetto (per la dottrina stessa della Chiesa) da infallibilità. Pertanto non c’è offesa nel ritenere - come ritengo - che il Papa sbaglia e si sbaglia. A parte il fatto che non possiamo aspettare che la crescita arrivi, prima di stabilizzarsi, ai previsti 10-12 miliardi di viventi, il punto è che la stabilizzazione demografica non è mai ”naturale”. L’argomento che a un certo punto l’eccesso di produzione di bambini si fermerà da solo è sicuramente falso. La crescita degli umani è fermata soltanto, a qualsiasi livello di densità demografica, da pratiche contraccettive. Se non è così chiedo smentita. E senza smentita, è così. Giovanni Sartori