Varie, 15 febbraio 2006
RUGGIERO
RUGGIERO Riccardo Napoli 26 agosto 1960. Manager. Senior advisor del fondo di private equity Permira. Ex amministratore delegato di Telecom Italia (2002-2007). Prima stava a Infostrada • «[...] figlio di Renato ex ambasciatore ed ex ministro degli esteri [...] La carriera [...] inizia nella forza vendite di Fininvest e prende forma all’Infostrada, il primo operatore fisso alternativo lanciato dalla Omnitel del gruppo Olivetti. Quando Omnitel viene venduta ai tedeschi di Mannesmann e poi a Vodafone, Infostrada non è più considerata strategica e finisce al gruppo Wind, comprata a carissimo prezzo dall’Enel di Franco Tatò. Ruggiero, che nel corso degli anni si è distinto per aver promosso politiche commerciali molto aggressive, esce con una buonuscita milionaria. Amante della guida sportiva (gli tolsero la patente mentre sfrecciava a 311 km/h sulla sua Porsche), viene ripescato dalla Telecom di Roberto Colaninno e poi valorizzato da Marco Tronchetti Provera fino ad a diventare amministratore delegato dell’ex monopolista. Carlo Buora, vicepresidente del gruppo, non lo amava e lo temeva, essendo agli antipodi per carattere e stile manageriale. Ma tutti consideravano Ruggiero un mago dei numeri e l’unico in grado con la sua squadra super-fidata di portare i risultati alla fine di ogni trimestre, riuscendo a stupire la platea degli analisti finanziari. Con l’arrivo di Guido Rossi alla presidenza, però, nel settembre 2006, è sbarcato in azienda a capo del controllo interno (audit) anche un mastino di nome Federico D’Andrea, colonnello della Guardia di Finanza ed ex braccio destro di Francesco Saverio Borrelli ai tempi di Mani pulite. Da quel momento le pratiche poco chiare della Telecom Italia Sparkle, a capo della quale Ruggiero aveva nominato Stefano Mazzitelli, sono finite nel mirino di D’Andrea che, a stretto contatto con la magistratura, ha troncato i rapporti con le società oggetto di indagine. Il tenace Ruggiero si congeda dalla Telecom, con tanto di generosa buonuscita, solo nel dicembre 2007, quando dopo sei mesi di vacatio di poteri Mediobanca, Intesa e Telefonica nominano al suo posto Franco Bernabè» (Giovanni Pons, ”la Repubblica” 24/2/2010) • «Era inevitabile che il soprannome più azzeccato glielo desse la mamma Paola. [...] ”Frettella”. Riccardo tutta fretta: ”Mai riuscito a stare fermo, neanche per pranzo: riesco a mangiare tutto, dall’antipasto al dolce, in meno di dieci minuti” [...] è nato a Napoli, città d’origine della famiglia, ma è cresciuto fra la Russia, gli Stati Uniti, la Jugoslavia quando non era ancora ex, il Brasile, il Belgio e la Francia. Di quegli anni conserva ”lo spirito di intraprendenza e di adattamento. Si impara che non ci si può imporre, ma che si deve seguire lo spirito, il modo di pensare del Paese in cui ci si trova. Credo sia di molto aiuto nella formazione di uno spirito imprenditoriale”. In Italia, a Roma, è tornato in tempo per terminare il liceo e iscriversi all’università: giurisprudenza, tesi in procedura penale. ”L’ho fatta perché si doveva. Ma non ho mai pensato che la laurea fosse la chiave del successo”. Le chiavi di Ruggiero sono state Fininvest (’da Silvio Berlusconi ho imparato a vendere. Una volta acquisita la teoria si può collocare di tutto: idee, progetti...”) ed Elserino Piol. Lo conosce in Olivetti nel ”90. Nonostante, o forse proprio per il carattere spigoloso di entrambi, il rapporto funziona, e Ruggiero fa una carriera rapidismma: nel ”92 direttore business development della divisione servizi; nel ”94 direttore business e market development di Olivetti Telemedia. Scatta la passione per le telecomunicazioni, e Ruggiero contribuisce alla creazione e all’avvio di Italia Online e Infostrada, di cui diventa amministratore delegato nel 1996. Inevitabile che la consideri la sua creatura [...] è il classico orso mondano. Il suo ufficio di pubbliche relazioni è perennemente in ansia: ”Mai che accetti un invito” [...] A Riccardo, Renato Ruggiero ha insegnato soprattutto due cose: ”A cercare di cambiare argomento quando non si è d’accordo e che nella vita si paga un prezzo per tutto [...]”» (Fabiana Giacomotti, ”Capital” febbraio 2000).