Francesco Merlo Sette, 25/07/2002, 25 luglio 2002
Due gay in fuga con l’urna, Sette, 25 luglio 2002 La comunità omosessuale di Francia esalta e difende ”i ladri di Bourges”
Due gay in fuga con l’urna, Sette, 25 luglio 2002 La comunità omosessuale di Francia esalta e difende ”i ladri di Bourges”. Il furto d’urna elettorale, per loro, è infatti «un furto tipicamente gay», un furto simpatico, innocuo, divertente, creativo, ma soprattutto «è un furto militante», «un furto simbolo», «una lotta di liberazione». è stato infatti per protestare contro l’omofobia di Bourges, la sua città, che Sophiane Terchag, con la complicità del suo compagno Olivier Rivet, ha commesso quel delitto. E i due ladri sono subito diventati celebri, come due star, due campioni sportivi, due santi gay. Latitanti dal 16 giugno scorso, hanno vissuto e ancora vivono grazie alla solidarietà gay. Per loro è scattato ”il soccorso omosessuale” e dovunque in Francia i due hanno trovato altri omosessuali felici di ospitarli, proteggerli e, ovviamente, di esibirli. Perciò Sophiane e Olivier dicono di essersi molto divertiti compiendo «da acclamati clandestini» il tour di Francia dei luoghi gay. E ovviamente, in questi mesi di latitanza, sono stati molto fotografati e molto intervistati. Il quotidiano ”Liberation”, per esempio, che ha dedicato loro pagine e commenti, li ha presentati come due allegri eroi della libertà e dei diritti civili, li ha descritti «con i lineamenti tirati dei fuggiaschi, e con i riflessi sempre eccitati, come si conviene ai banditi sempre pronti a tutto». Perciò quando si costituiranno, Sophiane e Olivier lo faranno con una conferenza stampa internazionale: «Se davvero è necessario farsi un poco di prigione perché gli omosessuali vivano in pace e in libertà, ebbene noi ce la faremo». Prigione? Per la verità, al seggio elettorale, il 16 giugno scorso, tutto si era svolto con tanta precipitazione ed esattezza che nessuno aveva capito cosa stesse succedendo. E il presidente del seggio aveva persino risposto «non c’è di che» quando Sophiane gli si era presentato davanti e, guardandolo negli occhi, gli aveva detto «excusez-moi». Poi, sempre ripetendo «excusez-moi», il ragazzo aveva afferrato l’urna piena di schede ed era fuggito via stringendola al petto, e quasi danzava mentre continuava a gridare «excusez-moi» e tutti lo guardavano senza capire. Insomma è così che Sophiane aveva rubato l’urna dal seggio elettorale del quartiere Vauvert. Sicuramente il furto d’urna è un reato fantasioso e molto mediatico [...]. Inoltre, almeno in questo caso, il delitto non ha neppure avuto conseguenze sulle elezioni perché l’urna conteneva solo 400 schede e il candidato battuto, il verde Roger Ledoux, il candidato della gauche unita, il quale avrebbe potuto chiedere l’annullamento dello scrutinio, non solo è stato sconfitto con lo scarto incolmabile di settemila voti, ma è addirittura solidale con Sophiane e Olivier e con il loro delitto: «Benché non possa approvare quel furto, io li comprendo. Gli omosessuali non hanno ancora conquistato il diritto di esistere nella città di Bourges». Ma a denunziarli ci ha pensato il candidato eletto, Yves Fromion, della destra di Chirac. E con lui hanno presentato denunzia anche il prefetto e il sindaco di Bourges: «Ma quale omofobia. Noi domandiamo loro di non fare rumore la notte». Rumore? Il fatto è che Sophiane e Olivier gestivano una discoteca gay, ”Le savon”, che la polizia, secondo loro, «perseguitava» con multe, controlli, perquisizioni, ordini di chiusura per disturbo della quiete pubblica: «Tutte le altre discoteche vivono in pace, è possibile che a disturbare siamo solo noi? La verità è che vogliono spegnere l’unico ”rumore” gay della regione. A Bourges gli omosessuali possono sopravvivere solo se si nascondono. Così, ogni, pretesto è buono per un’ammenda. Abbiamo pagato dodicimila euro per presunti baccani notturni, e ci hanno imposto un mese di chiusura. Perciò mi è venuta l’idea dell’urna». Già nel settembre del 2000 Sophiane e Olivier avevano occupato - nientemeno - la cattedrale Saint-Etienne di Bourges, imponendo al disperato parroco la loro presenza per ben tre giorni e tre notti. A quel tempo gestivano un bar per omosessuali, ”L’interdit”. Fu chiuso anche quello. Il primo luglio scorso i due latitanti hanno spedito l’urna all’Eliseo, «all’attenzione del presidente» [...] Secondo la polizia Sophiane e Olivier rischiano fino a 5 anni di prigione. Presto ci sarà il processo, e i due imputati ci tengono ad andare in prigione: «Prima di qualsiasi altra cosa, siamo militanti». La comunità omosessuale vuol farne infatti «il processo della liberazione sessuale, il processo all’omofobia di Francia». Francesco Merlo