Il Sole 24 Ore 26/02/2006, pag.48 Marco Carminati, 26 febbraio 2006
Dietro le smorfie di Rembrandt. Il Sole 24 Ore 26 febbraio 2006. Il signor Jacob Joritz, tamburino della Ronda di Notte, ha cominciato a rullare il tamburo
Dietro le smorfie di Rembrandt. Il Sole 24 Ore 26 febbraio 2006. Il signor Jacob Joritz, tamburino della Ronda di Notte, ha cominciato a rullare il tamburo. E Robert Hughes, decano dei critici d’arte, ha fatto cantare il suo ingegno offrendoci un mirabile articolo sulle colonne del Guardian. Da Amsterdam giungono gli echi di inaugurazioni, festeggiamenti, applausi e bicchierate. Sono tutti segnali inequivocabili: l’anno di Rembrandt è ufficialmente iniziato. Il grande pittore olandese, nato a Leida il 15 luglio 1606, compie 400 anni e non li dimostra affatto. Difficile immaginare un artista del passato più vicino e attuale. Perché Rembrandt ci risulta tanto familiare? Giriamo la domanda all’illustre rembrandtologo Simon Schama che così risponde: "Per Rembrandt come per Shakespeare tutto il mondo era un palcoscenico ed egli conosceva in ogni dettaglio le tattiche della rappresentazione: l’incedere tronfio e lo sberleffo, il costume e il trucco, l’intero repertorio dei gesti, il movimento delle mani, il roteare degli occhi, la risata e il gemito soffocato. Sapeva come si assume una posa e si predica un sermone, come si stringono i pugni e si scopre un seno, come si pecca e come si espia. Nessun artista è mai stato altrettanto affascinato dalla creazione di personaggi, a cominciare dal proprio. Nessun pittore ha mai guardato tanta lucida intelligenza e inesauribile compassione al nostro entrare e uscire di scena e a tutta la sceneggiata che si svolge nel mezzo". La scena dell’umana avventura Rembrandt Harmensz van Rijn la calcò davvero fino in fondo raccogliendo gli allori della fama di grande artista, ma anche i cocci di un’esistenza segnata da errori, rovesci e fallimenti che potremmo efficacemente riassumere in un’unica, evocativa parola: casini. Ebbene sì, Rembrandt fu un sublime casinista, uno dei più grandi della storia. Forse per questo ci risulta tanto simpatico. Il fanciullo non nacque nella bambagia ma piuttosto nella farina. Il padre Ermanno era mugnaio e la madre Cornelia era figlia di fornai. La famiglia abitava in un mulino a Leida costruito lungo un braccio del vecchio Reno: da qui deriva il cognome di "van Rjin". I Van Rjin erano benestanti e poterono avviare almeno uno dei loro figlioli agli studi. La scelta cadde su "Rembrandus Hermanni Leydensis" che nel 1620, quattordicenne, venne iscritto all’Università di Leida. Nonostante i documenti lo definiscano "studiosus litterarum" l’esperienza universitariadel giovane è un autentico disastro. Faredi Rembrandt un raffinato intellettuale apparesubito una pia illusione. Meglio metterlo a bottega, magari in quella di un pittore, visto l’innatotalento che "Rembrandus" sembra dimostrare per il disegno. E qui, fedele al proverbio "ultimo a scuola primo della vita", l’irrequieto apprendista brucia tutte le tappe. In soli cinque anni impara il mestiere a Leida, fa uno stage di sei mesi ad Amsterdam e torna nella città natale per aprire una bottega col socio Jan Lievens. Dall’atelier escono i primi dipinti, mentre nei momenti di calma e di svago i due artisti di divertono ad autoritrarsi in pose grottesche e scanzonate. Stanno scherzando e non immaginano che attorno a quei disegni e quadri pieni di boccacce, smorfie e ironia verrà costruita la colonna portante della loro fama, soprattutto quella di Rembrandt. Nella bottega di Leida si affacciano ben presto visitatori illustri: prima Costantijn Huygens, raffinato conoscitore d’arte e consigliere della Casa d’Orange, e qualche anno più tardi anche Gerrit van Uylemburch, un intraprendente mercante e mediatore d’arte attivo ad Amsterdam che si offre di diventare l’agente esclusivo di Rembrandt. Per il pittore è la svolta. Si trasferisce ad Amsterdam, sposa Saskia (cugina del suo agente), riceve