Nova Il Sole 24 Ore 19/01/2006, pag.6 Luca De Biase e Cristina Tagliabue, 19 gennaio 2006
La rivoluzione digitale investe sua maestà tv. Nova Il Sole 24 ore 19 gennaio 2006. Digitale terrestre, satellite, tv via internet
La rivoluzione digitale investe sua maestà tv. Nova Il Sole 24 ore 19 gennaio 2006. Digitale terrestre, satellite, tv via internet. L’ultima fase della rivoluzione continua avviata dai nuovi media prende di mira la regina dei vecchi media. Ebbene: a questo punto la televisione è in crisi? La televisione è destinata a perdere pubblico in modo irreversibile. Lo si vede da tempo negli Stati Uniti. Non che non ci sia innovazione: in generale, anzi, si può dire che il sistema televisivo è meno bloccato di quanto appaia in Italia. Ma le nuove generazioni, abituate a internet e ai nuovi media interattivi, non continueranno a seguire la tv con la stessa attenzione del passato. Ma la televisione sta cambiando di fronte ai nuovi media? E in che modo? Ci sono soltanto più canali, oppure la trasformazione è più profonda? Ci sono tanti canali. E in futuro ce ne saranno ancora di più. Ma non credo che avranno tutti molto successo. Si parla di tv digitale, interattiva, on demand... Ma questa non è più vera televisione: perché secondo me esiste solo la tv generalista della quale il pubblico fruisce in modo passivo. Lo sport e i film sono televisione. Tutto il resto è soltanto linguaggio video. Ma di che tipo è, alla fine, il contenuto specifico della televisione? Lo specifico della televisione è la diretta degli eventi: tutti si collegano alla stessa ora per vedere, per esempio, la partita e tutti si aspettano di parlarne con gli amici al bar o, il giorno dopo, con i colleghi in ufficio. Secondo me, la sola vera televisione è quella generalista. E al centro della televisione generalista ci sono lo sport e il cinema. La tv che funziona è sempre una finestra sulla realtà. I nuovi modi di trasmettere contenuti di tipo televisivo avranno successo? La televisione parla alla pancia della gente. Non è fatta di cose colte perché serve nei momenti in cui il pubblico vuole essere passivo. Quindi i canali tematici che pensano di trovare audience puntando a elevare la qualità del contenuto non avranno successo: alla fine saranno sostituiti egregiamente da siti internet dotati di video. Ma come cambia in tutto questo il linguaggio televisivo? La televisione colta non esiste. Più il pubblico è colto, più dispone di diverse alternative per impiegare il suo tempo. Ma le persone colte sono le meno numerose. Quando è uscito in televisione il film di Coppola Apocalypse Now, la controprogrammazione ha messo in campo Vieni avanti cretino con Lino Banfi. E questo fece il doppio di audience. Credo che sia stato così in passato e che sarà così in futuro. Insomma: si direbbe che, in mancanza di meglio, la vecchia finestra sulla realtà si inventi la sua realtà... La televisione è pubblicità. Anche nei contenuti: la tv fa pubblicità a se stessa. Il palinsesto serve a dare senso anche ai programmi meno belli. Serve a vendere meglio il prodotto televisivo. Così la tv si rivolge al lato passivo del pubblico. Può essere che a qualcuno tutto questo non piaccia. Ma in quel caso, non c’è altro da fare che cambiare mezzo di comunicazione. I giovani lo stanno già facendo. Ma il futuro è davvero nella crossmedialità? Non credo nella crossmedialità. La tv è tv. Ci sono gli autori, i direttori, gli interpreti. C’è la fruizione passiva. Ci sono le intuizioni e le analisi sull’evoluzione sociologica del pubblico. Ma alla fine quello che conta è la qualità con la quale si realizzano e si presentano i programmi. Persino la7, che doveva essere al centro della crossmedialità, non la sta realizzando. Anche perché l’Italia della tv è un’anomalia. Roberto Giovalli