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 2005  settembre 21 Mercoledì calendario

La sopravvivenza degli elefanti in Africa è minacciata dalla ristrettezza dei parchi in cui vivono

La sopravvivenza degli elefanti in Africa è minacciata dalla ristrettezza dei parchi in cui vivono. All’inizio del XX secolo, prima dell’arrivo degli europei nel continente e prima della caccia sconsiderata per l’avorio delle zanne, gli elefanti in Africa erano 5 milioni ed erano liberi di andare ovunque. Utilizzavano il loro habitat in modo ciclico, migrando da una zona all’altra alla ricerca di nuovi pascoli. Sfruttavano le risorse di una regione e quando queste stavano per esaurirsi si spostavano in un altro luogo senza tornare per molti anni nella zona che abbandonavano. Sfruttavano tutte le risorse, ma ne erano anche i rigeneratori: un elefante ingurgita ogni giorno tra i 200 e i 300 chili di vegetali e ne rende i due terzi all’ambiente sotto forma di feci, che fertilizzano il suolo e che distribuiscono su un territorio molto vasto i semi non digeriti. A mettere in pericolo la sopravvivenza della specie c’è il fatto che oggi queste grandi migrazioni sono difficili: molti parchi nazionali sono circondati da zone abitate e gli elefanti non possono lasciare le riserve, che quindi si esauriscono e impoveriscono in breve tempo facendo morire di fame gli animali. Per cercare di arginare il problema sono stati pensati parchi senza frontiere, con corridoi ecologici che garantiscano il passaggio da una zona all’altra. Quando gli spostamenti naturali così garantiti non bastano, interi gruppi di elefanti vengono anestetizzati e trasportati in nuovi luoghi. A volte però non c’è altra scelta che abbattere gli animali in sovrannumero.