Katia Novella Bosio diario, 26/07/2002, 26 luglio 2002
Koleen, sindaco e pin up, diario, 26 luglio 2002 Georgetown (Stati Uniti). «Koleen Brooks è una sgualdrina!»
Koleen, sindaco e pin up, diario, 26 luglio 2002 Georgetown (Stati Uniti). «Koleen Brooks è una sgualdrina!». «Una scellerata!». «Una crociata del cambiamento!»: dipende dall’interlocutore. Koleen Brooks è una trentasettenne, ex spogliarellista, che il 2 aprile ha perso il posto di sindaco di Georgetown, un vecchio paese a 45 minuti di auto a ovest di Denver, nel Colorado. Tra le ragioni: disonestà, intimidazione e una condotta totalmente inappropriata per un sindaco. Occhi verdi, capelli biondo scuro tendenti al rossiccio (chiunque potrebbe definirla, se non bella, una donna piuttosto sensuale). Brooks vinse le elezioni poco più di un anno fa con 31 voti di vantaggio, con in mente una idea ben chiara: l’addormentata cittadina di Georgetown, aveva bisogno di un’iniezione di energia. Ma Brooks, proprietaria di un centro di estetica, fu inseguita dalle controversie fin dall’inizio. Appena mise piede in Municipio le cose iniziarono ad andare male. In paese iniziò a correre la voce che in un bar, davanti a un pubblico di uomini e donne, la Brooks si era alzata la maglietta e aveva mostrato i seni. Poi fu accusata di aver fatto picchiare un poliziotto che non aveva votato per lei. E, inoltre, prima di un’intervista lei stessa ci tenne a sottolineare a un giornalista - che ovviamente non ci pensò due volte a renderlo pubblico - che un quarto d’ora prima si era fatta una canna ed era fattissima Ma questi sono soltanto alcuni dei tanti episodi che hanno caratterizzato il governo Brooks. Il motivo che ha spinto Georgetown a richiamare i cittadini al voto è stato soprattutto un altro: l’accusa mossale dal Colorado Bureau of Investigation (l’ufficio locale dell’Fbi): in febbraio la Brooks aveva simulato un attacco contro se stessa. Un vero scandalo per una cittadina tranquilla e conservatrice come Georgetown. La Brooks e i suoi fans insistono però a dire che le accuse sono false. «Fanno parte di una campagna di persecuzione messa in piedi dai politici di Georgetown», sostengono, «il governo cittadino ha un’attitudine piuttosto aristocratica. La ”gente bene” di qui ha sempre considerato la Brooks una persona inferiore», dice l’ottantasettenne Polly Chandler, studiosa di storia e proprietaria di una libreria a Georgetown. La sua storia era conosciuta da tempo. Quasi tutti nel paese sapevano che quindici anni fa la Brooks faceva la spogliarellista in un locale chiamato Shotgun Willie’s. E tutti erano abituati a vederla girare con la sua moto, una Ducati 916 Monster, con addosso una minigonna di pelle rossa. «La verità è che non sono riusciti a digerire il fatto che una ex spogliarellista avesse vinto le elezioni. Per questo hanno messo in piedi quella mostruosità, dicendo che aveva inventato tutto soltanto per attirare l’attenzione su di sé. Non le hanno dato nemmeno il tempo di realizzare uno, dico uno dei suoi progetti», afferma quasi con rabbia Chandler. A pensarla diversamente è Kathy Hoeft, uno dei 39 mebri del Consiglio comunale di Georgetown che hanno votato per cacciarla. Secondo lei nessuno è stato turbato dalla sua immagine, dalla sua carriera di ballerina discinta, ma la Brooks è stata allontanata dal governo perché non era un buon politico. «Non era capace di organizzare i suoi piani», ha detto la Hoeft, «e creava un ambiente ostile. Ha cercato di licenziare un intero dipartimento di polizia e ha accusato quasi tutti quelli che sono al governo di cose orribili. Io, insieme ad altri consiglieri, ho dovuto continuamente chiedere alle persone di non lasciare il proprio lavoro». Tuttavia, al di là dello scambio