importantissime commissioni, diventa celebre e comincia a far soldi a palate. Peccato che abbia le mani bucate. Rembrandt non resiste al fascino di un collezionismo famelico, al punto di attendere l’approdo delle navi nel porto di Amsterdam per fare incetta di oggetti esotici e curiosità. I parenti di Saskia si preoccupano e lo accusano di sperperare la dote. Rembrandt non dà retta ai congiunti e nel 1639 si predispone a compiere il classico passo più lungo della gamba avviando i presupposti della sua personale rovina. Per la stratosferica cifra di 13 mila fiorini il pittore acquista una grande casa in Sint Anthonisbreestraat nel cuore elegante di Amsterdam. I soldi non li ha. Si limita a versare un anticipo nella speranza di saldare, entro cinque o sei anni, l’intero ammontare della somma. Benché Rembrandt lavori molto e sia al culmine della notorietà - si pensi che nel 1642 egli dipinge la Ronda di Notte, suo apogeo artistico - il nostro pittore non riesce a percepire il precipizio davanti al quale si trova. La moglie Saskia, che nel 1641 aveva dato alla luce il figlio Titus, non riesce a ristabilirsi in salute e nel 1642 muore, facendo in tempo però a scrivere un ingombrante testamento nel quale concede la propria eredità a Rembrandt a patto che questi... non si risposi. Rembrandt però è uomo sanguigno. In casa ha assunto Geertje Dircks perché faccia da balia al piccolo Titus. Dal figlio al padre la distanza è breve: Geertje diventa l’amante del pittore. Niente di male, se non fosse che la situazione finanziaria del maestro sta assumendo pieghe drammatiche. Per pagare le rate della casa, Rembrandt contrae sempre più debiti che non riesce ad onorare. Il vortice del fallimento è innestato e tra le mura domestiche scoppiano inevitabili tempeste. Geertje Dircks porta al banco dei pegni alcuni gioielli appartenuti a Saskia. Il gesto scatena l’ira di Rembrandt che fa causa alla compagna, la quale a sua volta lo accusa di averla sedotta con la promessa del matrimonio. Si finisce in tribunale e qui entra in scena una "zitella di anni 23" di nome Hendrickje Stoffels, che si rivela essere amante segreta di Rembrandt e che nel processo depone contro Geertje. La sentenza stabilisce prosaicamente che Rembrandt, pur essendo andato a letto con Geertje, non le ha mai promesso il matrimonio. La donna si deve accontentare di un risarcimento di 200 fiorini all’anno. Ma di lì a poco il pittore, particolarmente incattivito con la sua ex balia-fiamma, riuscirà addirittura a farla internare in una casa di correzione a Gouda. Rembrandt se la spassa ora con la Stoffels, che si guarda bene dallo sposare, per non perdere l’eredità di Saskia. Dalla loro unione nasce la figlia Cornelia. una nuova famiglia tipo "pacs", con molte nubi all’orizzonte. Nel 1656 Rembrandt capisce che il fallimento è imminente: viene fatto l’inventario di tutti gli oggetti che sono nella casa e tutto viene messo all’incanto. L’asta si tiene in tre diverse tornate in un albergo di Amsterdam con esito, purtroppo, modestissimo: la somma ricavata riesce a coprire solamente la metà dei debiti contratti. Buttati fuori di casa, i Van Rijn si devono ora arrangiare in locali in affitto. Per salvare quel poco che c’è da salvare, Hendrickje e Titus sono costretti a prendere in mano la situazione economica familiare, allontanando quel "casinista" di Rembrandt dalla gestione diretta degli affari. Intanto, gli amici di un tempo e i committenti più illustri si sono quasi tutti dileguati. Nel 1662 Rembrandt è costretto a vendere la tomba della moglie Saskia e quando, ad uno ad uno, se ne vanno all’altro mondo la compagna Hendrickje (1663) e il figlio Titus (1668), egli deve ricorrere all’onta di prendere per loro due tombe in affitto. Grande Rembrandt, non sono bastate le donne e gli affari, ora riesce a "incasinarsi" persino con le sepolture dei suoi cari. E quando toccherà a lui, il 4 ottobre 1669, non resteranno alternative: tomba anonima in affitto anche per Rembrandt. Marco Carminati