Paolo Pontoniere, L’espresso 16/2/2006, pagina 45; Gianni Fochi, Tst della Stampa 22/2/2006 pagina 2., 16 febbraio 2006
L’etanolo (alcol che si ottiene soprattutto dalla canna da zucchero e dalla barbabietola da zucchero, ma anche dal mais) è tra i carburanti biologici più promettenti
L’etanolo (alcol che si ottiene soprattutto dalla canna da zucchero e dalla barbabietola da zucchero, ma anche dal mais) è tra i carburanti biologici più promettenti. In Brasile, che produce oltre 16 miliardi di litri di etanolo l’anno, si consuma meno benzina che nel 1970 e tutte le auto vengono alimentate a etanolo. Inoltre, grazie ai rendimenti ottenuti con l’ingegneria genetica applicata all’agricoltura, si producono oltre 6 mila litri per ettaro all’anno contro i 2 mila del 1975 e il Paese può esportare 2 miliardi di litri di etanolo l’anno verso il Giappone e la Svezia. Anche il Venezuela, che è il quinto produttore di petrolio del pianeta, ha investito 900 milioni di dollari per sviluppare la produzione di etanolo e il presidente Hugo Chavez ha annunciato il piano quinquennale per costruire 15 distillerie e convertire 300 mila ettari alla coltivazione della canna da zucchero. Anche Stati Uniti, India e Cina si stanno sempre più interessando al carburante biologico e a partire da quest’anno le auto della Indy Car Series useranno misture all’etanolo al posto della tradizionale benzina (dal 2007 useranno etanolo allo stato puro). Bush ha proposto di aumentare i finanziamenti per la ricerca di fonti energetiche alternative e ha suggerito di incrementare entro sei anni la rpoduzione di etanolo, con l’obiettivo di diminuire del 75 per cento la dipendenza dal petrolio mediorientale entro il 2025. L’etanolo sviluppa 113 ottani ed è un carburante che consente alte prestazioni: con un litro si percorrono più chilometri che con la stessa quantità di benzina. Molti tuttavia temono che presto si arriverà a una carenza di mais per gli usi alimentari. Lester Brown, fondatore del World Watch Institute, ammonisce: «La competizione tra pompa di benzina e il supermercato danneggia gravemente le popolazioni più deboli del mondo e crea una situazione in cui fette crescenti di terra agricola saranno condannate alla desertificazione, come accade in Cina. Quella che oggi sembra una storia di successo potrebbe trasformarsi in un dramma irreparabile». In Italia intanto si levano voci contrarie al biodiesel (carburante che si ottiene per trasformazione chimica di oli vegetali, soprattutto olio di colza). Nel 2002 Sergio Ulgiati dell’Università di Siena ha fatto notare che un aumento della coltivazione di colza per biodiesel avrebbe obbligato la produzione agricola a triplicare e a occupare il 50 per cento di suolo in più, con aumento conseguente di consumo di acqua e pesticidi. Secondo un documento dello stesso anno del gruppo di supporto Bioenergia del ministero delle Politiche agricole la produzione italiana di biodiesel richiedeva già allora l’import del 70 per cento degli oli. C’è qualche dubbio infine sul fatto che il biodiesel non faccia danni all’ambiente. Alberto Girelli, ex direttore della Stazione sperimentale per i combustibili di San Donato Milanese: «Le emissioni del biodiesel non sono nel complesso assai migliori di quelle del gasolio debitamente raffinato». Infatti è vero che non produce zolfo ed emette meno polveri sottili, però ha un minore contenuto di energia e produce formaldeide e acroleina, che invece sono dannosi.