Il Sole 24 Ore 22/01/2006, pag.29 Marco Carminati, 22 gennaio 2006
Vittima della satira più che dei rettili. Il Sole 24 Ore 22 gennaio 2006. Siamo d’accordo, venire stritolati da un serpente in compagnia dei propri figli è un’esperienza alquanto sgradevole ma può apportare oggettivi vantaggi
Vittima della satira più che dei rettili. Il Sole 24 Ore 22 gennaio 2006. Siamo d’accordo, venire stritolati da un serpente in compagnia dei propri figli è un’esperienza alquanto sgradevole ma può apportare oggettivi vantaggi. Ad esempio, si può diventare eternamente famosi, come è accaduto all’eroe troiano Laocoonte che ognuno di noi ha presente alla perfezione grazie alle sue ineleganti contorsioni che, diciamo la verità, non ci hanno mai coinvolto più di tanto. Semmai hanno suscitato ilarità, voglia di parodia, induzione allo scherzo. A cominciare da Tiziano che rielaborò il gruppo marmoreo sostituendo i personaggi con scimmioni dolenti. Nulla in confronto all’esprit de finesse che la propaganda protestante mise in campo coniando una medaglia nella quale papa Paolo III Farnese cavalcava un serpente come Laocoonte mentre le figure accanto defecavano felici nella tiara e sul pontefice stesso. La satira politica passata e presente ha strattonato il Laocoonte quasi più del serpente. Si parte da Daumier, che ci mostra le contorsioni della Britannia in lotta col Fenianismo (movimento indipendentista irlandese), per approdare a Giorgio Forattini che su "La Stampa" del 28 luglio 1982 propose Giovanni Spadolini avvolto dei tubi di un gasdotto (si forse allude a quello russo dello Yamal). Efficacissima la vignetta anonima che mostrava il presidente Nixon nel tentativo di divincolarsi dai nastri dello scandalo Watergate improvvisamente fuoriusciti da un indiscreto magnetofono. Laocoonte è finito nei fumetti di Asterix e suoi francobolli sovietici (in questo caso l’eroe si divincola dall’oppressione capitalista), ha ispirato vasellame e pellicole cinematografiche, ha continuato imperterrito a fornire pretesti per variazioni d’artista più o meno bizzarre. Una navigata in internet potrà fornirci la chiara idea del fenomeno. Ma va aggiunto che persino la medicina si è interessata al personaggio. Con qualche risvolto da brivido. Il neurologo francese G. B. Duchenne de Boulogne a fine Ottocento prese le smorfie del sacerdote troiano come termine di paragone per i suoi studi sui muscoli facciali umani che egli osservava e fotografava dopo aver sottoposto i propri pazienti a robuste scariche elettriche. Meno cruentemente la rivista medica "Praxis-Kurier" nel 1964 dedicò un numero speciale ai dolori reumatici mettendo in copertina una parodia di Laocoonte tormentato nei muscoli e nelle giunture da un esercito di diavoletti con la forca. Cesare Pavese in una lettera del 1950 così scrisse: "Io sono come Laocoonte: mi inghirlando artisticamente con i serpenti e mi faccio ammirare. Poi, ogni tanto, mi accorgo dello stato in cui sono e allora scrollo i serpenti, gli tiro la coda, e loro strizzano e mordono. un gioco che dura da vent’anni. Comincio ad averne abbastanza". Il ritratto è autoironico, ma qui non c’è niente da ridere: sei giorni dopo Pavese si tolse la vita. Marco Carminati