Davide Burchiellaro Panorama, 25/07/2002, 25 luglio 2002
Tutti a Vomito beach, il democratico regno dei debosciati, Panorama, 25 luglio 2002 Faliraki beach (Rodi)
Tutti a Vomito beach, il democratico regno dei debosciati, Panorama, 25 luglio 2002 Faliraki beach (Rodi). Per attraversare il girone dei turisti più buzzurri del Mediterraneo ci vogliono, sì e no, 15 minuti. Il tempo necessario per percorrere i 600 metri di Bar street e Club street, dove le insegne dei locali come il Sinners (’Peccatori”), il G-point (’Punto G”) e il Bed Club (’Club del letto”), sono ammonizioni dantesche che introducono senza mezzi termini allo spirito del luogo. Siamo a Faliraki beach, frazione di Kallithea, 20 km da Rodi, meta dei ventenni inglesi con poche sterline e tanta voglia di trasgredire. Ne arrivano 10 mila a settimana, alloggiano stipati in miniappartamenti da 25 metri quadrati grazie a pacchetti ”tutto incluso” da 500 euro. Con l’unico scopo di vivere la notte negli oltre 100 discobar e ai megaparty erotico-etilici sulla spiaggia. Da un mese i media britannici puntano il dito contro Faliraki e la generazione rozza che nell’estate 2002 sta trasformando la baia in una bolgia. Tra l’allarmistico e il faceto, Faliraki è stata definita ”vomito-beach” dall’’Observer”, ”debauched resort” (il resort dei debosciati) dalla Bbc e ”Fuckiraki” da un sito musicale, mentre un documentario sul sesso di un gruppo di ragazze a Rodi girato dal canale Itv ha scandalizzato i genitori di mezza Londra. Imputato numero uno, capace di sciogliere anni di rigida educazione, la vodka multigusto. Lo stesso drink che ama scolarsi, come hanno rivelato i tabloid, il principino Harry. Spetta dunque ai nuovi hooligan balneari la palma della prima estate eurocafona? Per scoprirlo ”Panorama” ha seguito i clubber in trasferta a Faliraki. A cominciare dalla strada dei bar, dove l’appuntamento è al tramonto: uno spiedino azzannato al volo apre lo stomaco alle bevute. C’è birra, tanta, e poi V-ice, la vodka in lattina, Hot shot, rosso liquore alla cannella e sidro Woodpecker. Ma il clima è ancora sobrio, e i ragazzi, intruppati dalle ”club agency” si muovono come in gita guidati da un pierre del locale di destinazione. La t-shirt serve a esibire la filosofia del singolo branco: arrivano quelli dell’Fbi, ”Federal bureau of intoxication” e quelli, più compassati, del Falirakitour 2002. I cani sciolti trovano le loro maglie nei negozi: Helen, 21anni, da Bristol esibisce un bell’’Easy girl” ad altezza seno, Melissa, 19 anni, ne ha una dove si legge: ”I’m not a bitch, I’m The bitch” (’Non sono una puttana, sono La Puttana”). Questa è anche l’ora dell’esibizione del corpo seminudo e tatuato: un esercito di schiene nude e reggiseni bianchi corre, lancia sguardi, mostra piercing sublinguali, emette imprecazioni. E non si lascia scappare i flyer, gli inviti alle serate più shock. Il tempo di un’altra birra ed è buio, i decibel salgono in un intreccio di stili che va dall’house alla progressive, passando per i ritmi latini e vecchie hit anni Ottanta di Madonna. Verso le 23 il termometro dell’euforia segna febbre alta: nugoli di simil-Britney Spears (solo nel look) affollano i party nei cosiddetti pre-club, anticamere della discoteca come il Piranha, il Jamaica, il Vibes, il Mambo, il Climax o il Pozers. Sguardo ammiccante, lucidalabbra con brillantini incorporati, le ragazze provocano: si improvvisano cubiste lesbiche sui banconi, sfoggiano travestimenti da poliziotte in minigonna o infermiere in giarrettiera. Al Jamaica spuntano quattro suore dallo spacco inguinale che maneggiano leste i bicchierini di vodka. « come tornare al college» dice Nathalie Ryan, 23 anni, studentessa di Newcastle, «le