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 2006  febbraio 16 Giovedì calendario

VIRANO

VIRANO Mario Rivoli (Torino) 7 gennaio 1944. Architetto. Presidente dell’Osservatorio tecnico sull’Alta velocità • «[...] Nel 1967, quando la città celebrava il suo ”68 in anticipo, Mario Virano era tra gli studenti che occupavano la facoltà di Architettura. Tra le parole d’ordine, il ”no” duro al progetto di costruire un nuovo ospedale psichiatrico. ”Non mi pento, anzi... venivo da una famiglia operaia, papà metalmeccanico, mamma in una fabbrica di cioccolato”, ricorda ora. A fargli la tessera del Pci fu Iginio Ariemma, il braccio destro di Achille Occhetto. A proteggerlo, nei momenti più difficili della carriera politica negli anni 80 Lucio Libertini, il leader del Psiup passato al Pci e più tardi a Rifondazione comunista. Ma Virano, l’uomo che dopo 50 ore di riunioni ha portato a casa l’accordo con i valsusini, è sempre stato un riformista (o migliorista, come si diceva un tempo) e un appassionato di progetti, tecnologie, innovazione. Dopo una brillante ascesa nel Pci torinese, ha alternato momenti di professione ad altri di impegno pubblico (è stato tra i progettisti della nuova Roma Termini, primo passo delle Grandi Stazioni) come mago dei casi ingarbugliati: ”Con una sola regola, non fare mai la stessa cosa per più di 5 anni”. stato amministratore delegato della Sitaf, l’autostrada del Frejus, che gli ha consentito di impratichirsi – anche sul piano antropologico – delle vicende della Valsusa, poi consigliere dell’Anas e docente a Venezia, dove neppure la Tav gli ha impedito di far lezione ogni giovedì. grande amico di Piero Fassino, ma fu Gianni Letta a chiamarlo per la prima volta ad occuparsi di Tav, con uno degli ultimi atti del governo Berlusconi del 2006: dopo gli scontri di Venaus la missione appariva impossibile, serviva un mediatore. Pochi mesi dopo, a governo Prodi appena insediato, arrivarono la conferma e la creazione dell’Osservatorio [...]» (Vera Schiavazzi, ”Corriere della Sera” 30/6/2008) • «Ai tempi delle giunte Pci-Psi degli Anni 70, il sindaco Diego Novelli lo chiamava il ”rosso”: ”Glielo dicevo: sei così equilibrato, sembri un vescovo”. Lui però, più che una fede, aveva invece un maestro per tutto ciò che allora, a sinistra, era modernità e pragmatismo nel campo dei trasporti: il senatore Lucio Libertini. E il credo assoluto del buon senso: ”Compagni, ragioniamo...”, erano le parole che ripeteva ogni volta quando, nel ”partitone” della città della Fiat, si litigava su urbanistica e grandi opere. [...] un passato nel Pci e poi per decenni fuori dalla politica (ma senza mai perdere i contatti, ad esempio, con Piero Fassino) a occuparsi ancora di trasporti. Quella capacità di mediare, ma anche di ”scorgere i livelli più alti delle questioni”, come racconta Giancarlo Quagliotti, l’ex capogruppo del Pci ai tempi di Novelli. Una dote che [...] lo ha quasi portato vicino a compiere il miracolo: la ”quadratura del cerchio” nella contesa impossibile della Tav. Con la convinzione che le infrastrutture possono essere una opportunità. [...] Una storia che arriva da lontano, da quella facoltà di Architettura dove Virano prima diventa un leader del movimento studentesco e poi si avvicina al Pci, partendo da una lotta contro il nuovo manicomio. Con lui un’intera generazione di architetti torinesi che il neo-sindaco Novelli, nel 1975, chiama con sé. Qualcuno va in giunta, altri diventano gli ideatori di una modernizzazione da