di accuse tra sostenitori e nemici, sembra quasi impossibile arrivare a una verità. Ci sono troppi sentito dire. Per ora, almeno, una cosa è certa: il governo Brooks ha creato un clima di guerra a Georgetown. La linea del fronte sembra essere la sua mancanza di ”classe”, ben presidiata dalla ricca vecchia guardia: non pochi hanno radici locali che risalgono al XIX secolo. Di questi, molti sono per la conservazione della storia e sono disposti a combattere per mantenere l’aria pastello e lo stile vittoriano del paese. «Abbiamo paura che Georgetown si sviluppi troppo, come altre cittadine della zona», dice Hoeft, che è anche architetto. I conservatori hanno molto potere a Georgetown e sono ben rappresentati nel Consiglio comunale che ha approvato rigide norme di conservazione edilizia. «Hanno troppo potere sulla vita di tutti», protesta Tasso Maras, che un anno e mezzo fa, cioè appena andò a vivere a Georgetown, aprì un ristorante chiamato ”Tasso’s Bistro”, «qualche mese addietro ho messo un cartello davanti al mio locale annunciando che c’è un patio in fondo al ristorante. Me lo hanno fatto togliere. Allora ho deciso di attaccare alla finestra un cartello. Ma niente, mi hanno fatto togliere anche quello. Ma come pensano che il mio business possa prosperare?». Tra alcuni proprietari di locali corre voce che i conservatori siano così occupati a puntare la propria attenzione sulle cornici e gli ornamenti interni delle case da far correre il rischio a Georgetown di diventare una città fantasma. Koleen Brooks, madre single, diploma scolastico, proprietaria di ”Dare 2 Be Different Tanning” (un salone di bellezza), non è contraria alla preservazione storica, ma non è nemmeno una delle sue più entusiaste sostenitrici. «Sul piccolo prato inglese davanti al suo negozio ci sono come arredo due sedie di plastica rosse e arancioni a forma di mani giganti», racconta un po’ contrariato Coralue Anderson, membro del Consiglio cittadino e proprietario di una bottega di dolciumi, ereditata da suo nonno, e di un negozio di computer, «diciamolo: l’arredamento della Brooks non è proprio storico. Stona con il resto». La Brooks è cresciuta a Georgetown e là, vent’anni fa, ha partorito suo figlio Justin. «Non ho mai detto di sapere molto di politica. Quel che era ed è importante», afferma, «è che io conosco la gente di qui». Determinata a ripulire tutti gli angoli di Georgetown, Brooks aveva deciso di aprire a uno sviluppo moderno: videoteche, bowling, un pista per lo skateboard. «Io volevo fare di Georgetown una città in cui chiunque potesse vivere e lavorare. Qui non c’è niente per i giovani». E ovviamente i sostenitori della Brooks sono soprattutto giovani e meno ricchi rispetto ai loro rivali. Per loro la Brooks rappresentava un cambiamento positivo, positivo a tal punto che non si sono nemmeno preoccupati del fatto che non avesse esperienza come amministratrice cittadina. Erano convinti che Georgetown avrebbe tratto vantaggio dalla sua vitalità. «La città ha perso il senso dello humour», dice la Brooks, che potrebbe essere definita una party girl in quanto assidua frequentatrice dei locali notturni della città e dintorni e sempre pronta a partecipare a qualunque festa. Quello che lei voleva era portare i concerti, la musica in città. «La gente doveva venire l’inverno per la neve e il lago», osserva, «e d’estate per fare i barbeque nel parco. Ma sempre per divertirsi». I suoi oppositori hanno però un’altra idea del divertimento: «Georgetown offre ancora molte cose: decoriamo gli alberi quando è Natale, abbiamo una banda che suona nel parco il 4 luglio e spesso c’è un concerto nella chiesa episcopale», spiega uno di loro. Quando la tensione tra i pro e i contro la Brooks iniziò a salire, le