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 2006  gennaio 18 Mercoledì calendario

La coda vicino è più veloce. TuttoScienze La Stampa 18 gennaio 2006. Siamo davanti alle casse del supermercato e dobbiamo decidere dove convenga metterci in coda

La coda vicino è più veloce. TuttoScienze La Stampa 18 gennaio 2006. Siamo davanti alle casse del supermercato e dobbiamo decidere dove convenga metterci in coda. Calcoliamo quante persone ci sono in ogni fila, il volume delle merci nei carrelli e decidiamo. Ma invariabilmente le code vicine alla nostra scorreranno più velocemente. Questa situazione, e altre simili, sono state codificate nelle «Leggi di Murphy», una delle quali afferma: «Scegli la coda che vuoi, non sarà mai la più veloce». E c’è anche la legge inversa: «Se la tua coda è la più veloce, allora sei nella coda sbagliata». Ovvero: solo per errore possiamo aver scelto la coda più veloce. Edward A. Murphy jr. era un ingegnere che 50 anni fa lavorava al Centro di Ricerca della U.S. Air Force e aveva notato come i tecnici nel suo laboratorio compromettessero ogni esperimento con inevitabili errori: «Se qualcosa può andar storto - dichiarò sconsolato - andrà sicuramente storto». La battuta fece il giro degli ambienti scientifici, venne arricchita da nuove leggi e corollari e il tutto venne raccolto da Arthur Bloch in una serie di divertenti libretti, dal titolo le «Leggi di Murphy». Finora sono usciti tre raccolte di pensieri «murphologici», tradotti in italiano da Longanesi, che quest’anno propone «L’Agenda di Murphy 2006». Sospettiamo che siano stati proprio i matematici i primi a pubblicizzare le leggi di Murphy per giustificare l’enorme difficoltà di studiare scientificamente le code, alla disperata ricerca dei modelli matematici che risolvano il problema. Di certo, la teoria che studia le linee di attesa è di grande importanza: basti pensare alle implicazioni economiche che possono derivare da code e rallentamenti. Inoltre è fondamentale in informatica per una corretta trasmissione dei dati e il funzionamento di Internet. Alcuni esempi sono indicativi. Il primo è la coda delle auto a un incrocio stradale, dove un semaforo stabilisce i tempi di scorrimento del traffico tra due vie. Su una delle vie il semaforo ha un intervallo di 20 secondi per il verde e di 40 secondi per il rosso, a ciclo fisso, con una durata di 60 secondi. Nei 20 secondi di verde immaginiamo che possano passare 10 auto. Se ogni 60 secondi passano meno di 10 auto, il traffico scorre normalmente. Ma che cosa succede quando nei 60 secondi arrivano 11 auto? Di queste ne passeranno solo 10 e una rimarrà bloccata. Nel minuto successivo le macchine che non riescono a passare saranno due e la coda continuerà ad aumentare ad ogni ciclo del semaforo. Dopo 30 minuti ci saranno 30 auto in coda. Il traffico andrà in tilt quando la coda crescerà fino a raggiungere il semaforo precedente della stessa via, impedendo così alle auto in attesa a quel semaforo di passare. Si creerà un ingorgo impossibile e il nervosismo degli automobilisti complicherà ancora di più la situazione. Non è un problema da poco, visto che vive in una città con più di 500 mila abitanti perde in media 177 ore ogni anno a causa del traffico. Un’altra situazione è significativa: siamo in autostrada, in un momento di traffico, con una fila di auto che viaggia a 100 km/h. La prima auto della fila incontra un veicolo che viaggia a 90 km/h ed è costretta a rallentare, sotto i 90, per mantenere la distanza di sicurezza. L’auto che la segue, a sua volta rallenta, ma non più rispetto all’auto che viaggiava a 90 km/h, ma rispetto all’auto che la precede, a una velocità ancora più bassa. E il rallentamento si propaga progressivamente di auto in auto, fino a fermare il traffico, che riprende e accelera nuovamente, in progressione, finché tutte le auto alla fine viaggiano a 90 km/h. Ritorniamo alla coda del supermercato, una coda di grande stress che, però, ha un certo vantaggio rispetto a molte altre code, perché nelle ore di sovraffollamento si può intervenire aprendo nuove casse. Inoltre, per favorire i clienti, vengono aperte casse speciali, per esempio per chi ha un numero ridotto di articoli da pagare. Ma questo non allevia il disagio dei clienti, anzi lo aumenta, perché è facile dimostrare che i tempi di attesa sarebbero inferiori con casse tutte normali. Può succedere, infatti, che in certi momenti non ci sia nessuno alla cassa speciale, che resta inutilizzata. Inoltre le casse speciali penalizzano i clienti migliori, quelli che hanno fatto una spesa maggiore, obbligati a fermarsi nelle code più lunghe. La soluzione? Forse arriverà con i dispositivi wireless e smart card che consentiranno una registrazione automatica della spesa. Anche la teoria della complessità può essere d’aiuto. All’aeroporto JFK di New York, ad esempio, dove atterra o parte un aereo ogni tre secondi, per risolvere i problemi di gestione del traffico, è stato studiato l’alveare in cui si trovano da 20 a 60 mila api. Queste entrano ed escono senza confusione o ingorghi. E’ stato proprio il loro comportamento a suggerire la soluzione. Federico Peiretti