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 2002  luglio 15 Lunedì calendario

Il presidente Spider-Man tra le pallottole di un naufrago, Corriere della Sera, lunedì 15 luglio 2002  troppo facile parlare di un presidente Spider-Man che schiva le pallottole senza neppure muoversi, o di un Gastone che in tre mesi ha sbaragliato senza merito Jospin, Le Pen e tutti gli altri avversari, o ancora del segno zodiacale che gli ha permesso di sconfiggere sia la coabitazione sia l’insidia giudiziaria

Il presidente Spider-Man tra le pallottole di un naufrago, Corriere della Sera, lunedì 15 luglio 2002  troppo facile parlare di un presidente Spider-Man che schiva le pallottole senza neppure muoversi, o di un Gastone che in tre mesi ha sbaragliato senza merito Jospin, Le Pen e tutti gli altri avversari, o ancora del segno zodiacale che gli ha permesso di sconfiggere sia la coabitazione sia l’insidia giudiziaria. troppo facile insomma localizzare nel fondoschiena il dio che ha sempre protetto Jacques Chirac, anche durante le più ostili e pesanti campagne di stampa, e persino ieri nel giorno dello sciacallo. Quando il caso diventa serialità non è più caso, ma destino. E ieri per Chirac quel colpo di carabina è stato la festa di consacrazione a uomo del destino, lo svelamento finale, perché il mito si nutre anche di attentati mancati, ha bisogno di ordigni inesplosi, di un fucile che si intrufola nello sventolio dei tricolori, di una mira deviata dalla efficienza delle forze di sicurezza o, meglio ancora, dallo sbigottimento attivo della folla, dalla rapidità degli invitati alla parata, patrioti per caso. Sono eroi nazionali come il signor Mohamed Chelali, 50 anni, turista franco-canadese di evidenti origini maghrebine, il quale celebrava il 14 luglio con i suoi tre bambini e, quasi senza accorgersene, ha afferrato il braccio dell’attentatore e ha salvato la vita al presidente. Adesso Mohamed gira le televisioni con l’aria di chi ha impedito la replica dell’attentato di Sarajevo, l’omicidio che innescò la prima guerra mondiale. Grazie a lui, e ad altri due eroi, ancora sconosciuti, il 14 luglio 2002 è già stato archiviato dai telegiornali di tutto il mondo come Il giorno dello sciacallo, quel giorno d’agosto del 1962 dove lo scrittore Frederick Forsyth collocò il fallito attentato con carabina ai danni del generale De Gaulle. Chirac come De Gaulle, appunto. Da ieri la Francia ha un altro ”uomo del destino”. Al contrario Maxime Brunerie, con il suo fucile nascosto in un astuccio di chitarra, non ce l’ha fatta a saltare dentro la storia. Ha 25 anni, è un naziskin, militante del Gud (Gruppo Unione Difesa), bizzarra sigla di un’associazione anticomunista, anticapitalista, antisemita e antiislamica, insomma uno di quegli anfratti dove si nascondono le più impensate idiosincrasie della complessità moderna, dove le paure delle promiscuità si mescolano, in brodaglia rancida, alle ossessioni della purezza. Il giovane terrorista che di professione faceva l’autista privato, una specie del Robert De Niro di Taxi Driver, alle domande della polizia ha sinora risposto con frasi incomprensibili, ma questa sua presunta follia viene smentita da un tentato suicidio. Più che incongruenze e pazzia, il tentativo di suicidio rivela infatti il lucido fanatismo di chi, per primo, ha capito di avere potenziato l’antagonista, di avergli offerto il più rituale segno della consacrazione. Rivolgendo l’arma contro di sé, Maxime ha cercato di riaggiustare la mira e di portare a termine, con mezzi diversi, la sua missione. Nel suo codice di terrorista una coscienza doveva comunque spegnersi. E invece ha fallito di nuovo, doppia cilecca e doppia gloria per Chirac che, da ieri, non è più l’uomo di emergenza di cui la politica delle alchimie, in mancanza di meglio, si appropria. Al contrario Chirac è l’uomo che rilancia le alchimie della politica, è la rivincita della Francia delle professioni liberali, è ”il politicamente ma ordinatamente corretto”, è il grande statista che alla Francia delle ideologie contrappone la Francia delle opportunità, è l’uomo di destra che non si libera del femminismo, dei verdi e della xenofilia, ma li corregge, li ingentilisce, e perciò propone la donna come risorsa, l’ambiente come risorsa, l’immigrazione come risorsa. Chirac in Europa è la destra civilizzata, senza conflitti di interessi e senza falsi in bilancio. Ed è, tra i grandi leader coinvolti nei finanziamenti illeciti, l’unico a non pagarne lo scotto. In cambio ha portato la Francia fuori dalle ideologie, ha civilizzato la destra e ha paralizzato la sinistra, catturandola nella sua ragnatela. Per un fascista, per un naziskin, per un estremista di destra com’è Maxime Brunerie non c’è nulla di peggio della destra civilizzata, e dunque, per lui, nessuno è più marcio di Jacques Chirac. Per chi in Europa nutre la propria indignazione etica di miti totalitari, per chi sogna crociate antiislamiche, per chi vorrebbe ricentrare i valori dell’occidente sulla figura di Cristo che trionfa contro tutte le eresie del pianeta, o sulla leggenda di Vercingetorige, o sul mito di Carlo Martello che fermò gli arabi a Poitiers, per chi insomma ritiene che la destra è sostanza immarcescibile («marciare e non marcire»), Chirac è il nemico, perché è la corruzione della destra, la corruzione dell’incorruttibile. Senza bisogno di evocare complotti, è questa la tensione etica, l’ossessione intellettuale, la lucida follia che ha armato la mano di Maxime. Ed è per questo che il fallito attentato di ieri potrebbe azzerare tutti i debiti di Chirac. Con la politica, con la giustizia e con la storia. Tutti a carico di un poveraccio, di un naziskin, di un naufrago. Francesco Merlo