Felice Saulino Corriere della Sera, 31/07/2002, 31 luglio 2002
Andreotti: «L’ostruzionismo è come la rivoluzione», Corriere della Sera, mercoledì 31 luglio 2002 Roma
Andreotti: «L’ostruzionismo è come la rivoluzione», Corriere della Sera, mercoledì 31 luglio 2002 Roma. «L’ostruzionismo? Per carità, non mi scandalizza. Ma non si può nemmeno farlo sempre...». Il senatore a vita Giulio Andreotti osserva la battaglia in corso a Palazzo Madama con il distacco del parlamentare di lunghissimo corso. «L’ostruzionismo - sostiene - può avere un senso solo in momenti straordinari. Diciamo che una volta in una legislatura e su temi di grande rilievo diventa comprensibile. Di più, non mi pare. come la rivoluzione: non puoi farla tutti gli anni...». E l’esempio dell’Inghilterra dove l’ostruzionismo dell’opposizione è prassi? «Guardi che il continuo riferimento al modello di quell’antico Parlamento è privo di fondamento. Primo, perché il ricorso al filibustering avviene in circostanze eccezionali. Secondo, perché oggi da noi c’è un ostruzionismo strisciante: si presentano 200 emendamenti su ogni legge, si chiede continuamente la verifica del numero legale... Nella scorsa legislatura lo faceva la Lega. Adesso lo fa il centrosinistra». Sta dicendo che nel Parlamento della Prima Repubblica l’ostruzionismo era un’altra cosa? «Su questo non ci sono dubbi. Ricordo negli anni 50 un ostruzionismo molto serio sulla legge di esecuzione dell’ordinamento regionale. Il segretario del Movimento sociale, Giorgio Almirante, che era contrario, parlò per 11 ore di fila senza interruzioni e senza un pezzo di carta. E non è che recitasse la Vispa Teresa per far passare il tempo. Fece un discorso politico vero, da leader d’opposizione. Ne rimasi ammirato anche fisicamente». Fisicamente? «Certo. Fu un grande show in cui Almirante mostrò un notevolissmo senso della scena. Ma lui veniva da una famiglia di uomini di teatro e una cosa del genere si poteva immaginare. Quello che nessuno poteva sospettare era la sua incredibile continenza. Sfido chiunque a parlare per undici ore di fila senza una sola, piccola pausa fisiologica. Da qui la mia ammirazione per la sua incredibile resistenza fisica». Perché non parla dell’ostruzionismo democristiano? La battaglia parlamentare sulla legge per il divozio fu molto aspra. «Non intendevo sottrarmi. Ci arrivo subito. Allora ero capogruppo alla Camera. Ci iscrivemmo tutti a parlare. Fu ostruzionismo, certo, ma il divorzio era una legge importante. Tanto importante che alla Costituente noi cattolici ci eravamo battuti perché il matrimonio fosse definito indissolubile. Se questa versione fosse rimasta nel testo definitivo, nessuna legge di divorzio sarebbe stata possibile. Ma in Aula l’articolo fu cambiato con un blitz dei laici e la modifica passò per un soffio. Per soli tre voti il matrimonio non era più indissolubile e questo avrebbe aperto la strada al divorzio. Quindi la nostra era una testimonianza in nome di un principio. L’eccezionalità della vicenda giustificava ampiamente l’atteggiamento della Dc in Parlamento». E l’ostruzionismo di sinistra? «Anche i comunisti vi fecero ricorso solo in momenti eccezionali e su questioni che per loro erano fondamentali. Ricordo i due dibattiti sul Patto Atlantico. Soprattutto quello che si svolse prima della firma sull’adesione dell’Italia. Durò tre giorni e tre notti. Comunisti e socialisti, che erano contrari, diedero vita a una vera e proria maratona oratoria. Ma anche in questo caso l’ostruzionismo parlamentare era scattato su un tema dirimente». Presidente, perché l’ostruzionismo non le piace? «Perché è sterile, perché porta a non modificare in meglio le leggi. Prendiamo quella ultima sull’immigrazione, la Bossi-Fini. Se l’opposizione si fosse concentrata su due o tre punti da migliorare, quegli emendamenti sarebbero passati. Invece presentandone tanti hanno chiuso la strada a qualsiasi miglioramento del testo presentato dalla maggioranza. Detto questo, bisogna aggiungere che l’ostruzionismo non è un’esclusiva dell’opposizione». Sarebbe a dire? «Ci sono alcune furbizie di calendario da parte della maggioranza che potremmo tranquillamente definire di ostruzionismo governativo». Per esempio? «Beh, quando si comprime ogni forma di dibattito in Parlamento fino a renderlo di fatto impossibile. Insomma, quando il governo presenta un decreto il 7 luglio, sapendo che ci sono solo 60 giorni di tempo per convertirlo in legge pena la decadenza, ma sapendo anche che agosto non conta perché Camera e Senato sono chiusi per ferie». Felice Saulino