Fulvio Abbate, ཿla Repubblica 5/2/2006;, 5 febbraio 2006
«Il direttore del Tg4, seppure appartiene ormai all’iperuranio del pianeta vip, non ha mai nascosto le proprie origini, valga in proposito il caso in cui, soprattutto nei momenti delle previsioni del tempo affidate alle disastrose post-veline, si lascia andare al ricordo di certi proverbi appresi durante il tirocinio dell’infanzia, e addirittura, incurante del limite, li recita facendo ritorno all’antico idioma: antiche saggezze che, quando fuoriescono dalla bocca di Emilio Fede assumono, chissà poi perché, un tratto di pura irrealtà, suonano davvero improbabili
«Il direttore del Tg4, seppure appartiene ormai all’iperuranio del pianeta vip, non ha mai nascosto le proprie origini, valga in proposito il caso in cui, soprattutto nei momenti delle previsioni del tempo affidate alle disastrose post-veline, si lascia andare al ricordo di certi proverbi appresi durante il tirocinio dell’infanzia, e addirittura, incurante del limite, li recita facendo ritorno all’antico idioma: antiche saggezze che, quando fuoriescono dalla bocca di Emilio Fede assumono, chissà poi perché, un tratto di pura irrealtà, suonano davvero improbabili. Sia linguisticamente sia filosoficamente. O forse la spiegazione è molto più semplice del previsto. Emilio Fede, lo sanno ormai tutti, risulta infatti un mutante, una creatura post-umana, un post-giornalista, un post-conduttore, un post-giocatore di carte, un post-siciliano» (Fulvio Abbate).