relazioni tra gli abitanti di Georgetown cominciarono a invelenirsi. Un certo Wendell Pugh fu licenziato per avere disegnato un fumetto che descriveva la ”Storica Georgetown”, ovvero l’organizzazione per la conservazione locale, come un polipo che afferrava con i tentacoli le proprietà private del paese. Tasso Maras sostiene che un gruppo di cittadini ha boicottato il suo ristorante perché lui era a favore della Brooks. «La donna che ha preso il posto di Koleen Brooks è una che porta il cartellino verde», dice, «e durante la festa che seguì la sua vittoria in Consiglio comunale, un uomo disse a mia moglie: ”Vedi tutta quella gente con dei cartellini verdi sul petto? Quella è la gente che andava a mangiare nel tuo ristorante”». Altri proprietari di ristoranti affermano che la gente aveva paura di parlare della Brooks in pubblico, paura che lei usasse i suoi poteri contro di loro. E proprio mentre avveniva tutto questo, ebbe luogo il fattaccio. Era febbraio. «Era tardi, circa le undici. Avevo lasciato un bar e avevo deciso di andare a casa da sola e a piedi», racconta la Brooks, «Non c’era nessuno. Mi sembrava di essere l’unica a girare per le strade. Improvvisamente notai un uomo, sulla cinquantina. Io avevo trascorso una piacevole serata ed ero tranquilla, non mi passò per la testa che potesse essere pericoloso. Improvvisamente iniziò ad avvicinarsi, pensai che mi stesse per chiedere qualcosa, ma tirò fuori un coltello e cominciò a minacciarmi». La Brooks mostrò graffi e bruciature sul collo, sulle braccia, sulla testa, sulle gambe e improvvisamente sembrò che la rivalità fosse diventata una pericolosa rabbia. Il caso arrivò negli uffici federali. Ma i dubbi furono fugati non appena il Colorado Bureau of Investigation accusò la Brooks di premeditata e falsa dichiarazione. Ora la Brooks sembra stia rivivendo un momento di celebrità. è comparsa nei talk show televisivi notturni. Un gruppo di adolescenti statunitensi ha creato un website decantando i suoi attributi fisici. Anche lei ha inaugurato il suo sito web, dove si possono ammirare delle fotografie in cui compare con la sua Ducati, con addosso soltanto un pantalone di pelle e si può comprare un cd, a patto di essere maggiorenni. Ha pubblicato un diario con le sue avventure. E due giorni dopo l’accusa del Colorado Bureau of Investigation posava nuda su una scrivania piena di libri di diritto per un servizio pubblicato su ”Playboy” (ambientato in uno studio in cui si ricreava un ufficio governativo). «A 37 anni è un onore posare per ”Playboy”. Per un’ex ballerina in topless, è un sogno diventato realtà», assicura. E ora i critici della Brooks sono esasperati dalla pubblicità e dalla risonanza che ha raggiunto la vicenda. In molti sono stanchi di essere inseguiti dai reporter e pensano che l’ex sindaco stia sfruttando la situazione a suo vantaggio. «La Koleen ha sempre avuto bisogno di attenzione», dice Brooke Buckley, un’ex compagna delle superiori che inizialmente sosteneva la Brooks, ma che successivamente ha deciso che stava facendo più male che bene alla città: «Se lei avesse cura di Georgetown, non ci avrebbe messi così a disagio». Quelli che sono d’accordo con la Buckley probabilmente sono rimasti poco sorpresi quando hanno sentito che Koleen Brooks ha firmato un contratto cinematografico; uno scrittore vincitore del premio Emmy ha comperato i diritti per la storia della sua vita, non è stata ancora decisa l’attrice che dovrà interpretarla. Per ora Julia Roberts sembra la candidata preferita al ruolo di protagonista, anche se la Brooks non è proprio d’accordo. «Angelina Jolie è più appropriata. Lei è spiritosa», sostiene, «e, ancora più importante, ha le chiappe piccole. Proprio come me». Katia Novella Bosio