offrire non solo a Torino, ma allo stesso Pci. Il ”vescovo” diventa responsabile dei Trasporti in federazione e, nello stesso tempo, si propone come uno degli esperti nazionali. Sue sono le grandi intuizioni di un’unica azienda di trasporti per l’intera area torinese, di una nuova rete ”a griglia” di bus e tram, infine della ”metropolitana leggera”. Lo stop gli arriva nel 1985, quando è coinvolto nell’inchiesta del giudice Sebastiano Sorbello sui "Semafori intelligenti" (un appalto da 6 miliardi di lire). Sarà poi prosciolto, ma poco dopo lascia e se ne va a Roma dove fonda un consorzio di progettazioni. A Torino rientra solo negli anni 90, all’improvviso e per un posto importante: l’autostrada del Frejus e la società Sitaf sono scosse dagli scandali e da una rivolta strisciante in Val di Susa per le troppe promesse non mantenute. Si ricorda di lui il vecchio ”compagno” Quagliotti, diventato consigliere di Marcellino Gavio. Virano risolve molti problemi, poi torna a Roma all’Anas. Fino a [...] quando ancora gli antichi amici torinesi dell’ex Pci, ma soprattutto il ministro dei Lavori Pubblici di Berlusconi, Pietro Lunardi (si frequentano da decenni), decidono una chiamata ”bipartisan” per salvare l’Alta velocità: bisogna rimediare alle botte con la polizia e ai rischi per i fondi Ue. Il ”vescovo” comincia a tessere la rete: a Quagliotti spiega di non essersi dimenticato della lezione della Sitaf (’Non basta fare promesse di compensazioni, occorre un piano di riqualificazione di tutta la valle”), agli enti dimostra che il tracciato è da rivedere. Parla ai sindaci, organizza persino viaggi in treno con scrittori, tra Modane e Torino. Inventa anche l’idea che lui giudica vincente: ”Una stazione della Tav vicino a Susa, mai prevista. Servirà per la vocazione turistica e sciistica”. I sindaci protestano ancora, ma non lo attaccano, i No-Tav invece lo definiscono ”melenso”. Il ”vescovo” però, va avanti e, a chi esprime dubbi, ribatte: ”Non dico più "compagni”, ma ”ragioniamo” sì...» (Ettore Boffano, ”la Repubblica” 14/6/2007) • «[...] è una figura di spicco della cosiddetta ala ”degli amministratori” del vecchio Pci . ”Nessuna tessera in tasca’ dice ”. Sono stato comunista, 25 anni fa. Così come sono stato caporale e un sacco di altre cose. Ma il cuore, certo, batte da quella parte”. E ancora in molti, tra i vecchi compagni, lo consultano come si fa con un vecchio saggio. Soprattutto in materia di trasporti. Perché Virano, architetto, è anche un tecnico. E l’Anas in questo senso è solo la sua ultima ”casa”. Dal 1998 al 2001 è stato amministratore della Sitaf, la società di gestione dell’autostrada del Frejus, quella che attraversa in due la Val di Susa. ”E anche allora non fu facile. Situazione meno esplosiva ma complicata”, ricorda. Nel 1984, invece, sindaco di Torino Diego Novelli, ha trattato per l’appalto dei semafori intelligenti sulla linea dei jumbo- tram. Tecnico sì . Ma non al punto da avere una precisa idea sulla Torino-Lione. ”Non sono pro o contro la Tav, quello che so l’ho letto dai giornali”. In ogni caso quanto basta per essere sostenitore del trasporto integrato: ”Malgrado il mio passato non sono pro gomma: strade e ferrovie non possono essere in competizione, soprattutto in un territorio alpino delicato come è la Valle di Susa”. E aggiunge: ”Il problema è come rendere compatibile l’opera con le esigenze di un territorio che ha già subito molte ferite ambientali”. [...]» (Alessandra Mangiarotti, ”Corriere della Sera” 16/2/2006).