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 2006  marzo 08 Mercoledì calendario

CANALE

CANALE Gonzalo Cordoba (Argentina) 11 novembre 1982. Giocatore di rugby. Della nazionale italiana. «[...] ha una storia che va raccontata: ”Sono nato a Cordoba, i miei bisnonni sono piemontesi e a casa, l’Italia è sempre stato un riferimento. A partire dai passaporti. Mio papà, Alejandro Mario, che ora allena Rovigo in Super 10, era il mio idolo. Lo volevamo imitare, io e i miei fratelli, Alessandro, due anni più grande di me, e Stefano [...] Mio padre era apertura. Mia mamma Amalia Beatriz ha dovuto sopportare parecchie partite in casa”. Mario Canale venne a giocare un anno in Francia, poi Milano, Sondrio, dove è nato Stefano, Bologna, Modena e Cesena. ”L’asilo e le elementari in Italia. A 11 anni rientro in Argentina con la famiglia, ma qui ci tornavo per le vacanze. Fino ai 17 ho giocato nella Tablada, la squadra di Dominguez, poi ho provato con Treviso per tre mesi, e sono rimasto”. Da lì la trafila delle Nazionali: il Mondiale Under 21 in Cile: ”Quel gruppo di ragazzi era eccezionale. Sono cresciuto con Orlando, Travagli e Masi: che personaggi”. Poi la chiamata con i grandi, il debutto con la Scozia nell’agosto 2003, i Mondiali (da estremo) inAustralia. Kirwan lo sposta al centro, da dove oraGonzalo non si sposterebbe più. ”Per carità, se serve faccio tutto!”. Ora tutta la famiglia è in Italia: papà a Rovigo dove gioca Stefano, mediano di mischia, e Alessandro è apertura a Parma. ”Magari un giorno avremo tre Canale in Nazionale”. [...] è in Francia, a Clermont- Ferrand: ”Mi ha aiutato nella scelta Troncon, ci aveva giocato per tre anni. Posto tranquillo [...] rispetto a Treviso, il top in Italia, c’è la grande pressione che ti mettono le partite. Il livello sale, cresci tanto mentalmente”. [...] Al Treviso la gioia più grande: ”La mia meta a Bath in Heineken Cup, perché abbiamo vinto”. [...] il ricordo più bello: il successo nella sua Cordoba [...] con una sua meta: ”C’erano imiei parenti e gli amici argentini: che tifo scatenato per l’Italia. Meta e vittoria, mi è rimasta dentro. Non scorderò il pianto di Ramiro Pez, italiano di Cordoba comeme, prima dell’inizio. Lui voleva vincere a ogni costo. Vorrei sentirmi così prima di ogni partita”» (Nicola Melillo, ”La Gazzetta dello Sport” 8/3/2006).