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 2005  settembre 04 Domenica calendario

Sei lingue ufficiali inglesi. Pochi lo sanno. Libero 4 settembre 2005. Il mondo è pieno di associazioni per la tutela delle lingue moribonde o malate, e per le esequie di quelle appena morte

Sei lingue ufficiali inglesi. Pochi lo sanno. Libero 4 settembre 2005. Il mondo è pieno di associazioni per la tutela delle lingue moribonde o malate, e per le esequie di quelle appena morte. Tra un funerale e l’altro, gli addetti ai lavori hanno fatto sapere che ogni due settimane ne seppelliscono una. I giornali dicono che a commettere ”linguicidio” è l’inglese, che usa l’arma di internet. Sarà anche vero. Però qualche colpa l’avranno pure anche i parlanti che abbandonano la propria lingua e vanno dietro a un’altra, che trovano più bella, simpatica, giovane, utile. A decretare il successo dell’inglese non è il destino cinico e baro. la natura stessa delle lingue, che sono fatte per servire alla comunicazione; e quando non vanno più bene, si potenziano, o si buttano via. Anche all’inglese capitò lo stesso. Mille anni fa, era fatto di dialetti simili agli antenati del tedesco odierno. Poi subì l’influsso del francese e nel giro di qualche secolo divenne irriconoscibile agli antichi parenti teutonici. Ma di quale inglese stiamo parlando? Abbiamo sempre in mente la ”lingua di Shakespeare”, che non è certo quella di oggi. Di inglese, poi, ci sono molte varietà al mondo : la britannica, l’americana, l’australiana, l’irlandese, senza dimenticare l’inglese dell’India e della Nigeria. Ciascuna varietà ha una tradizione letteraria e ha statuto di lingua ufficiale. Dalla matrice britannica è uscito un gran numero di lingue inglesi. E oggi stesso potrebbe avvenire che una piccola comunità polinesiana passi all’inglese e abbandoni l’idioma usato. Ma che razza di inglese parleranno? Non sarà quello degli inglesi britannici. Sarà una nuova varietà di inglese. Al latino avvenne qualcosa di simile. Ci vollero alcuni secoli, ma da una matrice comune discesero le parlate ”romanze”, cioè le eredi della lingua ”di Roma”. Esse presero il posto delle molte lingue parlate nei territori conquistati dai Cesari. L’Europa era piena di lingue morte già nell’antichità: dal pitto e dal calédone, parlati nella Scozia, fino al ligure, usato un po’ in tutto il nord-ovest dell’Italia del tempo, ben prima dell’arrivo delle comunità di lingua celtica. Ancora nel Medio Evo, i Longobardi congedarono il proprio idioma germanico e passarono ai dialetti romanzi dell’Italia; in compenso, molte parole italiane sono di origine longobarda, come la ”panca” o la ”zuffa”. Nel ’600 scomparve il prussiano, parlato dalle parti di Königsberg: era una lingua baltica parente del lituano. Tutte le lingue, anche le più forti, sono toccate dal cambiamento, perché camminano con le gambe degli uomini (e delle donne) che le usano. Però, se muore una lingua, ne nasce un’altra. L’inglese, poi, è in crisi come le altre lingue: in giro per il mondo è usato un po’ da tutti come un codice di seconda mano. Due tizi che parlano lingue diverse non saprebbero come imbrogliarsi o come insultarsi, se non ci fosse l’inglese a portata di mano. A forza di esperimenti balordi, la lingua della perfida Albione ha fatto la fine della cucina cinese in Europa: la pietanza non sembra europea, ma è tutto meno che cinese. Giovanni Gobber