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 2002  luglio 29 Lunedì calendario

Oggi a Manhattan c’è un po’ meno Russia, Corriere della Sera, lunedì 29 luglio 2002 Washington

Oggi a Manhattan c’è un po’ meno Russia, Corriere della Sera, lunedì 29 luglio 2002 Washington. Per New York finisce un’epoca, quella dei ruggenti anni Venti e della vecchia Russia, delle cene a base di caviale e vodka tra le stelle del cinema, del balletto, della musica e della cultura, e dei re, dei marchesi e dei conti in esilio. Dopo tre quarti di secolo, in cui dominò la vita della high society internazionale, ieri ha chiuso i battenti la Russian Tea Room, la Sala da tè russa, nella Cinquantasettesima strada accanto a Carnegie Hall, dove Toscanini diresse alcuni dei suoi migliori concerti. Uno dei più celebri ristoranti di Manhattan, la vetrina Usa della ricchezza e del potere, se ne è andato tra le lacrime dei fan, con le sue kievski catlet, le cotolette alla Kiev, cosce di pollo con il burro fuso, e insalate di funghi all’erbe. Jennifer LeRoy, la sua ultima proprietaria, ha annunciato il ritiro ai suoi dipendenti con 72 ore d’anticipo. LeRoy è un nome prestigioso, il nonno Mervyn fu un grande regista hollywoodiano, suo figlio, il papà di Jennifer, aveva acquistato il ristorante nel ’95, investendovi 20 milioni di dollari (o euro), una somma strepitosa, per rinnovarlo da cima a fondo. «Purtroppo - ha detto la ristoratrice - come molti altri locali, abbiamo sofferto del rallentamento dell’economia, delle stragi dell’11 settembre e della crisi della Borsa. Il volume degli affari è diminuito e non possiamo più fare fronte ai costi. Abbiamo cercato dei soci, ma non li abbiamo trovati». La chiusura della Russian Tea Room non ha sorpreso il personale: negli ultimi mesi, il ristorante, a corto di avventori, aveva trascurato l’etichetta a cui teneva tanto, accettando anche ospiti in maglietta e in calzoni corti per di ottenere incassi. Fondata nel 1926 da un gruppo di ex ballerini del Balletto imperiale russo, la Sala da tè aveva resistito al crollo di Wall street del 1929 e alla successiva Grande depressione grazie al pubblico di nobili esiliati e di artisti che lo frequentava. Dopo la Seconda guerra mondiale, con i suoi tappeti rossi, le sue musiche russe, con la sua cucina esotica (per gli americani) e costosa (per i comuni mortali), e soprattutto con la sua vicinanza a Carnegie Hall, era divenuta un ristorante di lusso, il punto d’incontro obbligato dell’élite. Negli anni Cinquanta fu acquistato da Stanley Kaye, un ex insegnante di chimica a un liceo, che vi aggiunse motivi natalizi, conservandoli per tutto l’anno. Più tardi il locale divenne il set di Tootsie con l’attore Dustin Hoffman, e l’attrice Elizabeth Taylor lo scelse per presentare al mondo l’enorme anello di diamanti donatole dal marito Richard Burton al loro secondo matrimonio. L’elenco degli affezionati andava dal ballerino Rudolf Nureyev allo scrittore Truman Capote. All’apice della sua fama, la Russian Tea Room accettava solo prenotazioni fatte mesi prima, a meno che non si trattasse dei clienti più autorevoli, e respingeva gli uomini senza cravatta e le signore mal vestite. Ma nel ’97, quando fu acquistato da Warner LeRoy, era già in decadenza: non vi si parlava più russo, la cucina era scaduta, molti avventori erano turisti. Il rilancio fu in stile Hollywood, con al centro una grande vasca di acrilico piena di pesci. Ma alla fine, non rimasero che le strepitose presentazioni e prezzi troppo alti. C’è ancora chi spera che la Sala da tè russa possa presto resuscitare, come capitò una ventina di anni fa, quando rimase chiusa soltanto qualche mese, prima che alcuni capitali di ventura vennero in aiuto agli eredi di Stanley Kaye. Era un pezzo di storia non solo di New York, ma anche dell’America e del mondo, un monumento, più che culinario, di costume. Gli ottimisti fanno notare che pure Carnegie Hall rischiò di morire, prima di essere salvata dalla protesta dei newyorchesi. Ma questo potrebbe essere solo un sogno romantico, nell’amara realtà del terrorismo e degli scandali. Ennio Caretto