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 2005  settembre 18 Domenica calendario

I veri protagonisti della commedia, La Repubblica, 18 settembre 2005 Non se ne può più della commedia all’ italiana, se ne parla troppo, ma se uno pensa ai caratteristi non se ne può fare a meno, loro sono la chiave di volta della commedia all’ italiana lanciata nel dopoguerra

I veri protagonisti della commedia, La Repubblica, 18 settembre 2005 Non se ne può più della commedia all’ italiana, se ne parla troppo, ma se uno pensa ai caratteristi non se ne può fare a meno, loro sono la chiave di volta della commedia all’ italiana lanciata nel dopoguerra. C’ erano quei tre, quattro attori di richiamo come Tognazzi, Sordi, Manfredi, però il piedistallo erano loro, i Furia, i Carotenuto, le Tina Pica, che in genere venivano dal mondo dell’ avanspettacolo ricco di professionisti della risata, un patrimonio di umorismo popolare preziosissimo. Il valore della commedia all’ italiana è soprattutto in quel piedistallo fatto di piccoli personaggi di contorno. Altrimenti si sarebbe esaurita molto presto. Allora l’ avanspettacolo era popolarissimo, chi andava al cinema se lo godeva tra un film e l’ altro. Era una rivista musicale da quattro soldi, con l’ orchestrina, un corpettino di ballo con sei, otto smandrappate, poi al cambio scena arrivava il comico o la coppia di comici, alcuni patetici, altri grandissimi come i fratelli De Rege, facevano il loro numero, tornava il balletto, poi il cantante, sempre "molto famoso all’ estero". C’ era un legame con il cinema, a scrivere le battute dei comici erano spesso gli sceneggiatori, in particolare quelli che lavoravano nei giornali umoristici. Io e Steno abbiamo scritto per l’ avanspettacolo, uno per cui scrivevamo scenette e canzoncine era Rascel. E quando abbiamo cominciato a fare i primi film ci siamo riforniti abbondantemente da quell’ esercito che si ricreava continuamente. Qualcuno, come Aldo Fabrizi, si è affermato come grande protagonista, altri si sono persi, finiti negli scantinati, nelle piazze dei paesi o alla fame, ma a decine hanno dato al cinema momenti indimenticabili. Penso a Tina Pica, l’ avevo vista nel teatro napoletano e la presi in "Totò e Carolina", con quel suo tono secco e brutale, aveva capito che faceva ridere e l’ accentuava, era molto intelligente. O i Carotenuto. Memmo faceva l’ infermiere, lo notò De Sica, gli fece fare una particina e funzionò, Mario era fabbroferraio, ma già bazzicava l’ avanspettacolo prima del cinema. Poi ci sono i tipi come Capannelle e Tiberio Murgia, quelli li ho scoperti io, li ho presi dalla strada come si diceva allora, Capannelle cantava per la strada, Tiberio Murgia faceva il cameriere in una trattoria del centro, solo dopo si sono affermati come caratteristi, grazie al cinema. Quel cinema con i caratteristi è nato con la mia generazione, nel dopoguerra. Da una parte c’ erano i grandi che facevano ridere e che la gente amava, dall’ altra bisognava prendere gente alla buona, senza grandi pretese economiche, meno si spendeva e meglio era. Ce ne siamo serviti tutti, sceneggiatori e registi, scrivevamo dialoghi e battute ad hoc, sfruttando le loro particolarità, le smorfie, la comicità fisica e i dialetti. C’ erano grandi caratteristi romani, ma allora si rideva anche del ciociaro, del marchigiano, del siciliano, dialetti del Sud principalmente. Non ricordo che si ridesse del lombardo, del Nord si usava parecchio il veneto. Oggi non è più così, è cambiato il cinema, gli sceneggiatori hanno meno attenzione per i caratteristi. Nel caso si va a pescare nel cabaret, ma non è la stessa cosa. Sono tutti piccoli autori, hanno studiato, sono acculturati, e questo è un danno grave. I grandi caratteristi erano ignoranti, spesso neanche le elementari, disperati, abituati ad affrontare un pubblico che spesso era feroce, ma avevano un istinto fortissimo, prorompente, incisivo, antico, viene dalla commedia dell’ arte, è insito nella cultura italiana, piangere e ridere insieme, il Decamerone è stato scritto durante la tragedia della peste e si ride. Proprio per questo penso che la commedia tornerà nel nostro cinema, vive un momento di ripiegamento ma tornerà, l’ ironia e la capacità di unire il tragico con il divertimento è parte della nostra civiltà, è nella vita quotidiana. (Testo raccolto da Maria Pia Fusco) Mario Monicelli