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 2006  febbraio 17 Venerdì calendario

Russo Giuditta

• Pompei (Napoli) 27 dicembre 1970 • «[...] Giuditta non era semplicemente Giuditta, ma l’avvocatessa Russo, esperta in diritto commerciale e del lavoro. ”In tredici anni di professione, ho vinto più di duecento cause e ne ho persa soltanto una”, precisa con una punta d’orgoglio. Per essere brava era brava, nessuno può negarlo. Come nessuno [...] avrebbe immaginato che quella donna in carriera, con due studi professionali a Mirandola, in provincia di Modena, e a Pompei, vicino a Napoli, non è mai stata un avvocato. Dal ’93, anno in cui ingannò i genitori raccontando di avere in tasca una laurea da 110 e lode, Giuditta ha vissuto una vita che non le spettava: ha mentito a tutti senza mai un cedimento, né un passo falso. [...] ha frequentato palazzi di giustizia e aule di tribunale in cui ha perorato cause con abilità e passione, spesso suscitando l’ammirazione dei giudici. Poi tutto è finito. Giuditta è tornata ad essere solo Giuditta. Il muro di bugie l’ha fatto crollare lei stessa [...] quando ha bussato alla porta del procuratore di Torre Annunziata. Non come avvocato, ma come reo confesso. Perché? ”Ero rimasta vittima delle mie menzogne. Le bugie sono come le ciliegie: una tira l’altra, e alla fine ne sono rimasta intrappolata. Stavo per essere scoperta, e allora, invece di fuggire, ho colto l’occasione per farla finita con una vita che era diventata un incubo: mi sentivo sporca, disonesta, anche se non ho mai rubato né mi sono arricchita sulla pelle dei miei clienti. Il motivo che mi ha spinto a mentire per tanto tempo? Non volevo deludere chi si aspettava tanto, forse troppo, da me”. La sua vita Giuditta se l’è inventata nel ’93, quando annunciò ai genitori che si sarebbe laureata. ”Era il 28 settembre. Chiesi a mio padre di non assistere alla seduta, perché mi sarei innervosita. Poi facemmo anche una festa in un locale di Sorrento”. Da allora, l’’avvocatessa” Russo decise di mettere a frutto l’esperienza maturata nello studio legale in cui aveva lavorato come segretaria. Si sposò con un impiegato del tribunale di Monza e si trasferì a Mirandola, un paese lì vicino. ”Aprii uno studio. Mi feci un nome, non c’era una causa che non vincessi. La gente mi guardava con ammirazione, ero qualcuno. Non mi interessavano i soldi, non ho mai vissuto nel lusso, ma sentivo che come avvocato venivo rispettata. Allo stesso tempo, però, mi sentivo male per le menzogne di cui mi ero circondata. Mille volte avrei voluto confessarmi con i miei cari e farla finita con una vita fasulla. Ma non trovavo il coraggio, avevo paura di deluderli”. Nessuno sospettava che l’avvocatessa più brava di Monza e di Pompei fosse una millantatrice. Neanche i tanti ”colleghi” con cui ha lavorato: ”Li ho ingannati e mi scuso con loro”. E dice di non avere recato danno, Giuditta, nemmeno ai clienti: ”Ai processi, non essendo abilitata alla professione forense, mi costituivo sempre assieme ad avvocati veri. In questo modo le cause e le relative sentenze sarebbero state assolutamente regolari. Ed è andata davvero così”. I guai sono cominciati [...] quando un cliente cominciò a sospettare di Giuditta. Lei, per tranquillizzarlo, gli raccontò l’ennesima bugia: ”Si trattava di una causa di lavoro, gli dissi che avevamo vinto e che il giudice gli aveva riconosciuto un indennizzo di settantamila euro. A quel punto il problema era trovare i soldi”. E fu così che l’’avvocatessa” si improvvisò promoter finanziario, promettendo ad amici e conoscenti interessi da capogiro grazie a investimenti che esistevano solo sulla carta. ”Tirai su la somma necessaria a tacitare il cliente che credeva di aver vinto la causa, ma avevo messo in moto un meccanismo troppo pericoloso. Allora decisi di andare dal magistrato e raccontargli tutto”. E fu così che ebbe fine la vita inventata di Giuditta Russo, che [...] è finita sotto inchiesta. ”Il mio matrimonio è finito, sono tornata a Pompei dove vivo a casa dei miei. Cerco lavoro. Ma per una come me, con la mia storia, è difficile trovarne uno dignitoso. Trascorro le ore leggendo. Il mio libro preferito? L’Avversario di Emmanuel Carrère: racconta la storia vera di un uomo che per diciott’anni, in Francia, ha finto di essere un medico. Alla fine lui ha ucciso moglie, figli e genitori, invece io cerco di rifarmi una vita vera”» (Fulvio Milone, ”La Stampa” 17/2/2006).