ragazze fanno le maliziose, i maschi imbambolati blaterano di football». Un rito imperdibile per chiunque si getti nella movida di Faliraki è il ”fishbowl”, letteramente la ”boccia del pesce”, drink collettivo servito in una vasca circolare ghiacciata che contiene da 10 a 30 litri. Un beverone da suggere in cerchio con cannucce di mezzo metro. Poco amato dai ragazzi, il fishbowl è adorato dalle ragazze: a gruppi di 6-8 entrano allo Ziggy’s Charlies e, chine come api sul nettare alcolico, offrono ai coetanei rubizzi la visione delle mutandine di pizzo che spuntano tra gli short e i tatuaggi tribali sul fondoschiena. All’una il poliziotto Vassilj controlla il ”recinto” di Bar street: chi esce per andare al Q, allo Sting, al Castle, al Bed o al Sinners deve buttare la bottiglia nel contenitore dei rifiuti: «Li teniamo d’occhio, ne arrestiamo qualcuno per rissa, quando se le danno diventano delle furie e le bottiglie armi improprie» dice. Ma ci sono anche i beachparty: 6-7 mila persone alla spiaggia di Traganou che ne fanno di tutti i colori. E allora la placida sorveglianza diventa cordone di sicurezza con poliziotti in mimetica e manganello. I bus navetta fanno avanti e indietro con questo arenile circondato da un anfiteatro di rocce prestato alla techno music. L’impianto, come promettono gli sponsor Vodka Kicks e Radio Kool, è da 50 mila watt e i deejay sono di Londra. Alle due, i primi ”spiaggiati”: come branchi di foche griffate Adidas ragazzi e ragazze barcollano e si sdraiano. Vomitano, ma nessuno chiede aiuto e la barella passa solo un paio di volte retta da portantini abituati a ben peggio. «Niente droghe, solo alcol, il che rende la gestione di una festa così più facile di un rave londinese» dice il vigilante John Davillas. Sarà, ma se mamma e papà vedessero le loro neodiplomate di Birmingham sulla plancia sotto il deejay, non sarebbero così tranquilli: minigonne che si alzano, simulazioni orgasmiche, mutandine in vista, bianche, rosa, rosse o... assenti. E una foresta di mani maschili che si avventurano. Sudate e scatenate le ragazze si tuffano in acqua, mentre invano un poliziotto urla: «Rischiate un malanno!». «I gruppi di ragazze che vedete sono intere classi delle scuole, vengono a festeggiare gli esami di maturità» spiega Tristan Churchwood, 23 anni, deejay dei club londinesi Sam’s e Camden Palace, «i ragazzi invece sono giovani lavoratori di periferia». Perché scelgono Faliraki? Risponde Dino Di Zenzo, 26 anni, di origine italiana: «Musica democratica e nessuna spocchiosa top model da passerella come a Ibiza». Ore 6. Il battello ebbro del ”Mega beach party” lascia Traganou. I taxi sfrecciano alla velocità della luce: «La tariffa è 10 euro e si sale in gruppo, troppe ragazze ubriache si sono inventate molestie» dice il taxista Stefano Argyros. Il prezzo della corsa prevede anche la vomitata e per limitare i danni i taxi tengono abbassati i finestrini. La giornata riprende alle quattro del pomeriggio in spiaggia, dove per svegliarsi non basta un caffè: meglio il bungee jumping al club Aquarius accompagnato dal deejay Daniel. Meglio ancora l’’airgasmus” garantito dallo Skysurfer, elastico che lancia da 60 metri tre ragazzi imbragati. Il tardo pomeriggio è di nuovo orgia di luci, suoni e colori in Barstreet. Con i titolari dei locali che ne hanno abbastanza: «Faliraki non può continuare così» dice Ziggy, mentre sistema le vaschette da fishbowl. «Bisogna riqualificarsi, vogliamo che vengano più italiani e meno inglesi». Ma per ora l’unico ”italiano” in zona è uno spogliarellista palestrato greco che si fa chiamare ”Gaetano stallone italiano” e si struscia sulle inglesine fresche di diploma all’Infinity strip bar. Davide Burchiellaro